Cacciati da una pizzeria di Nicolosi perché sulla sedia a rotelle: vergognoso episodio denunciato dagli operatori del Csr

Cacciati da una pizzeria di Nicolosi perché sulla sedia a rotelle: vergognoso episodio denunciato dagli operatori del Csr

CATANIA – Cacciati. Cacciati perché sulla sedia a rotelle. Cacciati perché è un crimine vivere come si può. Perché nel 2017 ancora accade. Accade che un essere umano, un cittadino, venga cacciato se si presenta con l’unico mezzo che gli permetta di muoversi, quella carrozzina ancora considerata un fastidio, un’onta, una vergogna da non mostrare in pubblico.

È la normalità di chi è normalmente disgustoso e decide di sbatterti fuori dal proprio locale pubblico perché sei considerato diverso.

Il vergognoso episodio è avvenuto mercoledì sera in un ristorante-pizzeria di Nicolosi, dove 6 operatori del Csr-Aias di Viagrande (la sede in provincia di Catania del Centro Siciliano per la Riabilitazione) aveva regolarmente prenotato un tavolo, specificando che sarebbero stati presenti 12 ragazzi con la sedia a rotelle.

“I nostri ragazzi sono stati offesi: messi alla porta e praticamente cacciati via in malo modo per avere la colpa di essere su una sedia a rotelle”. Sono l’assistente sociale del Consorzio Siciliano di Riabilitazione, Graziella Lentini, ed i terapisti Enzo Barone e Dario Salanitro a rivelare i fatti.

“Periodicamente – raccontano – organizziamo cene e serate in pizzeria per i nostri assistiti del settore residenziale: sono tutti ragazzi e ragazze in carrozzina, che frequentano e vivono nel nostro Centro di riabilitazione. Per loro è importante vivere momenti di svago anche semplici, una cena fuori, una passeggiata, una gita al parco“.

Insomma, vivere. Vivere. Vivere. Un diritto. Siamo costretti a specificarlo, a rimarcarlo e ci sembra impossibile, assurdo, grottesco, ma sì, è necessario farlo: VIVERE.

Quello che è accaduto due sere fa ci ha lasciati con un senso di amarezza difficile da descrivere – continuano i rappresentanti del Csr che hanno accompagnato i ragazzi al locale -. Appena arrivati, prima di far entrare i ragazzi nel locale, abbiamo chiesto alla persona che ci ha accolti se fosse stato possibile togliere la gran parte delle sedie, lasciandone solo alcune per noi operatori che aiutiamo molti di loro a mangiare”.

“A questa richiesta – hanno continuato – sono iniziate rimostranze e toni sgarbati, la persona in sala ha fatto levare solo alcune sedie e alla nostra successiva richiesta di togliere le altre, spiegando che noi stessi avremmo provveduto a sistemarci nel modo migliore, ci ha risposto che non potevamo ‘comandare a casa sua‘, ci ha detto che la nostra presenza non era gradita e ci ha letteralmente fatti uscire in malo modo, dicendo di andare via dalla sua pizzeria, dove tra l’altro non c’era nessuno a parte noi”.

Siamo oltre la discriminazione. L’episodio è la finestra su un abisso.
“Ci chiediamo quale disturbo avremmo arrecato, ci chiediamo soprattutto se avventori normodotati avrebbero ricevuto lo stesso trattamento – concludono amareggiati -. Siamo andati via senza dire una parola, ma solo per non turbare ulteriormente i ragazzi, che avevano comunque già capito tutto benissimo. Vogliamo denunciare tutto questo perché purtroppo capita, a chi ha una disabilità, di ricevere trattamenti di questo tipo. Evidentemente si deve lavorare di più e meglio per insegnare a tutti la cultura dell’accoglienza e del rispetto, per far sì che i disabili vengano considerati per quello che sono, semplicemente delle persone”.

Alessandro Sofia