Catania, Myrmex e Tecnis reclamano il lavoro

CATANIA – I ricercatori della Myrmex tornano sul piede di guerra. Stamattina sotto un cielo gonfio d’acqua, i lavoratori hanno promosso un sit-in di protesta di fronte alla Pfizer per lanciare l’ennesimo allarme sulla situazione drammatica che stanno vivendo 69 famiglie. Alla zona industriale il laboratorio di tossicologia è inattivo da tre anni e i dipendenti sono in cassa integrazione a zero ore dallo scorso mese di febbraio.

“Il silenzio da parte delle istituzioni è assordante – denunciano i lavoratori non abbiamo nessuna certezza per il nostro futuro e tra qualche mese inoltre resteremo senza ammortizzatori sociali”.

Nei loro volti c’è rabbia e delusione. Molte le famiglie monoreddito. “A fine mese con in tasca 900 euro tra spese, mutuo e bollette non ci si arriva”. Oggi ancora una volta tutti insieme in protesta per cercare di salvare il centro di ricerca, il loro lavoro. Una manifestazione che si è svolta proprio davanti la sede catanese dell’ex proprietà la Pfizer. Fu infatti il colosso americano farmaceutico a trasferire il laboratorio nelle mani della Myrmex.

A sostenere i lavoratori catanesi Margherita Patti, segretario confederale della Cgil. “Un sit–in per non far spegnere i riflettori su questa vertenza. Parliamo di eccellenze. E Catania non può permettersi di perderle. Abbiamo fatto più volte la richiesta di un tavolo ministeriale con l’obiettivo di avviare un colloquio con tutti i soggetti coinvolti in questa storia. Ma ancora nulla. In attesa abbiamo pensato, piuttosto di andare all’estero a lavorare, di spedire i curriculum dei 69 ricercatori alla Pfizer visto che attualmente sta continuando ad assumere e stabilizzare. Visto che l’ex proprietà non ci riconosce più lo facciamo nuovi candidati. L’idea è quella di restare a lavorare in Sicilia”.

tecnis 5\11\14

E stamattina è scattato lo stato di agitazione dei lavoratori della Tecnis. Circa 300 gli operai catanesi della società attiva nella realizzazione di grandi opere infrastrutturali. Il motivo della protesta il mancato pagamento dello stipendio da parte dell’azienda. Per questo stamattina cantieri fermi e due presidi: uno nel cantiere metropolitana di Nesima, l’altro di fronte all’Autorità portuale. A fianco dei lavoratori Fillea Cgil, Filca Cisl e Feneal Uil di Catania. L’azienda vanta da otto mesi un credito di 25 milioni di euro proprio dal Porto di Catania; un ritardo che ha inevitabilmente provocato sofferenze all’azienda che oggi ricadono sui lavoratori. “Oggi siamo qui per capire come si può risolvere la situazione – ci dicono i sindacalisti -. Queste maestranze che hanno costruito la nuova darsena commerciale per conto dell’Autorità portuale e sono indietro di due stipendi”.

Ad intervenire anche Gianguido Babini, direttore generale Tecnis che in una nota spiega. “Purtroppo l’azione dei lavoratori è il frutto del protrarsi di un assurdo caso di malaburocrazia originatosi alla fine dello scorso anno per la perdita del finanziamento da parte dell’autorità portuale di Catania, per il completamento dei lavori della nuova darsena appaltati alla Tecnis. Situazione che ha provocato danni gravissimi all’azienda e dei quali l’Autorità Portuale dovrà rispondere”.

“L’impresa fiduciosa delle assicurazioni ricevute dalla stazione appaltante – continua – ha addirittura completato la darsena ed oggi si trova a vantare un credito maturato di circa 25 milioni di euro. La superficialità con la quale le autorità competenti e le istituzioni hanno affrontato il grave problema denunciato più volte dall’impresa, ha generato lo stato di crisi in cui versa l’azienda, che si è vista costretta a drenare risorse da altri cantieri per far fronte all’impegno contrattuale; al punto tale da essere giunta ad una fase di stallo tale a causa del quale oggi non è in grado di assolvere alle primarie esigenze dei propri lavoratori, vero punto di forza di ogni impresa”.