Erasmus: paure, sogni e soddisfazioni… gli studenti catanesi e le loro emozioni

Erasmus: paure, sogni e soddisfazioni… gli studenti catanesi e le loro emozioni

CATANIA – Il nuovo anno accademico è iniziato da pochi mesi e alcuni studenti si preparano ad affrontare una sfida importante, o meglio un’avventura. Dal 1987, l’Erasmus è il progetto che fa sognare migliaia di studenti in tutto il mondo, dando la possibilità di arricchire il proprio bagaglio personale e di vivere un’esperienza unica, non solo a livello accademico.

Cos’è l’Erasmus? È l’acronimo di European Region Action Scheme for the Mobility of University Students, un programma di mobilità studentesca dell’Unione europea. Lo studente partecipante può confrontarsi con realtà universitarie e lavorative di tipo internazionale, seguendo corsi e sostenendo esami in un altro istituto di istruzione superiore e praticando un tirocinio in un’azienda all’estero, per una durata di tempo che va dai 3 ai 24 mesi. In tutto ciò, lo studente ha a disposizione una somma di denaro mensile, che dovrà farsi bastare per vivere nella nuova città. Requisiti fondamentali, naturalmente, una buona media e un ottimo livello di inglese.

Tra chi è già partito e chi deve partire, le paure sono tangibili, non è facile adattarsi a un ambiente e a una vita totalmente diversa e sconosciuta, lontani dalle comodità di casa, dalla famiglia, dagli amici…

Elisabetta, è una studentessa catanese di Economia, e tra alcuni mesi partirà per Praga, dove passerà 6 mesi in Erasmus: “Non sono mai stata molto tempo lontana da casa e non ho avuto molte esperienze all’estero, per questo ci sono giorni in cui penso di non essere pronta, ma poi penso anche che proprio questo è il mio momento, ora che sono giovane e ho la possibilità di fare questa esperienza. Naturalmente è una scelta che deve venire dal cuore, senza nessun obbligo, si deve essere convinti in prima persona. Penso che l’Erasmus sia importante per crescere e maturare, in un certo senso lo faccio anche per superare le mie paure e per migliorarmi, per me è una vera e propria sfida. Amo le culture e le lingue straniere e voglio migliorare il mio inglese, voglio capire com’è vivere fuori. Insomma, mi aspetto molto da quest’esperienza, nonostante stare lontana dalla mia famiglia, dalle persone che mi stanno accanto ogni giorno e dalla mia città mi spaventi. Se non ci provo, però, non saprò mai cosa mi sono persa e come sarebbe potuta andare. Da Catania, in particolare, c’è poca affluenza per l’Erasmus. Io consiglio ai ragazzi di partire, di buttarsi e soprattutto informarsi bene, leggere il bando e parlarne coi referenti del proprio dipartimento”.

Invece, Sara, al terzo anno di Ingegneria a Catania, si trova in Turchia da soli tre mesi e ci ha raccontato del mix di emozioni che l’hanno accompagnata fino ad ora: “Il giorno in cui sono arrivata mi sentivo strana, era un insieme di emozioni positive, ma allo stesso tempo la preoccupazione c’era, non lo nascondo. Era tutto bellissimo: finalmente da sola, indipendente, pronta a scoprire un mondo nuovo, gente nuova, attività nuove… Le prime settimane sono state stupende. Ho iniziato a conoscere gli altri ragazzi Erasmus, ad andare alle feste e a fare le prime gite. Ogni fine settimana si passa fuori città. La cosa più bella è proprio questa, viaggiare sempre e vedere posti nuovi e bellissimi, cosa che non ho la possibilità di fare spesso a Catania. Qui sto conoscendo gente proveniente da tutto il mondo e culture diverse, sto condividendo le mie esperienze con persone fantastiche e, specialmente, sto facendo moltissima pratica con le altre lingue. A scuola ho studiato inglese, spagnolo e francese, ma non ho avuto quasi mai l’occasione di praticarle. Ora sto riuscendo a “risvegliarle”. Insomma, il primo mese è da favola, tutto è nuovo per tutti e sono tutti amici di tutti, poi iniziano i problemi, cominciano le prime discussioni e magari si fanno i primi gruppetti. Lo definirei un momento di assestamento. Dal punto di vista accademico, naturalmente, non è per nulla facile. Ci si deve adattare a una lingua nuova e a un modello universitario completamente diverso. Qui ad esempio faccio quiz ogni due settimane ed esami ogni due mesi, quindi è difficile prendere il ritmo. Dopo un mese però sono riuscita ad adattarmi. Ecco, l’Erasmus serve anche a questo, accrescere il proprio spirito di adattamento. Ora ho trovato il mio equilibrio, ho capito come comportarmi all’università e so riconoscere quali sono le amicizie più solide e le persone di cui mi posso fidare. È assolutamente un’esperienza che consiglio a tutti, ma penso che riuscirò a capirne pienamente il valore solo alla fine”.

A confermarlo è stato Giuseppe, già laureato in Fisica all’Università di Catania, che ha passato un periodo di 6 mesi in Olanda e fatto lì la sua tesi di laurea: “L’esperienza Erasmus è stata altamente formativa, dovrebbe essere forse obbligatoria per quanto lascia allo studente. Ci sono naturalmente gli aspetti negativi, il primo legato a un fattore economico. I soldi stanziati, spesso, non bastano per coprire tutte le spese da affrontare in città care come quelle europee. Un altro aspetto da non sottovalutare è quello sociale, che dipende fondamentalmente dal carattere della persona. Io mi sono trovato molto bene, ma c’è chi, magari, tende a essere più chiuso e vive l’Erasmus quasi come un esilio. Per me è stata la prima volta così tanto tempo lontano da casa e, in effetti, all’inizio ho avuto alcune difficoltà a legare con gli altri, anche perché mi sono concentrato molto sullo studio, ma poi sono riuscito ad ambientarmi. Ho creato un rapporto bellissimo con i miei coinquilini, ragazzi provenienti da tutto il mondo: due sudamericane, una giapponese, un austriaco, un polacco e un tedesco. Credo che l’Erasmus sia importante da tutti i punti di vista. Ti aiuta tantissimo con la lingua, ti permette di essere più espansivo, conoscere tantissime persone, abbattere pregiudizi… Da un punto di vista lavorativo, sicuramente, apre tantissime porte. Ovunque mi è stato detto che l’Erasmus è una sorta di garanzia, dal momento che rispecchia le caratteristiche richieste nel mondo del lavoro odierno, tra cui una forte conoscenza dell’inglese e il sapersi adattare a un contesto internazionale“.