In una lettera per il giornale Bloomberg Businessweek, il CEO di Apple Tim Cook ha deciso di dichiarare pubblicamente la sua omosessualità a supporto dell’eguaglianza.
Finora si è saputo ben poco sulla vita privata dell’amministratore delegato dell’azienda californiana. E per molti la sua figura rimane un enigma. È certa però la sua enorme dedizione lavorativa: può volare in Asia, passarci tre giorni come ha appena fatto, tornare alle 7 del mattino e alle 8.30 essere di nuovo in ufficio, immerso in riunioni e rendiconti. Scelto da Steve Jobs come suo successore, è alla guida dell’azienda dal 24 agosto 2011.
“Lasciatemi essere chiaro: sono orgoglioso di essere gay, e lo considero come uno dei più grandi doni che Dio mi abbia fatto”. Così Cook ha deciso di rivelare qualcosa in più della sua vita, e l’ha fatto con uno scopo ben determinato:
“Non mi considero un attivista, però capisco quanto ho guadagnato dal sacrificio degli altri. E così se sapere che il CEO di Apple è gay può aiutare qualcuno che ha difficoltà ad accettarsi per com’è, o portare un po’ di conforto o ispirare le persone a lottare per l’eguaglianza dei diritti, sarà valsa la pena di barattare tutto questo con la mia privacy”.
Si tratta quindi di un chiaro messaggio di conforto e di speranza rivolto alle minoranze omosessuali, “a tutte quelle persone che si sentono sole” nel tentativo di “ispirare le persone ad insistere sulla propria eguaglianza”.
“Ammetto che non è stata una scelta facile. La privacy rimane qualcosa di importante per me – continua Cook nella sua lettera – ho reso Apple il lavoro della mia vita, e continuerò a spendere tutto il mio tempo focalizzandomi sull’essere il migliore CEO possibile”. “È parte del progresso sociale comprendere che una persona non è definita solamente dalla sua sessualità, razza, o genere”.
E fino ad ora, la sua Apple non si è mai tirata indietro quando si è trattato di prendere posizione anche su determinati temi sociali. Proprio quest’anno, ad esempio, l’azienda ha partecipato ufficialmente al 44esimo Pride di San Francisco, a supporto della comunità LGBT, con uno striscione dove il logo della Mela ha riacquistato i toni arcobaleno degli anni Ottanta (ovviamente in chiave gay).
E chissà se anche il “Think Different” – lo storico slogan della società – si possa intendere così: “Essere gay mi ha permesso di comprendere meglio cosa vuol dire far parte di una minoranza e di capire quali sono le sfide che altre minoranze devono affrontare ogni giorno. Mi ha reso più aperto, e questo mi ha regalato una vita più ricca”.