“Podere Mafioso”, un ragioniere e un impiegato INPS facilitavano l’organizzazione in cambio di auto e 800 euro a settimana

“Podere Mafioso”, un ragioniere e un impiegato INPS facilitavano l’organizzazione in cambio di auto e 800 euro a settimana

CATANIA – Una frode curata nei minimi dettagli e che garantiva con poco rischio e pochi investimenti un enorme guadagno. 

Questo è in sintesi quello che garantiva il sistema criminale mafioso nel settore dell’agricoltura nei territori di Giarre, Riposto e Paternò. A capo dell’organizzazione c’erano tre figure strettamente legate al clan Laudani: Leonardo Patanè, Giovanni Muscolino e Antonio Magro.

Oltre ai loro familiari, però, c’erano altri personaggi che svolgevano un ruolo fondamentale per ottenere i finanziamenti, le concessioni e recuperare ingenti somme di denaro. Si tratta di un ragioniere e di un dipendente INPS.

Quest’ultimo, Filippo Bucolo, 66 anni e di Calatabiano, era impiegato negli uffici INPS di Giarre. Era lui a comunicare a Patanè l’esatto ammontare delle liquidazioni ma, soprattutto, a seguire le pratiche amministrative per agevolare tutta l’organizzazione. Il tutto veniva svolto sotto ricompensa, come emerso da alcune intercettazioni telefoniche. Ogni operazione elargita in favore dell’organizzazione aveva un costo: è emerso, infatti, che Bucolo chiedesse alcune somme di denaro. Grazie al suo contributo si potevano avere enormi vantaggi per ottenere assistenze sociali illegittime e contributi riservati all’agricoltura.

Filippo Bucolo

Filippo Bucolo, 66 anni

Contributi che potevano arrivare solo attraverso la costituzione e la nascita di aziende agricole. Aziende però esistenti solo sulla carta e non fisicamente. E questo grazie al contributo del ragioniere Alfio Lisi, 49 anni. Era lui che iscriveva falsi lavoratori, reclutati da altre persone, e preparava le buste paga, il tutto per 800 euro a settimana e in cambio di un’auto nuova: “Prendi quella che vuoi, poi pago io”, si ascolta in un’intercettazione.

Alfio Lisi

Alfio Lisi, 49 anni

I due sono stati posti agli arresti domiciliari.