“Se Catania e Librino sono due cose diverse lo si dica”: la protesta silenziosa delle famiglie che occupano la Cattedrale

“Se Catania e Librino sono due cose diverse lo si dica”: la protesta silenziosa delle famiglie che occupano la Cattedrale

CATANIA – Un’altra storia difficile da affrontare, ma che ha tutto il diritto di essere raccontata. Non hanno paura a farsi chiamare “disagiati”, perché, purtroppo, non riescono a riconoscersi in nessun’altra parola.

In un pomeriggio di inizio anno, dove il tramonto prende la scena, turisti e catanesi osservano e fotografano piazza Duomo e la Cattedrale che, per tradizione, storia e bellezza, sono 2 dei punti cardine della città. Da un mese e mezzo a questa parte, però, a colpire l’attenzione dei passanti non è più la maestosità della chiesa, o “‘U Liotru” (l’elefante, simbolo di Catania), bensì degli striscioni.

Più di venti manifesti che vogliono dire qualcosa, scritti ed esposti da gente che non vuole urlare, ma protestare in silenzio. Senza fare baldoria: un’azione che stupisce a causa della loro situazione, riflesso anche della condizione dei quartieri di Librino, Pigno e San Giorgio.

Cristina, Carmela, Aurora, Maria, Giuseppe e Davide sono solo alcuni degli “ospitidel Duomo di Catania da più di un mese e mezzo: “La nostra protesta è partita il 28 novembre scorso: all’inizio, la chiesa non ci ha accolti subito, sperando che qualcuno dell’amministrazione Comunale intervenisse. Invece, non è stato fatto nulla: a quel punto, Padre Barbaro, Padre Giuseppe e altri parroci hanno deciso di aiutarci. Ci viene dato un pasto al giorno da alcune associazioni, come la Caritas o la Comunità di Sant’Egidio. Per il resto, a volte, alcuni passanti ci offrono un pezzo di tavola calda o qualcosa acquistato al bar”.

Ci raccontano le loro storie seduti sui gradini dell’ingresso della Cattedrale, accanto a uno degli striscioni bagnati a causa della pioggia di questi ultimi giorni: “Siamo venti famiglie, la maggior parte scavalcata da chi è in lista da meno tempo di noi. Sì, perché tranne 3/4 ragazze che non hanno ancora fatto domanda per inserirsi nella graduatoria di assegnazione delle case popolari, noi ci siamo tutti”.

E sono pure di diversa natura i casi che ci vengono descritti: chi è in lista d’attesa da 18 anni con un punteggio di 13 punti; chi, avendo fatto la richiesta di recente, risulta aver fatto domanda nel 2009; ancora, chi non risulta in elenco. Oppure, chi è stato superato con un punteggio inferiore rispetto al proprio.

La protesta dei “disagiati” della Cattedrale è silente, senza presidi davanti al palazzo del Comune, senza insultare politici e assessori che transitano in piazza Duomo: “Noi siamo qui, non disturbiamo nessuno. Vogliamo quello che spetta a ogni essere umano: un tetto e un lavoro. Il sindaco Bianco – commenta Aurora – aveva detto che sarebbe stato dalla nostra parte: poi che succede? Arriva il giorno dell’Immacolata (8 dicembre, ndr) e non entra nemmeno in chiesa per fare gli auguri. Nessuno, tranne l’assessore Fortunato Parisi (che si occupa dei Servizi Sociali per conto del Comune di Catania, ndr), si è preso la briga di darci una risposta concreta”.

Davide, invece, si sofferma sulla questione legata ai tirocini semestrali offerti come soluzione al problema: “I fondi devono essere prima stanziati dalla Regione Siciliana: se non hanno i soldi, come ci pagano? Personalmente, ho svolto due anni di tirocinio in un’azienda dove non sono mai stato pagato e non ho mai ricevuto un contributo. Ma, ‘li faremo contenti’ (ad assessori e giunta comunale, ndr) e presenteremo la domandina, consapevoli che non verremo mai chiamati”.

Quanto verrebbero pagati i futuri lavoratori?: “Non è una soluzione che regge, perché è vero che abbiamo rifiutato. Come si può andare avanti con una famiglia composta da 4-5 membri – dichiara Giuseppe – con 300 o 400 euro al mese? Nemmeno 600, ipotesi assurda, sarebbero sufficienti. Non basterebbero mai”.

Una critica al veleno, poi, è stata rivolta al primo cittadino, Enzo Bianco, che, nella sua recente diretta su Facebook, avrebbe sottinteso che vivere nei garage sia legittimo e sicuro, e che dietro queste famiglie possano celarsi i soliti sotterfugi politici: “Scherziamo? Noi abbiamo assistito a quella diretta, abbiamo pure commentato ma senza ricevere risposta. Dov’è il politico quando gli assessori stessi ci dicono che non ci sono case dove poter andare? Perché quei famosi 9 milioni e mezzo di euro destinati alle periferie, sono andati alle Ciminiere?” si interroga Carmela.

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Dalla protesta per i fondi alle Ciminiere, alla volontà di riavere la propria dignità, agli “sfottò” al sindaco Bianco: tanti striscioni, scritti e appesi numerose volte, in quanto la Digos li ha rimossi prima per sicurezza pubblica e, poi, per decoro urbano. Ma, sono ancora lì, che cercano di comunicare qualcosa.

È vero che, prima di venire qui, eravate ospitati dai vostri familiari?

Sì, è assolutamente vero – conferma Giuseppe -. Ma, non potevamo stare più in quelle condizioni: io e mia moglie dormiamo in case separate, nostra figlia? Un po’ con la mamma e un po’ con il papà? Non è una situazione piacevole, soprattutto per la bambina. In un appartamento vivevano dalle otto alle dieci persone: non si fa così, non è giusto”.

 

Non solo le case, non solo il lavoro. Le famiglie, che puliscono la chiesa “come se fosse casa nostra”, vorrebbero anche che i rispettivi quartieri non venissero esclusi da ogni tipo di progetto: “Perché le scuole delle periferie sono in condizioni di degrado, serve anche una rete di mezzi pubblici come si deve. Anche delle attività sportive e culturali per i nostri bambini: se non ci sono questi servizi, come ci si può lamentare che si diventi spacciatori? Qual è il futuro che loro offrono? Poi, se Catania e Librino sono due cose diverse, che lo si dica, agiremo di conseguenza”.

Intanto, la chiesa li accoglie: siamo entrati in Cattedrale per sentire Padre Giuseppe, uno dei parroci che si occupa delle famiglie, ma non ha voluto rilasciare dichiarazioni.

E per le festività di Sant’Agata?: “Noi sicuramente non andremo via, siamo quasi tutti devoti. Assisteremo alla festa della nostra Patrona da primi spettatori”.

Quale sarà il futuro per i “disagiati”? Quanti anni dovranno attendere? E, soprattutto, conoscono quelle famose otto famiglie del B&B di via Etnea 55, nella loro stessa situazione? Chissà se, un giorno, si terranno compagnia. Magari con una piccola differenza: avere un tetto.

(Foto e video di Gabriele Paratore)