Valore delle foto derivanti da Google Earth secondo la giurisprudenza

Valore delle foto derivanti da Google Earth secondo la giurisprudenza

È innegabile l’incidenza della tecnologia sul modus vivendi, ma oramai anche sull’esito dei giudizi.
Aderendo alle istanze sociali, la giurisprudenza si è pronunciata circa l’utilizzazione delle immagini tratte da Google Earth. In una sentenza miliare in materia, il TAR Campania ha dichiarato illegittima la declaratoria di decadenza del permesso di costruire, per mancato inizio dei lavori alla data stabilita, basandosi esclusivamente su immagini tratte da Google Earth in assenza di ulteriori elementi. Infatti, con sentenza n. 2380/2015 il TAR ha affermato che “i rilevamenti tratti da Google Earth, non si prestano, di per sé considerati ed in assenza di ulteriori elementi, ad una valutazione positiva al fine di comprovare il presupposto di fatto assunto a giustificativo del provvedimento impugnato e ciò, in particolare, tenuto conto della provenienza del suddetto rilevamento, delle incertezze in merito alla risalenza delle immagini, della genericità delle informazioni relative ai metodi di esecuzione del rilevamento medesimo”. Il pronunciamento trarrebbe spunto da ciò che è dichiarato e chiarito proprio sul sito di Google Earth, in cui l’impostazione predefinita del software è: “visualizza le immagini di qualità migliore disponibili per una determinata località”, con la precisazione che “a volte potrebbero essere visualizzate immagini meno recenti se sono più nitide rispetto a quelle più recenti”.
Il dibattito in seno alla dottrina e alla giurisprudenza si è riaccesso allorché si è pronunciata la Cassazione a maggio del 2017, dando origine ad un secondo orientamento, la quale ha ritenuto pienamente valide le immagini provenienti dall’archivio di Google Earth. Più precisamente, la Corte di Cassazione nella seconda metà di maggio del 2017 ha confermato la condanna per reati edilizi e paesaggistici seguendo l’iter logico-giuridico della Corte d’Appello. Sostanzialmente l’imputato era stato accusato di aver realizzato, in difetto di permesso di costruire ed autorizzazione paesaggistica, nonché in area sottoposta a vincolo, alcune opere edilizie. Lo stesso aveva adito la Suprema Corte sostenendo, tra l’altro, che le prove fotografiche derivanti da Google Earth (che provavano la costruzione dei manufatti ad opera dello stesso imputato successivamente ad una certa data) dovessero ritenersi illegittime.
Con una seconda pronuncia in materia, la Corte di Cassazione è intervenuta nuovamente sul valore delle immagini tratte dal servizio Google Earth in caso di abusi edilizi. Con una pronuncia avutasi alla fine di settembre del 2017 la Suprema Corte ha dichiarato inammissibile il ricorso di un imputato condannato per il reato edilizio, il quale, impugnata la sentenza della Corte d’Appello, affermava che l’immobile in oggetto derivasse da una costruzione antecedente ad una certa data. La Corte, però, nel dichiarare inammissibile il ricorso, ha confermato la circostanza, acclarata dalla Corte d’appello, che le prove tratte dalle immagini presenti sul servizio prestato dal colosso californiano fossero in grado di datare la costruzione dell’opera abusiva tra il 2009 ed il 2011, anziché, come affermato dal ricorrente, in una data antecedente al 1967.
In definitiva il Supremo Consesso ha aderito, facendolo proprio, all’orientamento che si è radicato negli ultimi anni, sebbene vi siano state pronunce in senso contrario, in base al quale le fotografie estrapolate da Google Earth possono costituire piena prova, a favore o contro, di quanto accaduto. Tuttavia, atteso il silenzio del legislatore in materia ed in assenza di una giurisprudenza univoca, il loro uso continua ad apparire incerto e non sufficiente ai fini probatori, potendo dare luogo a forti contrasti in eventuali giudizi, nonostante i primi timidi passi della giurisprudenza.

Avv. Claudia Cassella
del Foro di Catania