Hiv, lo spauracchio della nostra era: “Sì ai rapporti sessuali senza preservativo, basta curarsi”

Hiv, lo spauracchio della nostra era: “Sì ai rapporti sessuali senza preservativo, basta curarsi”

PALERMO – “Avere rapporti sessuali senza preservativo e ridurre a zero la casistica dei contagi da Hiv, si può: basta solo curarsi a dovere”.

Sono queste le parole del dottor Tullio Prestileo, dirigente medico unità operativa malattie infettive e medicina per popolazioni migranti e vulnerabili all’Arnas, ospedale Civico di Palermo, nonché presidente regionale AnlAids. Se quest’affermazione, a primo impatto, appare assurda, in realtà altro non è che il frutto di studi e dell’avanzamento della scienza. Perché, parliamoci chiaro: Hiv, sifilide ed epatite C, sono le malattie più temute e dibattute del nostro tempo. Per le quali molto si è fatto in termini di cura e prevenzione e riguardo alle quali tanto altro si può ancora fare per spezzare le catene dell’ignoranza e del pregiudizio. È proprio quest’ultimo da considerarsi il vero nemico che offusca le menti, sempre, in qualsiasi aspetto della vita.

Ecco perché in merito alla forte dichiarazione che è stata fatta dal dirigente Prestileo, occorre fare le dovute precisazioni.

 

Gli studi di cui parla il dirigente sono quelli che hanno portato alla pubblicazione, il 12 luglio del 2016, di un articolo su “Jama”, una delle più importanti riviste mediche mondiali, che afferma con decisione come sia stato scientificamente provato che, se tenuto sotto controllo, il virus dell’Hiv non viene trasmesso tra due persone che hanno un rapporto sessuale non coperto da preservativo.

“L’esperimento è stato portato avanti su un campione di 10 mila coppie eterosessuali in cui uno era portatore del virus Hiv – dichiara Prestileo – ma sottoposto a terapia e tenuto perennemente sotto osservazione. Dalle varie analisi è stato certificato che la carica virale nel sangue era assente e che quindi le persone prese in esame riuscivano ad avere rapporti sessuali senza preservativo eliminando ogni pericolo di trasmissione della malattia”.

C’è da aggiungere che, essendo il genere umano non privo di contraddizioni, in un primo momento questo tipo di studi è stato considerato attendibile solo per i rapporti che avvenivano tra persone eterosessuali e non anche omosessuali. Dopo poco è avvenuta la svolta.

“È stato eseguito un altro studio su 3 mila coppie omosessuali che ha portato ai medesimi risultati – spiega Prestileo -. La cosa fondamentale che va tenuta a mente è che la cura deve essere assunta pedissequamente, altrimenti tutti i ragionamenti e i risultati, frutto del progresso di cui parliamo, non hanno più alcun valore”.

E ad oggi, sicuramente, dibattere sull’argomento è fondamentale. Capire come muoversi pure, soprattutto se si pensa che la casistica di contagi nella nostra nazione resta ancora molto alta.

Ripartiamo dai numeri. C’è un dato che testimonia un aumento delle diagnosi di Hiv in Sicilia: solo nel 2017, infatti, sono stati rilevati 65 casi di persone affette da Aids. Un numero in incremento rispetto agli scorsi anni: la curva in ascesa passa dai 20 casi nel 2013, ai 34 nel 2014, 42 nel 2015 e 53 nel 2016. Va aggiunto che casistiche così elevate come quelle dell’anno appena concluso, non hanno precedenti almeno dal 2009. È proprio in questo contesto che si inserisce il problema dei “rumors”, l’Italia viene considerato come il Paese dove è “palpabile il calo dei contagi”. Niente è da considerarsi più sbagliato.

“L’apparente riduzione dei casi di Aids in Italia è condizionato dal calo delle diagnosi in Lombardia – spiega il dirigente Prestileo – parliamo della Regione che, negli anni, ha generato il numero più alto di contagi da Hiv: ecco perché bisogna fare sempre attenzione alle notizie che trapelano e che si diffondono”.

Dalle ultime cifre che si possono considerare, emerge un dato: i più colpiti sono uomini italiani, in percentuale maggiore omosessuali, e donne straniere, in percentuale maggiore eterosessuali.

Nessun allarmismo, quindi, serve semplicemente conoscere il problema e trattarlo con cura.

“Consapevolezza” è la parola chiave in quanto ad oggi sembra che viviamo in un perenne stato di confusione in cui da un lato, sono continui i messaggi che invitano ad evitare qualsiasi tipo di contagio con il virus più temuto, dall’altro ti spiegano come contrarre la malattia non debba più essere considerato “la fine della vita”, ma anzi che, se curata a dovere, ci si possa tranquillamente convivere, senza compromettere in alcun modo la propria vita, né quella degli altri.

Insomma sembra che avere figli e rapporti sessuali, per i malati di Aids, sia possibile senza contagiare nessuno, anche eliminando l’utilizzo del preservativo: basta solo saperlo trattare “il mostro” di cui tutti parlano, ma che forse in pochi conoscono davvero.