Una sintesi dei punti più importanti da conoscere sull’infarto miocardico

Una sintesi dei punti più importanti da conoscere sull’infarto miocardico

Numerose evidenze scientifiche derivate da ampi studi randomizzati hanno dimostrato che l’angioplastica primaria mediante impianto di stent coronarico è il trattamento di scelta dell’infarto miocardico.

Infatti, nonostante l’infarto del miocardio rimanga ancora un evento cardiovascolare con esito fatale in una non trascurabile proporzione di soggetti, l’uso diffuso dell’angioplastica primaria è stato associato ad una marcata riduzione di tutti eventi cardiovascolari, inclusa la mortalità.

La buona notizia è che, grazie alla rete dell’infarto mediante il servizio di emergenza del 118, l’angioplastica primaria viene erogata ad un numero sempre crescente di soggetti con infarto in tempi più brevi, per ottenere una precoce riperfusione del vaso occluso e minimizzare l’entità del danno miocardico irreversibile. Per tale motivo, in caso di dolore al petto è fondamentale affidarsi al servizio del 118, che dotato di telemetria, trasmette l’elettrocardiogramma agli ospedali che possono effettuare l’angioplastica, permettendo una diagnosi precoce di infarto e il trasporto diretto in un ospedale che può erogare un trattamento di riperfusione coronarica precoce senza passare quindi dal pronto soccorso e salvando tempo e muscolo cardiaco.

Pertanto l’angioplastica coronarica con impianto di stent rappresenta un trattamento efficace, ma i suoi risultati devono essere mantenuti nel tempo mediante le misure di prevenzione secondaria, cioè quelle mirate a prevenire la ricorrenza di un evento ischemico.

La prevenzione secondaria del post-infarto include principalmente le seguenti misure:

1) cambiamenti dello stile di vita, come l’astensione dal fumo, il raggiungimento di un peso forma, e la pratica di una regolare attività fisica aerobica;

2) il controllo ottimale dei fattori di rischio cardiovascolare come il diabete, la dislipidemia e l’ipertensione arteriosa; 3) l’aderenza alla terapia farmacologia raccomandata, che va assunta per tutta la vita indipendentemente dagli altri fattori di rischio cardiovascolare.

Per ulteriormente chiarire l’ultimo punto, è importante precisare che dopo un infarto, devono essere assunti dei farmaci come le statine, gli ace-inibitori, e l’aspirina o altri farmaci antipiastrinici, anche se il soggetto ha di base il colesterolo o la pressione arteriosa considerati come “normali”.

A proposito dei farmaci che, come si dice comunemente, mantengono il sangue “più liquido”, la combinazione ideale va stabilita dal medico su base individuale basandosi sul rischio residuo ischemico ed emorragico del singolo paziente. In generale, le misure di prevenzione a lungo termine vanno mirate alle caratteristiche peculiari di ogni soggetto, con l’obiettivo comune di combattere le malattie cardiovascolari e migliorare sia la prognosi sia la qualità di vita.