Aci Trezza: l’illuminazione dell’Isola Lachea “non s’ha da fare!”

Aci Trezza: l’illuminazione dell’Isola Lachea “non s’ha da fare!”

ACI TREZZA – Continua a far discutere, dentro e fuori le stanze dei “Palazzi” delle istituzioni, la questione dell’illuminazione dell’Isola Lachea. Una questione “sponsorizzata” dal sindaco Filippo Drago ed anche da soggetti privati che però ha spaccato in due la cittadinanza.

In molti, infatti, ricordano l’opera realizzata 30 anni fa (nel 1982 per l’esattezza!) fortemente contestata dagli ambientalisti per i possibili danni alla fauna ed in particolar modo alla lucertola “Podarcis sicula ciclopica”.

Poi parte dell’impianto – e di conseguenza la tanto famigerata illuminazione dell’isola – venne distrutto dalle mareggiate pochi giorni dopo l’attivazione, mentre i resti dell’impianto sull’isolotto ciclopico sono stati eliminati del tutto nel primo decennio del terzo millennio grazie ad un’imponente bonifica da parte del personale del Cutgana dell’Università di Catania (ente gestore della Riserva naturale integrale Isola Lachea e Faraglioni dei Ciclopi).

Sul tema, intanto, si è tenuta nei giorni scorsi anche una conferenza di servizi in cui il primo cittadino ha evidenziato come “con le moderne tecnologie, che non esistevano 30 anni addietro, sarebbe possibile illuminare l’Isola Lachea e i Faraglioni dei Ciclopi senza disturbare la fauna locale”.

Un’ipotesi non condivisa affatto dalla docente universitaria Marisa Vinciguerra.

Adesso sulla questione è intervenuto anche il rettore dell’Università degli Studi di Catania, Giacomo Pignataro“L’Università di Catania – scrive il rettore – esercita sull’isola Lachea e sugli altri scogli di Acitrezza un diritto di uso, per effetto di una concessione, risalente al 1897, effettuata dall’allora proprietario, il Marchese Luigi Gravina. Tale concessione fu (e rimane) condizionata ad un uso che “sia di solo ed esclusivo profitto o vantaggio degli studi universitari” e “per gli studi scientifici e sperimentali che ivi si possono fare da oggi ed in qualunque tempo avvenire”. Qualora l’isola e i sette scogli non dovessero più giovare agli usi scientifici o “l’Università non adoperi i mezzi che facciano raggiungere lo scopo… l’assoluto ed intiero dominio di essa isola e dei sette scogli ritornerà al Marchese Gravina o di lui eredi”.

“Si comprende bene, dunque, come l’Università esprima, sulla questione dell’illuminazione dei Faraglioni, non una mera opinione scientifica, ma una valutazione che sia coerente con i doveri di custodia che le sono propri e il cui esercizio deve garantire la permanenza delle condizioni che ne disciplinano il diritto d’uso. Ricordo ai lettori, e al notista de La Sicilia (che potrà comodamente riscontrare la notizia nell’archivio del proprio giornale), che, già nel 1982, in occasione dell’illuminazione dei Faraglioni, la famiglia Gravina avviò una iniziativa giudiziaria per rientrare nel possesso dell’isola e degli scogli. Si tratta, dunque, non di retoriche condizioni di uso, ma di giusti vincoli, pregnanti e pressanti sul piano giuridico, volti a garantire quella straordinaria biodiversità che caratterizza quei luoghi, e che è stata ed è tuttora oggetto di numerosissime ricerche scientifiche condotte dalla nostra Università e da altri studiosi”.

La lucertola Podarcis Sicula Ciclopica

La lucertola Podarcis Sicula Ciclopica

“La risposta che ho fornito al sindaco di Acicastello – continua la nota del rettore – poggia su valutazioni scientifiche riguardanti l’impatto che la realizzazione di un impianto di illuminazione, anche con l’impiego di tecnologie più sofisticate di quelle prospettate negli anni Ottanta, avrebbe sui cicli vitali delle specie ivi presenti (per effetto stesso della luce) nonché sugli elementi rocciosi di natura vulcanica tipici di quell’area (a causa degli ancoraggi degli impianti di illuminazione). Il fatto che ci si preoccupi di tutelare anche piccole specie viventi (sebbene si tratti non solo di lucertole) non deve stupire, in quanto il progresso delle conoscenze scientifiche non discrimina in relazione alle dimensioni dei fenomeni viventi che si studiano: spesso, anzi, importanti scoperte scientifiche, di grande valenza per l’umanità, sono state realizzate proprio partendo dallo studio di microorganismi”.

Le conclusioni alle quali sono pervenuto – aggiunge Pignataro – sono state, dunque, operate tenendo conto degli specifici interessi scientifici dell’area e dell’obbligo di preservarne il mantenimento, e per far ciò mi sono avvalso del prezioso contributo tecnico-scientifico di diversi colleghi, compreso quello della prof.ssa Marisa Vinciguerra, ordinaria di Biologia animale e, dunque, studiosa altamente competente a giudicare la materia (anche se può esprimere valutazioni che possono non piacere a taluni. Tant’è). La nostra valutazione può non essere condivisa, ma ci attendiamo che ad essa si replichi con argomentazioni scientifiche (magari elaborate, se si preferisce, non su “poltrone” ma all’impiedi) , non inveendo contro presunti “muri di gomma”, che invece vengono eretti proprio da parte di chi se ne lamenta”.

“Ho manifestato al sindaco di Acicastello, – dice il rettore – n questa come in altre occasioni (qualche tempo fa, nel corso dell’inaugurazione dell’Ecomuseo della Riviera dei Ciclopi), la più ampia disponibilità a collaborare per la valorizzazione di quel territorio, riscontrando nell’on. Drago altrettanta disponibilità, nonché sensibilità e rispetto per la nostra posizione”.

“L’esperienza ci insegna che i modelli di valorizzazione turistica di un territorio non sono unici, – aggiunge – anche perché diversi sono i segmenti di domanda che possono essere soddisfatti, sebbene, qualunque sia il modello di sviluppo turistico che si intende seguire, ci siano delle precondizioni a tale sviluppo, tra le quali certamente non rientra l’illuminazione dei Faraglioni”.

“In ogni caso, – conclude il rettore Pignataro -l’Università è disponibile ad un pubblico confronto su queste tematiche: non ho, come altri, la pretesa di interpretare ciò che chiede la popolazione di Acitrezza, ma a quella popolazione posso garantire che l’Università di Catania opera e continuerà ad operare nell’interesse dello sviluppo della comunità” .

Foto: Gnuckx