Tutti gli infarti del miocardio vanno trattati in emergenza?

Tutti gli infarti del miocardio vanno trattati in emergenza?

L’infarto del miocardio è causato da una sofferenza ischemica acuta del muscolo cardiaco, o miocardio, dovuta ad una interruzione del flusso sanguigno nelle arterie che irrorano il cuore.

Tale interruzione di flusso può essere completa o incompleta, persistente o temporanea, con conseguenti diversi livelli di gravità della presentazione clinica e della sofferenza ischemica, determinando diversi tipi di sindrome coronarica acuta, includenti l’infarto transmurale o sub-endocardico, coinvolgenti l’intero spessore parietale o solo lo strato più interno della parete muscolare, rispettivamente.

Tali diversi tipi di infarto del miocardio sono ben distinguibili all’elettrocardiogramma, determinando dei segni ben codificati al tracciato, permettendo di classificare le diverse forme di attacco ischemico acuto. La distinzione delle diverse forme sulla base dei segni del tracciato elettrocardiografico non è una mera classificazione nosografica accademica, ma è di fondamentale importanza per stratificare il rischio del paziente e stabilire il timing ottimale del trattamento invasivo con coronarografia ed eventuale angioplastica coronarica con impianto di uno o più stent.

In particolare, se vi sono i segni elettrocardiografici dell’infarto miocardico trans-murale cioè con sofferenza ischemica a tutto spessore, vi è l’indicazione al trasferimento immediato in sala di emodinamica, per effettuare l’apertura del vaso chiuso con angioplastica, senza nemmeno passare dal pronto soccorso. Quindi tale forma di infarto va trattata immediatamente al più presto possibile, idealmente entro novanta minuti dalla diagnosi elettrocardiografica, sfruttando un percorso diretto dall’ambulanza al centro cardiologico dotato di emodinamica.

Dall’altro lato, se non vi sono i segni dell’infarto a tutto spessore, e il paziente è stabile emodinamicamente e non ha sofferto aritmie maligne, anche se vi è un’ischemia in corso, con rilascio di enzimi miocardiospecifici nel sangue, come indici di sofferenza muscolare, non si configura una situazione di emergenza e non è opportuno trasferire immediatamente il paziente in emodinamica, senza prima effettuare una specifica terapia farmacologica ed una valutazione clinica ed ecocardiografica. Pertanto, tale paziente, anche se può comunque avere una coronaropatia grave, va ricoverato e valutato in reparto e, sulla base di un’ulteriore stratificazione del rischio, va inviato in tempi opportuni (entro 24 o 72 ore) in sala di emodinamica.

Tali considerazioni sono fondamentali per ottimizzare sia le cure sia le risorse ospedaliere.