Il flop del turismo siciliano, Lo Monaco: “L’assessore Barbagallo non sa quel che dice”.

Il flop del turismo siciliano, Lo Monaco: “L’assessore Barbagallo non sa quel che dice”.

CATANIA – Il nostro viaggio nel settore del turismo siciliano ci porta ancora ad analizzare lo stato dell’arte, cercando di districarci, e di chiarirci le idee, dinanzi alle opposte tesi della “propaganda” e della “realtà“. E per farlo, ancora una volta, ci siamo affidati a statistiche ed opinioni di organizzazioni ed operatori del settore.

Una prima bocciatura all’operato di chi il settore turistico in Sicilia lo dirige e dovrebbe svilupparlo, ci riferiamo ovviamente all’assessorato regionale al turismo retto da Anthony Barbagallo, l’aveva sentenziata con argomentazioni più che convincenti Mario Bevacqua, presidente emerito dell’UFTAA (Universal Federation of Travel Agents’ Association, ndr) cioè la federazione che rappresenta le associazioni di agenti di viaggio di tutto il mondo.

Oggi, è una più attenta analisi di alcuni dati del rapporto 2017 di UniCredit-Touring Club che ci lascia perplessi. Cifre e commenti che, purtroppo, certificano come “le regioni del Centro-Nord e quelle del Sud  – è scritto nel rapporto – procedono ancora a doppia velocità: una realtà paradossale visto che gli attrattori più conosciuti all’estero cioè aspetti climatici, paesaggio, patrimonio storico-artistico ed enogastronomico sono un quadro efficace del Meridione”.

E l’inversione di tendenza negli ultimi anni non solo non c’è stata ma, anzi, come ribadisce lo stesso citato rapporto, “le diversità, anno dopo anno, non paiono attenuarsi: se si guarda alle presenze, per esempio, il Veneto è, con oltre 63 milioni, la regione più turistica d’Italia, con dati ben quattro volte superiori a quelli della Sicilia (15 milioni)”. la nostra isola, con tutte le sue meraviglie, la sua storia e la sua concentrazione di siti Unesco, non va oltre il 9° posto.

Che qualcosa, dunque, non funzioni a tal punto da non permettere al turismo di diventare il volano dell’economia siciliana ci deve pur essere. E lo stesso assessore Anthony Barbagallo, il mese scorso, lo rilevò. Non certo facendo autocritica ma addossando la colpa del flop del settore, ad alcune organizzazioni periferiche ben individuate: i Distretti Turistici, definiti in una dichiarazione rilasciata dall’assessore “galline dalle uova d’oro“, nei quali lo “sperpero di denaro pubblico” servirebbe solo ad arricchire chi opera in queste strutture che, a suo dire, rappresentano una sorta di oasi dove “ogni deputato ed ogni amico degli amici – sono sue parole – se n’era fatto uno“.

Detto dall’assessore, non possiamo che crederci. O no? Ma la curiosità giornalistica ci ha portato a chiederci, specie alla luce di queste dichiarazioni, quanto si spende nei Distretti Turistici siciliani e, soprattutto, che attività si sviluppa e quanto guadagnano i vertici di queste strutture?

A illustrarci il quadro della situazione è Michelangelo Lo Monaco, dal 2012 presidente del Distretto Turistico Antichi mestieri, sapori e tradizioni popolari di Sicilia”. Intervistato nella nostra redazione ha subito spiegato le repliche che, all’unisono, i Distretti hanno fornito all’assessore Barbagallo. Non riusciamo a comprendere – ci ha subito detto Lo Monaco, riferendosi ad un documento unitario scritto e divulgato – se effettivamente l’assessore ci crede in quello che dice oppure tutto questo è frutto di una insolazione ferragostana. Dalle sue affermazioni sembrerebbe che lo stesso sia assessore di un’altra regione di un altro paese e che, pertanto, sconosca profondamente come funziona il sistema turistico siciliano”.

– Voi ci siete andati giù pesanti, nella replica, chiedendone addirittura le dimissioni.

In quest’ultimo caso ha dimostrato come i soldi che tutti i siciliani abbiamo pagato fino ad oggi per mantenere lui ed i suoi amici, che non ha perso tempo a nominare all’atto del suo incarico, certamente sono spesi malissimo e quindi dovrebbe avere la dignità di dimettersi. Dovrebbe sapere che i Distretti Turistici, che adesso vuole abolire in quanto, a suo dire, responsabili del flop turistico, non si sono “autodecretati”, ma che gli stessi sono stati valutati e certificati, con il decreto assessoriale, proprio dal suo assessorato. Un assessorato assente che non ha mai dato indicazioni, linee guida, coordinamento e quant’altro possa e debba essere «programma di indirizzo». Quanto agli «sperperi di queste galline dalle uova d’oro» vorrei far presente all’assessore – continua Lo Monaco – che la stragrande maggioranza dei distretti, probabilmente tutti, non prevedono gettoni di presenze e/o indennità per i componenti dei consigli di amministrazione che hanno operato e continuano ad operare, nell’assoluto abbandono della Regione, con spirito volontaristico”.

– Ma, allora di quel 1.500.000 euro per ogni Distretto cui fa cenno nelle sue dichiarazioni l’assessore Barbagallo…?

Questi fondi, che sono soldi europei e non intaccano affatto il bilancio della Regione Siciliana, sono stati stanziati da anni ed erogati solo il mese scorso dopo tutte le polemiche e, soprattutto, dopo che da oltre un anno il progetto presentato da ogni Distretto è stato avviato e sviluppato. Tra l’altro, i fondi non vengono gestiti dai Distretti ma da un Comune capofila appaltante che, nel caso nostro, è il Comune di San Pietro Clarenza. Ricordo, altresì all’assessore, che nessuna risorsa è stata mai prevista né finanziata per la gestione dei distretti e che gli stessi operano  grazie a fondi propri legati alle quote che versano i soci privati e quelli pubblici. Nella fattispecie, nel mio Distretto Turistico abbiamo 21 soci privati che hanno pagato 150 euro per l’ingresso al Distretto e 23 Comuni, soci pubblici dunque, che hanno pagato, anche loro una sola volta, 150 euro ogni mille abitanti. Questo ha portato alle nostre casse circa 25.000 euro che sono quelli con cui ci siamo gestiti dal 2012, anno della nostra nascita, ad oggi. E, tra l’altro, abbiamo ancora un residuo di cassa di quasi 15.000 euro. A dimostrazione che le nostre spese gestionali sono ridotte al minimo indispensabile e non sono certo da additare come sperperi”.

Dalle dichiarazioni di Lo Monaco sembra, dunque, che l’assessore Barbagallo, ammettendo che qualcosa non funziona nel turistico siciliano e volendo addossare ad altri le responsabilità del flop di settore, abbia fatto un autogol. Una riflessione che sembra essere avallata dall’ultima dichiarazione rilasciataci da Lo Monaco: “Mi sorge spontanea una domanda – ci dice in chiusura il presidente -: ma se i Distretti Turistici in tutta Italia (denominati Sistemi Turistici Locali) hanno funzionato e funzionano non sarà per caso legato al fatto che chi doveva indirizzare, coordinare, verificare ed eventualmente correggere ha fatto bene il proprio lavoro di Governance strategico regionale?”.