Giuseppa, l’omicidio, la società e le coscienze scosse: “Come può essere insegnante di sostegno?”

Giuseppa, l’omicidio, la società e le coscienze scosse: “Come può essere insegnante di sostegno?”

GELA – Amici, parenti, colleghi, genitori. Ma anche chi non aveva alcun contatto con lei. Ognuno dice la sua ed esprime la propria opinione si Giuseppa Savatta.

La donna, 41 anni e insegnante di sostegno in una scuola media, infatti, ha ucciso le proprie figlie, per poi tentare di togliersi la vita. Il tutto per una presunta crisi sentimentale con il marito e per gelosia nei confronti delle bambine, Maria Sofia, 9 anni, e Gaia, di 7. 

Ma, possibile che l’affetto possa arrivare a tanto? Si può più parlare di amore verso i propri figli? Così, se la psicologia dice la sua e dà le sue spiegazioni, la ragione, quella degli altri, e la coscienza, fanno lo stesso. 

Nessuno, specialmente i genitori dei suoi alunni, ma anche i colleghi, avrebbero mai immaginato che ciò potesse accadere. Giuseppa ha sempre avuto una buona immagine agli occhi di queste persone. Ma, è proprio la sua figura professionale che fa scattare le polemiche e l’angoscia dell’opinione pubblica. Candeggina? Strangolamento? A molte persone questo non importa.

“Date la candeggina a questa *** (come poteva essere insegnante di sostegno… Raccomandata… come sempre)”, commenta qualcuno su Facebook senza mezze misure.

Ma l’incredulità è anche per la fine atroce di due bambine, segnata dalla stessa persona che le ha date al mondo: “Una madre sana di mente non può essere gelosa delle figlie perché ricevono più attenzione di lei, ma può solo essere felice per questo! Anzi una madre che sia tale si dispiacerebbe del contrario, se le figlie non ricevessero amore da parte del padre”.

Così, per qualcuno “la follia non ha sesso… né ruolo sociale! Una madre che compie il gesto più orribile… Forse sola in una società assente nel gestire la crisi con il suo compagno… Una società dove molti sono pronti alla critica sterile ma non a tenderle la mano e l’ascolto di chi è in stato di necessità…”.

Un appello al mondo che ci circonda dunque. Un mondo dove le madri in difficoltà sembrano essere tante: “Emergenza madri depresse, fate qualcosa, stanno diventando pazze, non è il primo caso… è pieno di madri così, fate un censimento, denunciate…”.