Emergono dettagli su presunto delitto avvenuto nel 2002 a Lentini: sarebbe di stampo mafioso

Emergono dettagli su presunto delitto avvenuto nel 2002 a Lentini: sarebbe di stampo mafioso

LENTINI – I carabinieri del nucleo di Siracusa hanno eseguito un’ordinanza applicativa della misura di custodia cautelare in carcere, emessa dal giudice per le indagini preliminari del tribunale di Catania, nei confronti di due persone ritenute responsabili dell’omicidio di Santo Massimo Gallo, avvenuto nel marzo 2002 a Lentini.

La vicenda, rientra nella cosiddetta “faida di Francofonte”, spietata guerra di mafia avvenuta tra il 2000 e il 2002 in una porzione di territorio a cavallo tra Catania e Siracusa. Contrapposti, all’epoca dei fatti, il clan Nardo di Lentini e il clan Campailla di Scordia.

 Le indagini hanno consentito di appurare che l’omicidio di Santo Massimo Gallo si inserisce in una vasta strategia di controllo mafioso del territorio esercitata dal clan Nardo. Attraverso un cospicuo molti affiliati, il clan ha dimostrato nel tempo di essere in grado di intimidire ed eliminare chiunque si fosse opposto alla realizzazione dei propri propositi criminosi.

La vicenda ha inizio il 23 marzo del 2002, quando Angelo Gallo, ha denunciato ai carabinieri, la scomparsa del figlio Santo Massimo, fratello di Vincenzo, in quel periodo latitante e ritenuto uno tra gli appartenenti al commando armato che il 10 luglio 2001 tese un agguato mortale ai danni del francofontese Antonino Mallia, affiliato al clan Nardo di Lentini che si contrapponeva a un gruppo emergente di Scordia capeggiato da Biagio Campailla.

Sulla scorta delle dichiarazioni rese da alcuni collaboratori di giustizia è stato possibile ricostruire così l’intera vicenda. Il 22 marzo 2002, intorno alle ore 18,45, Santo Massimo Gallo, uscito di casa, non ha fatto più ritorno.

L’uomo, infatti, è stato, sequestrato, torturato e ucciso dagli esponenti del Clan Nardo, con lo scopo di ottenere dalla vittima informazioni circa i luoghi di latitanza del fratello Vincenzo, in quanto quest’ultimo ritenuto il responsabile di un omicidio di un esponente proprio del Clan Campailla.

Il giorno precedente alla scomparsa del giovane la polizia giudiziaria, durante una attività investigativa più approfondita, ha registrato atteggiamenti sospetti e incontri di presunti appartenenti al clan Nardo. Da quest’analisi sarebbe stato possibile dedurre che la compagine di personaggi che facevano rifermento all’affiliato di spicco Alfio Sambasile, stava programmando un incontro finalizzato a pianificare delle attività delittuose. 

Sulla base degli elementi acquisiti anche grazie alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, troverà la sua logica interpretazione proprio nella scomparsa ed uccisione Santo Massimo Gallo. 

L’insieme dei dati acquisiti nel corso delle indagini per la scomparsa della vittima e unitamente alle dichiarazioni dei collaboratori di giustizia, ha consentito così di far luce sull’efferato delitto, sin dall’inizio inquadrato come un tipico caso di “lupara bianca”.

I destinatari del provvedimento sono:

− Michele D’avola, nato a Francofonte (SR) il  9 agosto del 1973: che si trova tutt’ora carcere di L’Aquila, sottoposto al regime di cui all’art. 41 bis dell’Ordinamento Penitenziario.

− Fabrizio Iachinotto, nato a Lentini (SR) il 19 novembre del 1970: in stato di libertà