Da San Vito Lo Capo a Strombolicchio, i fari più belli di Sicilia

Da San Vito Lo Capo a Strombolicchio, i fari più belli di Sicilia

PALERMO – Per caratteristiche geografiche e morfologiche, l’Italia è ricca di Fari dal fascino indescrivibile. Nonostante molti di questi non svolgano più la funzione per cui sono stati costruiti, i fari costituiscono un immenso patrimonio da tutelare e valorizzare. Per questo Hundredrooms ha selezionato 16 fari del Belpaese, che spiccano per la loro bellezza, storia e posizione. Nella lista ci sono anche tre fari siciliani: la Lanterna del Montorsoli a Messina, il faro di Strombolicchio e quello di San Vito Lo Capo.

La Lanterna del Montorsoli è stato uno dei luoghi più visitati lo scorso marzo, in occasione della 25esima edizione delle Giornate Fai di Primavera. La lanterna del Montorsoli è antichissima, risale al XVI secolo d.C. e sorge sulla penisola di San Ranieri, che prende il nome dall’eremita che in origine segnalava ai naviganti, nelle ore notturne, la presenza della terraferma mediante dei fuochi. La costruzione della struttura rispondeva anche all’esigenza dei sovrani spagnoli di controllare lo Stretto.

Il faro di San Vito è uno dei più importanti della Sicilia per altezza e funzioni, costruito fra il 1800 e il 1850 per volontà dei sovrani borbonici. La torre si erge fino a 43 metri sul livello del mare e le luci si estendono per oltre 20 miglia marine. Nel corso dei secoli il faro avrebbe evitato decine di naufragi sulle rocce appuntite, contro le quali si sono fatalmente scagliate navi romane, fenicie, arabe e normanne.

Infine, Strombolicchio, piccolo isolotto delle Eolie di origine vulcanica, accoglie un faro solitario costruito negli anni Venti per motivi di sicurezza. Il territorio di questo enorme scoglio è così impervio che, per potervi edificare il faro, è stato necessario realizzare una terrazza (abbassando di circa 10 metri l’altezza dell’isola) e scavare nella roccia 200 gradini. Oggi il faro è virtuoso e rinnovabile, poiché alimentato da pannelli fotovoltaici.

Maria Morelli