“Al Fortino? In quelle zone non ci andiamo”: Catania, la città sezionata in quartieri d’alto e basso ceto

“Al Fortino? In quelle zone non ci andiamo”: Catania, la città sezionata in quartieri d’alto e basso ceto

CATANIA – A volte basta una frase per dividere in due la propria città in ranghi diversi: l’alto e il basso.

Si parte dal racconto di un professore liceale che, parlando con i suoi alunni della storia di Catania, racconta di quanto gli è accaduto un paio di anni fa in un istituto etneo: “Insegnavo a ragazzi che, quando ho parlato del Fortino, mi hanno risposto: ‘no professore, noi lì non ci andiamo’. Volete sapere dove abitavano? In via Garibaldi”.

I pregiudizi non esistono soltanto tra bianchi e neri o tra ricchi e poveri, ma anche tra quartieri. Per capire di cosa si sta parlando, bisogna fare un mini tour della città di Catania, “sezionata” nelle varie zone cittadine. Dalla più “altolocata” alla meno “acculturata”, dalla “Catania alta” alla “Catania bassa”.

Pronti, partenza e… subito al centro: entriamo nel mondo della prima circoscrizione, che comprende il quartiere del Centro Storico. Rispetto alla vita quotidiana degli altri quartieri, si denota un comportamento e un’eleganza differente, sinonimo di “zona clou”, ovvero uno dei quartieri più altolocati del Catanese. Il dibattito nasce quando un uomo in camicia, pantalone in lino, mocassini e occhiali da sole si scontra contro un altro con una semplice maglietta: lo sguardo inizia a diventare più diffidente, a volte come una sfida. La differenza scatta anche in base alla presenza di determinate attività nei punti nevralgici della città: non esistono, per esempio, banche di spessore nei quartieri di Librino o San Cristoforo, due delle zone dove sono stati registrati numerosi arresti per detenzione o spaccio di droga.

La seconda circoscrizione comprende un quartetto misto a livello di alti e bassi: Picanello, Ognina, Barriera e Canalicchio. “Sii te stesso”, si diceva. Oggi i catanesi non sono affatto così e cercano anche di omologarsi. Basta poco, infatti, per essere giudicati: “Si capisce subito da come parlano e dal modo in cui si vestono le persone che frequentano luoghi chic o di primo livello. Noi ci arrangiamo con quello che abbiamo, specie se queste persone sono favorite”.

Borgo è l’unico quartiere che è presente nella Terza circoscrizione e anch’esso non si schiera in una delle due parti, rimanendo neutrale per la mescolanza di gente.

Dalla Quarta circoscrizione in poi, la situazione cambia: entrano in gioco San Giovanni Galermo, Trappeto e Cibali.

I tre quartieri appena citati, specie il primo, sono stati oggetto di arresti e/o anche zone di spaccio. A Cibali ha sede l’”Angelo Massimino”, stadio del Catania, e il liceo “Principe Umberto di Savoia”. A San Giovanni Galermo le istituzioni sembrano tardare ad arrivare: tanti i problemi legati alla viabilità, con strade asfaltate e ri-asfaltate che non garantiscono un percorso sicuro. Qui un anziano non le manda a dire: “La Catania alta e la Catania bassa? L’ha creata l’amministrazione comunale. Ci sono dei dislivelli in città incredibili, i quartieri splendenti e quelli malfamati. Come Catania ci sono tante altre città, ma questo non dovrebbe succedere, perché alcune persone non riescono a capirsi o a stare in contatto tra loro per profonda vergogna”.

La Quinta circoscrizione si avvicina maggiormente al quartetto di fuoco, toccando Monte Po, Nesima, San Leone e Rapisardi. Sono state reputate zone tranquille, dove la gente che frequenta questi quartieri è la via di mezzo.

La Sesta è stata giudicata, purtroppo, la peggiore: necessario sottolineare “purtroppo”. A Catania manca l’equilibrio necessario: gli ultimi quartieri rimasti sono San Giorgio, Librino, San Giuseppe la Rena e Zia Lisa. Dalle numerose opere incompiute, come l’ormai storico “Palazzo di Cemento”, si passa alle notti da capogiro nelle piazze di spaccio, che si concentrano principalmente in queste zone della città.

Traducendo questo in dati, è interessante capire come la maggioranza delle persone che abitano nelle zone della Sesta circoscrizione, quindi Librino (per esempio), non frequenti quartieri più “chic” come quello del Centro Storico. Questo accade anche viceversa: buona parte degli intervistati ha confermato la presenza di una “Catania che non frequentiamo perché sappiamo di non essere ben accetti. È una sorta di razzismo, dove alcune zone sono segnate da una specie di limbo da non oltrepassare”, come raccontato da un 25enne che abita dalla sua nascita proprio nei pressi di Zia Lisa.

Basta guardare anche il paesaggio: nella Catania Centro predomina lo stile barocco, con strade e marciapiedi in pietra lavica. In altri quartieri non a fare da padrone sono sterpaglie e campagna.

La sensazione è che ci si prenda più cura della parte esteticamente migliore della città, quindi il centro e la zona marittima, lasciando in secondo piano i quartieri periferici: infatti, secondo molti, parecchi interventi sono stati effettuati nelle zone centrali della città, a discapito delle circoscrizioni periferiche.

Una differenza che deve essere colmata, per evitare di continuare a vedere una parte della città dall’alto e l’altra dal basso.