Cosa Nostra nell’isola: ramificazione e capillarità dopo le ultime operazioni

Cosa Nostra nell’isola: ramificazione e capillarità dopo le ultime operazioni

PALERMO – La capillarità di Cosa Nostra nelle province siciliane è molto forte. Di ciò sono una conferma i dati giunti dalla relazione al parlamento sulle attività della Dia (Direzione Investigativa Antimafia). 

Nelle province di Palermo, Agrigento e Trapani si nota una struttura verticistica. Nel Palermitano si contano 15 mandamenti, suddivisi in 80 famiglie, con un sistema di referenze territoriali e con compiti di gestione complessiva delle attività territoriali. In tutto lo scacchiere della provincia del capoluogo il boss Totò Riina continua a essere a capo di tutto, malgrado sia stata alcune volte concessa l’autonomia ad alcune famiglie. Da segnalare inoltre come dopo la detenzione, i boss si dedicano alla riorganizzazione delle loro famiglie e anche come l’attività si muova in due direzioni, quella per il controllo del territorio e quella affaristica, per il riciclaggio del denaro sporco.

Stessa situazione nell’Agrigentino, dove sono presenti 7 mandamenti suddivisi in 41 famiglie e dove il potere mafioso fa molta leva sulla crisi economica. I clan sono per la maggior parte scissionisti e operano su buona parte della provincia, anche se una menzione particolare merita il territorio di Menfi, dove i clan si riuniscono per riorganizzare il gruppo criminale.

Nel Trapanese i mandamenti sono 4 suddivisi in 4 famiglie e come nel Palermitano la presenza di un boss, Matteo Messina Denaro, capeggia su tutto. A ciò si aggiunge anche la capacità di adattamento e d’infiltrazione nel tessuto socio-economico locale.

Nelle altre province la situazione è molto più variegata. Nel Nisseno un grande peso ha il territorio di Gela, in cui primeggia il clan dei Rinzivillo, scalzato dagli antagonisti Emmanuello, a cui si aggiungono altri gruppi minori. Nell’Ennese si nota una fase di rimodulazione degli assetti e degli equilibri tra le famiglie, con una tendenza ad affermare la propria autonomia da parte delle consorterie locali. Nel Ragusano la leadership è detenuta dal clan Carbonaro, seguita dalla famiglia Piscopo.

Infine nelle tre province della costa orientale a capo di tutto sono le famiglie catanesi Santapaola, Mazzei, La Rocca, Cappello, Laudani e Bonaccorsi che controllano gli affari in modo capillare anche nel Messinese e nel Siracusano. La cosiddetta pax mafiosa cerca di portare alla spartizione dei settori criminali e delle aree di influenza di ciascuna articolazione.