Corte dei Conti richiama la Regione per rettifica del Bilancio. Cavoli amari per Crocetta e i 90

Corte dei Conti richiama la Regione per rettifica del Bilancio. Cavoli amari per Crocetta e i 90

PALERMO – La Corte dei Conti minaccia la bocciatura del Bilancio della Regione Siciliana, se entro il 10 luglio gli inquilini di Sala d’Ercole non produrranno i necessari ed esaustivi rendiconti sulla programmazione, giustificativi e contenimenti di spesa, del bilancio 2016 e dei costi e delle previsioni di spesa delle partecipate. Altro che patata bollente per il presidente Crocetta che entro i primi di luglio dovrà nominare il nuovo direttore generale, visto che l’attuale va in pensione, come dallo stesso evidenziato in una intervista di poche ore fa alla Rai e per i 90 deputati che rischiano di mandare a “panza all’aria” l’intero palinsesto regionale di stipendi per i dipendenti, pensioni, spese correnti e Partecipate.

Dal controllo della Corte dei Conti, la cui relazione è stata presentata oggi a Palazzo Steri, emerge una diminuzione delle entrate e un aumento delle spese poco conciliante, per cui si invita la Regione a rivedere i conti e ad eliminare il mastodontico gap evidenziato. I dati essenziali del rendiconto generale per l’esercizio finanziario della Regione Siciliana evidenziano una diminuzione delle entrate e un aumento delle spese. È quanto emerge nel corso del rendiconto generale della Regione siciliana della Sezione di Controllo della Corte dei Conti presentato oggi a Palazzo Steri. Le spese registrate hanno provocato complessivamente un aumento, rispetto all’anno precedente da 19.432 milioni a 21.051 milioni. Le spese correnti impegnate nel 2016 sono state pari al 74,62% della spesa complessiva. I residui passivi, che a fine anno 2015 ammontavano a 3.139 milioni, nel 2016 si sono attestati a 2.988 milioni di euro con tendenza in diminuzione. Ma ciò che ha impaurito di più i controllori pubblici, sicuramente sono gli 8 miliardi di euro e passa di debito pubblico regionale.

Se non si corre ai ripari, in termini un po’ più chiari, vuol dire che, in questo caso non più la Regione Siciliana, ma la Sicilia tutta si trova incanalata e senza alcun ostacolo verso il default. Non ci bastava il debito pubblico italiano! Vuol dire che ogni bambino che nasce nell’Isola, magari quelli dello Ius Soli (non sappiamo se a questo punto, agli emigrati, generare figli in Sicilia convenga!), appena in possesso del tesserino fiscale, acquisisce un ulteriore debito di pari “dignità” di quello italiano.

Ma non finiscono qui i richiami della Corte dei Conti; un altro carbone ardente (e scusate la citazione per i 40 gradi che ci sono! Ma se servisse a dare a fuoco a Sala d’Ercole, sarebbe una giusta consolazione) riguarda il dramma della gestione della Sanità siciliana; per quanto riguarda i piani di rientro delle spese, in materia di accordi e convenzioni tra il pubblico e il privato, non risulta ancora attuato alcun piano di contenimento.

In buona sostanza, ci è sembrato proprio che il Bilancio approvato, dopo varie e lunghe peripezie nello scorso mese di aprile a Sala d’Ercole, al procuratore Pino Zingale è sembrato talmente catastrofico che non ha avuto nemmeno il “coraggio” di chiederne direttamente la bocciatura, ma dare una chance a Crocetta e ai 90 di procedere alle opportune rettifiche. E poi parlano di piano B del Pd, di Grasso che rinuncia a Palazzo d’Orleans, o del Mumumeci si, Musumeci no, per il Centro destra, o per Cancelleri che intende correre da solo all’ambita poltrona, senza che nessuno si faccia i conti con quelli che “non” andranno a votare.

Da un lato, i cittadini saranno più tranquilli visto che il tormentone politico estivo se lo dovranno gestire direttamente i politici…

Giuseppe Firrincieli