Gino Astorina e Vincenzo Spampinato divertono e commuovono nell’onda della nostalgia

Gino Astorina e Vincenzo Spampinato divertono e commuovono nell’onda della nostalgia

CATANIA – Pantaloni a zampa d’elefante, camicie fiorate, capelli lunghi, le immortali canzoni di Baglioni, Battisti e John Lennon per raccontare la storia, le passioni, le manie ma anche i difetti dei vent’anni legati a una generazione più ingenua e meno complicata senza piangersi addosso non è semplice.

Gino Astorina e Vincenzo Spampinato in “70… ma non li dimostra”, riproposto al Cortile Platamone dopo il successo invernale del Brancati, in una versione ancora più ricca e coinvolgente, da padroni del palcoscenico riescono, guardando con affetto e senza rimpianti gli anni dei primi amori e delle prime importanti scoperte sessuali, a sfogliare con grazia e sana ironia il diario di gioventù suscitando in una platea gremita e partecipe, che non smetteva di chiedere bis, emozioni, batticuori e anche qualche lacrima nei più romantici.

Uno spettacolo nato da un’idea dei due protagonisti che riesce a spostare le lancette dell’orologio indietro di oltre quarant’anni con un gioco provocatorio, dissacrante e a volte amaro del come eravamo, cosa avremmo potuto essere e chi siamo adesso che i vent’anni per molti sono volati via con il vento della leggerezza di un’epoca libera e trasgressiva come quella degli anni settanta.

L’affiatata coppia Astorina-Spampinato, ognuno con le proprie peculiarità, infiamma di passione i numerosi presenti che rivedono nelle esilaranti gag del comico catanese gli anni della loro adolescenza e riassaporano sull’onda dei ricordi attraverso la voce del cantautore siciliano quell’amore non corrisposto, perché forse mai dichiarato, con le note di “A whither shade of Pale” dei Procol Harum magari nella versione nostrana dei Dik Dik diventata “Senza Luce”.

Una messa in scena che, senza apparire una fotocopia sbiadita di quello che si era, riporta goliardicamente in vita con il loro significato sicuramente meno nobile ma più popolare gli anni del cineforum e i film di Bunuel o Jodorowsky visti controvoglia con il solo scopo di far colpo sulla ragazza amata, cercando di dare un’immagine più colta e attraente di se.

I divertenti scontri sulla scena tra il sanguigno Gino Astorina, con la sua “liscia” tipicamente catanese e riferimenti anche alla politica attuale con la divertente satira su Trump, e l’anima nobile di Vincenzo Spampinato che con le note di “Lontano Lontano” di Luigi Tenco e “Imagine” in duetto con John Lennon, che conquista numerose standing ovation, prendono vita tra poesia musica grazie all’idea di due eterni ex ragazzi degli anni settanta, che hanno deciso di sfogliare le pagine della memoria su un palcoscenico, senza sipario che non gli permetteva di abbandonare il pubblico in puro visibilio, guardando con affetto quei vent’anni, tra ex sessantottini e il rock progressive di Jesahel, in cui si era alla ricerca di qualcosa senza sapere cosa ma inconsapevolmente padroni del mondo.

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