“Facce nuove” della Catania violenta: l’identikit delle baby gang

“Facce nuove” della Catania violenta: l’identikit delle baby gang

CATANIA – “Sono come pesci che quando sentono rumore scappano e si dileguano”. Paragone più chiaro e illustrativo di quello che sono le baby gang nel centro di Catania, forse, non potrebbe esistere.

Così sono descritti i gruppi di ragazzini che, da un mese a questa parte, rendono poco tranquille e piacevoli le uscite serali dei fine settimana nella città etnea a cittadini e commercianti.  In un episodio, un ragazzo è stato minacciato con un “gli stacchiamo la testa”. A parlare è il vicequestore aggiunto, Daniele De Girolamo, responsabile dell’Ufficio Prevenzione Generale e Soccorso Pubblico, che ha analizzato il problema sociale alla radice.

Dunque, chi sono i membri di questi gruppi? “Solitamente – spiega De Girolamo – si tratta di giovani disagiati da un livello culturale basso. Sono ragazzini che vivono in situazioni familiari particolari e difficili, il più delle volte con genitori in carcere”. Uno stile di vita, quello di chi compone queste bande, che avrebbe a modello la vita dei fratelli più grandi, dei genitori, dei nonni. A volte, infatti, fermarli e richiamare all’attenzione i genitori, spesso le madri, ma anche altri familiari, non basta: “Purtroppo, la maggior parte vengono da estrazioni sociali con la cultura della criminalità, dove neanche le madri riescono a riportarli sulla retta via”.

La polizia, da tempo prova a tenere la situazione sotto controllo e a rintracciare i responsabili, ma ci sono tanti ostacoli da superare, come le dimensioni della città, l’età e le responsabilità: “Non è facile rintracciarli in una città dove, pur volendo intervenire tempestivamente, in giorni di grande flusso di gente è difficile raggiungere i luoghi con le auto o le moto. Così come è difficile poterli fermare senza coglierli sul fatto. Bisogna ricordarsi che, il più delle volte, parliamo di ragazzi al di sotto dei 14 anni, dunque non imputabili. Come porti un ragazzino in ufficio senza una reale motivazione? Solo perché è in gruppo? Si tratta molto spesso di ‘facce nuove’, di cui non ci sono archivi e quindi senza precedenti, ma anche di persone senza documento di identità”.

Inoltre, appena notano qualcuno delle forze dell’ordine, si dileguano immediatamente, “come fossero pesci”. Poi, a questo, bisogna anche aggiungere un altro problema: “Le segnalazioni alla procura dei minori possono essere fatte, ma, spesso, non si può procedere con dei veri provvedimenti per la mancanza di denunce. Arrivati in questura, in molti vanno via senza dar la possibilità di mettere a verbale ciò che dicono”.

A questo punto, dunque, scatta solo l’ammonimento nei confronti dei genitori che, probabilmente, non faranno nulla per far capire la gravità di quanto è stato fatto.

Quello che è stato possibile fare, però, è capire come si muovono: “Normalmente – dichiara il vicequestore – c’è un ragazzino che si avvicina, stuzzica, insulta, sputa o palpeggia, scatenando così una reazione nelle vittime. Quindi, si avvicina il resto del gruppo completando il tutto. I gruppetti sono composti da 15, 20 o anche 25 membri”. Dopo essere giunti da diversi quartieri periferici, si riuniscono in alcuni punti nevralgici: “La zona più ambita è quella davanti il Mc Donald’s di piazza Stesicoro, dove si ritrovano e, a volte, pur non conoscendosi bene, fanno comunella. Ma si raggruppano anche nella vicina piazza Spirito Santo, in piazza Teatro Massimo e nella parte bassa della città”.

Daniele De Girolamo, vice questore Catania, responsabile UPGSP

Daniele De Girolamo, vice questore Catania

Stando a queste considerazioni, il consiglio è di lasciar perdere o non reagire, segnalando l’accaduto alla polizia, così da agevolare e aiutare nel lavoro di “censimento”.

Per arginare il problema e cercare di velocizzare il lavoro di riconoscimento, la polizia sta attuando diverse soluzioni. Tra queste ci sarebbe la presenza di agenti in borghese, a cavallo e in moto, oltre alle consuete pattuglie previste già nel piano di sicurezza urbana dei fine settimana.

Sarebbe davvero assurdo dover militarizzare una città per questo. Sicuro è che la collaborazione dei cittadini è fondamentale per arginare e fermare coloro che escono per il semplice gusto di una rissa.