Favoritismi e appalti truccati: nuova “tegola” sul comune di Misilmeri

MISILMERI – Dalle consulenze necessarie per il progetto fino alla gara d’appalto.

Decine di appalti per la realizzazione di opere pubbliche sulle quali si sarebbero concentrati gli interessi della mafia, opere da milioni di euro da “gestire” e “controllare” con la compiacenza di funzionari e tecnici comunali.

Grazie ad intercettazioni ambientali, i carabinieri del Nucleo investigativo di Palermo hanno avviato le indagini che hanno interessato, al momento, dieci persone. Su richiesta della Procura è stata notificata un’ordinanza di custodia cautelare nei confronti di due persone . Nomi eccellenti: la funzionaria comunale Irene Gullo e l’ingegnere Paolo Rizzolo, che sono agli arresti domiciliari.

Notificata, inoltre ad altri otto professionisti la misura cautelare interdittiva del divieto temporaneo di esercitare la professione.

Ma l’inchiesta potrebbe anche allargarsi ad altri soggetti ed altre opere. Sotto la lente d’ingrandimento degli inquirenti al momento sono finiti alcuni appalti pubblici come la progettazione della ristrutturazione del Castello dell’Emiro e la costruzione di un impianto sportivo su un terreno già confiscato alla mafia. Ma anche l’affidamento del servizio di consulenza nel procedimento amministrativo di revisione del Piano regolatore di Misilmeri.

carabinieri misilmeri

Intanto, dalle indagini si evince un vero e proprio “modus operandi” da parte dell’organizzazione per accaparrarsi consulenze e gare d’appalto, piazzare uomini di fiducia e soprattutto mettere le mani sul giro di soldi legati alle opere.

Pe il comune della provincia di Palermo non è nemmeno la prima volta: era, infatti, finito sotto i riflettori per odor di mafia già nel 2012, in seguito all’operazione “Sisma” che aveva portato all’arresto del capomafia Francesco Lo Gerfo e alla latitanza di Antonino Messicati Vitale, capo della famiglia mafiosa di Villabate recentemente arrestato; l’amministrazione comunale era stata sciolta per presunte infiltrazioni mafiose.

Le indagini, sono poi proseguite fino ad arrivare ai nuovi risvolti legati agli appalti pubblici truffati. In particolare, è emerso l’accordo tra la funzionaria Gullo, a capo dell’ufficio comunale dei Lavori pubblici e l’ingegnere Rizzolo. Una sorta di patto illecito per favorire il tecnico e altri professionisti a lui vicini nella sfilza di consulenze da assegnare. Ma la Gullo si sarebbe spinta oltre pur di privilegiare il suo “favorito”, modificando perfino la cifra degli appalti da mantenere sotto il tetto dei 100 mila euro per poter procedere con l’affidamento diretto della prestazione e arginare così il procedimento più trasparente della gara pubblica obbligatoria per le opere che superano tale cifra.

Le persone coinvolte sono accusate a vario titolo di associazione per delinquere, turbata libertà del procedimento di scelta del contraente, turbativa d’asta, falsità ideologica commessa dal pubblico ufficiale in atti pubblici e truffa.

Gullo e Rizzolo dovranno rispondere anche di aver falsamente attestato la fattibilità delle opere di messa in sicurezza di Piano Stoppa, anche se l’assessorato regionale al Territorio e Ambiente, il 25 aprile 2012, aveva già segnalato che “la realizzazione di tali opere avrebbe potuto provocare dei fenomeni di esondazione del canale principale”.

Giovanna Venezia