Mafia, omicidi, intrecci e dibattiti: l’eredità di un 2017 sporco di sangue

Mafia, omicidi, intrecci e dibattiti: l’eredità di un 2017 sporco di sangue

Arresti, omicidi, anche violentissimi, e la mafia che continua a rigenerarsi nonostante la lotta sfrenata contro di essa. È successo di tutto nel 2017 appena finito e adesso si guarda avanti nella speranza che questa sequela di manette strette ai polsi, morti che hanno suscitato enormi dibattiti, vite di intere comunità completamente sconvolte, lascino un segno: insegnino.

Ricostruire trecentosessantacinque giorni come quelli che abbiamo appena vissuto non è impresa semplice, ma, un po’ come si fa quando si sfoglia il calendario, ripercorreremo le tappe più importanti in base alle tematiche.

Quindi partiamo dall’inizio, il 2017 entra a gamba tesa con una maxi operazione, detta Penelope, che smantella le fondamenta delle famiglie alleate Cappello-Bonaccorso, molto influenti nel catanese. Trentuno persone attive tra Catania, Siracusa, Gela, Catenanuova, Enna e Napoli vengono ammanettate per traffico di stupefacenti e collegamenti con esponenti dell’imprenditoria nel settore delle energie rinnovabili. Proprio grazie a quell’evento, in pochi mesi, altri due pezzi fondamentali nella storia della mafia catanese, Salvatore Cappello e Concetto Bonaccorsi, finiscono nel mirino della polizia di Stato. 

Parliamo di un anno intenso per i Cappello-Bonaccorso che fino alla fine dell’anno hanno subito altri duri colpi, come l’ulteriore operazione che ha fermato  23 presunti affiliati alla cosca, colpevoli di spaccio di droga tra Catania, Palermo e Calabria, con l’aggravante del metodo mafioso.

La lista è lunga e ad essa si aggiunge l’operazione “Chaos” che ha aiutato a scoprire i delicati equilibri che hanno tenuto in piedi il sodalizio, forse, più forte nel catanese: quello dei Santapaola-Ercolano e i Mazzei, detti “Carcagnusi”. Volevano il controllo totale sulle attività criminose nel territorio e per questo sono stati arrestati in 31, tra cui anche Antonino Tomaselli che gestiva il sodalizio attraverso l’aiuto di alcuni “uomini di fiducia”.

Ci spostiamo, nel messinese dove l’operazione Beta, da cui sono scaturite intercettazioni, ha portato all’arresto di 30 persone. Forte spallata, quindi, a “Cosa Nostra” catanese in quanto viene scoperto un organo gestito da perone appartenenti alla famiglia (Francesco e Vincenzo Romeo, il cognato ed il nipote del boss Nitto Santapaola, perché rispettivamente marito e figlio della sorella Concetta Santapaola). Questo organo era legato in ogni settore con gli esponenti della società “che conta” rimanendo lontano dalle bande armate.

In questi mesi, un’indagine partita da Trapani ha permesso, inoltre,  di accertare l’esistenza di fiancheggiatori della latitanza del boss Matteo Messina Denaro: 14 persone avrebbero aiutato il fuggitivo a stare lontano da Trapani, finanziando anche la sua vita utilizzando i guadagni del traffico di stupefacenti.

Come dimenticare poi, l’operazione Podere Mafioso, attraverso cui venne data una vera a propria sciabolata ad un articolato sistema di truffe all’Inps nel settore dell’agricoltura a Giarre, Riposto e Paternò, gestito dal clan Laudani. Si sono impadroniti indebitamente di oltre 1,5 milioni di euro a danno dello Stato servendosi di impiegati all’Inps di Giarre.

Sempre quest’anno è finita la latitanza di un esponente importantissimo dei Santapaola-Ercolano: Andrea Nizza. “Siete stati bravi, non era facile trovarmi”, è con questa frase che il 30 enne ha accolto in carabinieri entrati con la forza nel suo nascondiglio, a Viagrande, dopo che, dal 2014, si è sottratto alla giurisdizione delle forze dell’ordine per evitare una condanna a 56 anni di carcere per aver commesso reati transnazionali.

Tanti i decessi in quest’anno, ma forse il più rilevante, da un punto di vista storico, è quello di Toto Riina che, il 17 novembre, è morto nel reparto detenuti dell’ospedale di Parma. Con lui sono andati nella tomba tutti i segreti, tutti i dettagli su morti e stragi, lui che è stato il fulcro della mafia siciliana.

Ci sono stati anche crimini feroci, i sodi che annebbiano la vista e portano all’idea che una vita umana valga meno.

Proprio di recente l’omicidio delle sorelle Lucia e Filippa Mogavero a Ramacca, ha devastato una famiglia e, con questa, sconvolto la provincia catanese per l’atrocità commessa, forse, dal 30enne Gianluca Modica, contro due sorelle dentro alla loro casa: sgozzate e seviziate per ottenere 200 euro. Un colpo ben architettato, commesso con freddezza, ma tutta l’organizzazione non è servita al presunto assassino per farla franca. Proprio di recente ha confessato di essere stato l’autore del doppio omicidio più sconvolgente dell’anno.

Più recentemente ha creato un vortice mediatico la notizia dell’“ambulanza della morte”: Davide Garofalo 42enne di adrano, è finito in manette perché ritenuto il presunto colpevole di 50 omicidi avvenuti proprio sul luogo di lavoro del barelliere. La lunga serie di morti sarebbero state causate per conto della famiglia “Mazzaglia-Toscano-Tomasello” molto influente a Biancavilla. L’uomo avrebbe iniettato aria nelle vene di persone più o meno anziane, anche davanti a testimoni, per ottenere 200 euro sulla vestizione e tumulazione dei dei defunti.

Questi sono solo i fatti di cronaca più importanti avvenuti negli ultimi dodici mesi. Alcuni dei quali, senza dubbio, porteranno e hanno portato degli sconvolgimenti sensibili nella nostra società, che ogni anno si aspetta una storia diversa anche se in fondo, forse soprattutto in Sicilia, la trama è sempre la stessa.