Bianco e il confronto obbligato col Consiglio Comunale. Andato in scena Il Tempo del Raccolto II. Cittadini assenti. Catania si è arresa.

Bianco e il confronto obbligato col Consiglio Comunale. Andato in scena Il Tempo del Raccolto II. Cittadini assenti. Catania si è arresa.

CATANIA – Mancavano soltanto la raffica di slide dal susseguirsi che le rendeva illegibili, quello che era stato definito “video emozionale” e la claque. Anzi, alcuni applausi, non si sa se per istinto, per educazione o per sincero apprezzamento, Enzo Bianco al termine dei suoi 45′ di relazione li ha ricevuti. “Meno 20 secondi. 45′ meno 20 secondi. Visto quanto sono stato bravo? Ho rispettato il tempo che ho richiesto, terminando pure in anticipo”, chiosa con l’abilità di chi sa montare con disinvoltura un sorriso smagliante anche quando vorrebbe mandarti a quel paese a pieni polmoni.

Quegli applausi che la presidentessa del Consiglio Comunale Francesca Raciti non ha spento, mentre ha con decisione rimproverato la platea quando gli applausi, quelli sì dalla corposità inequivocabilmente sincera, sono stati ricevuti da Sebastiano Arcidiacono, il primo dei consiglieri a confrontarsi col sindaco in una seduta pubblica del Consiglio Comunale di Catania.

Un evento, non era mai accaduto in 4 anni, da quando Bianco si è riaccomodato sulla poltrona più importante all’interno di Palazzo degli Elefanti. Un evento che potremmo definire Il Tempo del Raccolto II, parte seconda, perché le slide, il video e la claque a cui abbiamo accennato si riferivano a quella sorta di festa privata mascherata da dialogo con la città organizzata nel nuovo centro direzionale San Leone, dove, lo scorso 24 aprile, Bianco si è autocelebrato, senza alcun contradditorio. Un festival dei “sarà”, “faremo”, “consegneremo”, che si è ripetuto stasera con una sconcertante ovvietà durante l’esposizione delle 22 pagine della relazione.

Quattro anni di sindacatura in 22 pagine. Poche. Pochissime.

Soltanto che, questa volta, Bianco è stato costretto a farla, l’autocelebrazione, perché davanti al Consiglio Comunale al completo (assente “per cause di forza maggiore” solo Francesco Saglimbene) il sindaco è stato tirato per i capelli, “Perché obbligato a rispettare la legge – ha spiegato Arcidiacono – perché il Consiglio lo ha obbligato a rispettare la legge, quindi soltanto così, nonostante tutti gli inviti, si è finalmente palesato. E ciò la dice lunga”.

Tutto, di quel che è avvenuto la dice lunga. Il silenzio sugli applausi per Bianco e quelli poi definitivamente zittiti nei successivi interventi è la sintesi. “Io so io e voi non contate un ca…”, diceva Sordi ne Il Marchese del Grillo. D’altronde anche Bianco si è presentato con la Giunta al completo, con “la corte”, così come è stata ridefinita. Così completa da offrire un altro evento nell’evento evidenziato da Manlio Messina “Abbiamo il piacere di avere con noi per la prima volta l’assessore Orazio Licandro. Non avevamo dubbi sulla sua presenza oggi, visto che ci sarebbe stato Bianco…”.

È andata così, insomma. Così come era facilmente immaginabile. Da un lato Bianco, che col tono di chi ti dice bravo ha scaraventato tutte le colpe di quel che non va a Catania alla precedente amministrazione, all’ex sindaco Raffaele Stancanelli e alla sua Giunta, che gli hanno consegnato una città “Con una macchina amministrativa non efficiente, molti dipendenti demotivati, alcuni volutamente indolenti, altri in posti e ruoli sbagliati, un numero di dirigenti assolutamente insufficiente e complessivamente una sensazione di disorganizzazione consolidata negli ultimi 10/15 anni”. E ancora: “Abbiamo ereditato un Comune in pre-dissesto finanziario, con una situazione finanziaria molto pesante. Abbiamo trovato una città con un grave deficit nell’ordinaria amministrazione nel settore delle mautenzioni, con assenza di regole e l’eccesso di tolleranza verso violazioni e comportamenti anche gravi”. Chi più ne ha, più ne metta. Un cumulo di macerie, secondo Bianco, che col suo avvento ha finalmente visto un po’ di “lustru”, sì, ha scritto così nella sua relazione, “lustru”, luce, in siciliano. Una città che adesso ha “Considerazione, rispetto e prestigio”. 

E se quel che non va è colpa di Stancanelli. Amen.

Tutto già detto. Tutto previsto. Così come tutto era già stato detto dai consiglieri. Soltanto che questa volta non è stato fetto a mezzo stampa o con post su Facebook, ma guardandosi, davanti ad un pubblico di cittadini ne aveva pochissimi. Perché, così come ha ripetuto Arcidiacono, al quale, con poche varianti, hanno fatto eco altri, i catanesi già lo hanno sentito. Hanno sentito che “Bianco si autocelebra, ricordando Antonio Albanese quando interpreta il sindaco Cetto La Qualunque.” Hanno sentito che “L’atteggiamento di Bianco nei confronti del Consiglio e dei cittadini è offensivo, irrispettoso, così come di basso profilo e irrispettosa è la relazione, che non parla di commercio, società partecipate, casse comunali, differenziata se non come spot falso”. Tutti d’accordo, pseudo maggioranza a parte, “Un insulto il comportamento di Bianco e della Giunta a lui assoggettata”. 

Bianco trascinato davanti al Consiglio Comunale non ha detto alcunché di nuovo. Anche i consiglieri  quel che gli hanno detto, già, anche con più veemenza lo avevano espresso. C’erano pochissimi cittadini. La sensazione, opprimente, è di stanchezza. E resa. E non v’è fallimento più grande per chi ritiene di essere un comandante incontrastabile.

Alessandro Sofia