Nel 90% dei casi che giungono all’osservazione medica, la causa dell’ipertensione arteriosa rimane sconosciuta, definendo quindi l’ipertensione “idiopatica” o “essenziale” o “primitiva”.
Il quadro fisiopatologico dell’ipertensione essenziale è multifattoriale, condizionato da molteplici fattori genetici ed ambientali che agiscono sia a livello delle arterie che del sistema nervoso centrale, con conseguente alterazione dei parametri emodinamici e dei meccanismi vascolari che regolano la pressione arteriosa.
Un aspetto importante della forma essenziale è l’ereditarietà, con insorgenza dell’ipertensione in età particolarmente giovane in soggetti appartenenti a famiglie con diversi membri ipertesi.
Tra i fattori ambientali più rilevanti che predispongono all’ipertensione primitiva vanno annoverati l’eccessivo consumo di sale nella dieta, di alcool, il sovrappeso, e lo stress psico-fisico. Tali fattori ambientali, in soggetti predisposti, possono innescare i cambiamenti strutturali vascolari ed alterazioni emodinamiche alla base dei meccanismi fisiopatologici dell’ipertensione essenziale.
L’ipertensione in cui si riesce ad identificare una causa specifica si definisce come “secondaria”. La cause più frequenti di ipertensione arteriosa secondaria includono le malattie renali, seguite dalle forme legate alle malattie dei surreni (adenoma surrenalico) e da quelle dovute alla stenosi dell’arteria renale (ipertensione renovascolare).
Nel soggetto iperteso giovane è necessario escludere la possibilità di un’ipertensione secondaria a cause note, mediante l’esame clinico associato a specifici accertamenti di laboratorio.
Quindi l’età e le modalità di insorgenza dell’ipertensione sono di notevole importanza. Stati ipertensivi che insorgono prima dei 35 anni o che peggiorano in maniera ingiustificata ad un’età più adulta, devono far sospettare la possibilità di una forma secondaria. Infatti, nonostante la maggior parte dei soggetti soffre di ipertensione primitiva, è fondamentale escludere una possibile causa specifica per porre in atto precocemente le adeguate terapie, evitando il danno d’organo associato all’ipertensione arteriosa.
