Lo Monaco-Cutrufo come gli antenati: la storia dello scontro tra Siracusa e Catania

Lo Monaco-Cutrufo come gli antenati: la storia dello scontro tra Siracusa e Catania

SIRACUSA – È lunedì, inizia una nuova settimana e Siracusa e Catania cominciano sicuramente con uno spirito differente: i primi con entusiasmo alle stelle, i secondi tornati sulla terra dopo le tre vittorie consecutive.

Il derby di sabato, teniamo a sottolinearlo perché è da qui che quest’articolo prende piede, è stato oggetto anche e soprattutto di critiche e polemiche fuori dal campo, prima e dopo la partita.

Durante il sopralluogo di rito effettuato dai calciatori del Catania al “De Simone”, sono arrivati degli ultras aretusei all’interno del terreno di gioco che, stando a immagini e dichiarazioni (quelle del presidente della Lega Pro Gravina comprese), hanno provocato i giocatori rossazzurri.

Sul campo, poi, il Siracusa ha vinto per 1-0 un derby che non ha regalato le emozioni sperate ma per alcuni addirittura “regalato” (ovviamente si fa per dire) dal Catania.

Nel post partita ha inveito Pietro Lo Monaco, da etneo, in merito alla sicurezza all’interno dell’impianto sportivo e il presidente del Siracusa, Gaetano Cutrufo, ha duramente risposto in serata. La domenica, cioè ieri, Lo Monaco ha ricambiato la durezza di tali parole con un altro comunicato stampa (leggi qui per sapere nel dettaglio com’è andata tra i due).

Ascoltando pareri contrastanti, leggendo commenti tra catanesi e siracusani (lasciandovi immaginare ciò che è venuto fuori) e facendoci un’opinione su quanto accaduto la domanda sorge spontanea: perché Catania e Siracusa si odiano così tanto?

Ci sono state sempre delle divergenze tra gli ultras, che hanno toccato il fondo nell’agosto scorso con scontri molto pesanti: tant’è vero che si è quasi arrivati alla conclusione di sospendere il match. Secondo noi, però, historia magistrae vitae: la storia è maestra di vita. Ecco perché è curioso scavare le radici storiche di un conflitto che è nato nel lontanissimo 476 a.C..

Siracusa, a quei tempi, era sotto l’egemonia del mecenate e tiranno Gerone I ed era una città importantissima e prosperosa, oltre che abbastanza ricca. Cosa sta a significare quella data, il 476 a.C.? La prima spedizione contro Katane, l’attuale Catania, che viene totalmente rasa al suolo: gli antichissimi catanesi sono costretti a rifugiarsi verso l’Etna. La città, a quel punto, venne rifondata prendendo il nome di Aitna stabilendosi lì fino alla sua morte, intorno al 467 a.C.: circa quindi nove anni.

È sette anni più tardi, nel 460 a.C., che il generale Ducezio liberò la cittadina etnea spazzando via i siracusani che vi abitavano, dando nuovamente un’identità propria alla vecchia Katane. Quest’ultima cerca di vendicarsi dopo diverso tempo, nel 415 a.C.: quarantacinque anni dopo, i catanesi si allearono con gli ateniesi proponendosi come punto d’appoggio per la conquista di Siracusa: Alcibiade, informato dei dissidi tra le due città sicule, convinse gli entri a stare dalla sua parte, assicurandosi quindi un porto sicuro dove poter effettuare l’attacco.

Fu una carneficina: l’intervento degli spartani in favore di Siracusa fu decisivo per la vittoria su Atene, con i superstiti fatti prigionieri e rinchiusi a lavorare nelle cave fino al loro ultimo respiro.

Nel 403 a.C. lo scontro torna di moda e Dionisio il Vecchio, al quale Dante dedicò una nota nel suo dodicesimo canto dell’Inferno (“e Dionisio fero, che fé Cicilia aver dolorosi danni”), come sovrano di Siracusa fece radere al suolo Catania per mostrare la sua autorità e anche come prova di forza. La città etnea fu ricostruita e popolata nuovamente da alcuni mercenari della Campania.

Non sappiamo se questa storia sia stata ben tramandata nel corso degli anni e che quindi abbia influito nello stile di vita di siracusani e catanesi; di una cosa però siamo certi: una bella partita di calcio con Gerone I, Ducezio, Alcibiade e Dionisio il Vecchio protagonisti l’avremmo voluta vedere, magari con in palio le due città e con lo stemma delle squadre al petto, proprio come nella foto che vi abbiamo proposto. Quanto meno, ci sarebbero state delle morti non atroci ma per vecchiaia e un motivo per cui fare baldoria sul campo e allo stadio…