Il multitasking causa danni cerebrali

Il multitasking causa danni cerebrali

Chi crede che svolgere più mansioni simultaneamente sia segno di genialità, in realtà, non sa che si sta infliggendo danni cerebrali. Secondo una ricerca del neuroscienziato Daniel J. Levitin, direttore del Laboratory for Music, Cognition and Expertise alla McGill University di Montréal, in Canada, e autore del fortunato saggio The Organized Mind: Thinking Straight in the Age of Information Overload, l’abilità di eseguire più funzioni in contemporanea rende meno produttivi e comporta, in alcuni casi, la riduzione del quoziente intellettivo fino a 10 punti.

«Anche se pensiamo di riuscire a fare diverse cose nel medesimo tempo – ha dichiarato il dott. Levitin al giornalista Ruggiero Corcella del Corriere della Sera – stiamo cedendo a un’illusione tanto potente quanto diabolica. Earl Miller, un collega del MIT e uno dei massimi esperti mondiali di attenzione divisa, assicura che il nostro cervello ‘non è cablato bene per il multitasking’. Quando la gente pensa, erroneamente, di riuscire a dividersi tra molteplici incarichi, in verità sta solo passando da un compito all’altro molto rapidamente e ogni volta che lo fa c’è un ‘costo cognitivo’».

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Tale costo consiste nell’immissione in circolo di una maggiore quantità di cortisolo e adrenalina, l’ormone dello stress e il mediatore chimico che induce gli esseri viventi a combattere o fuggire in contesti di pericolo; entrambi i neurotrasmettitori annebbiamo i processi logico-razionali dell’emisfero sinistro, eccitando invece il destro che produce una valanga d’immagini angosciose e perturbanti. Il sovraccarico d’informazioni, inoltre, abitua la corteccia prefrontale a distogliere l’attenzione da un singolo processo per indirizzarla di continuo verso gli altri; così, oltre a venire meno la concertazione, si erode il “meccanismo della ricompensa”.

Una volta danneggiato, in seguito all’eccessiva produzione di oppioidi endogeni (le stesse sostanze chimiche psicoattive presenti nell’oppio e sintetizzate dal sistema immunitario), l’individuo cade in uno stato di trance duraturo con effetti simili a quelli che è possibile riscontrare dopo l’assunzione di morfina, farmaci psicotropi e droghe leggere.

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Riassumendo, in costi metabolici, ogni volta che il cervello porta a termine un’operazione del genere, spostando l’attenzione da un’attività all’altra, vengono consumati in copiose dosi e all’istante glucosio e ossigeno. «Il cervello brucia il combustibile così rapidamente – conclude Levitin – che ci sentiamo esausti e disorientati per l’intera giornata. Abbiamo letteralmente impoverito i nostri nutrienti. Questo genera un comportamento aggressivo e impulsivo con compromessi nelle prestazioni cognitive e fisiche. Al contrario, svolgere le azioni in modo sequenziale e attivare la ‘modalità esecutiva centrale’, controllata dal cingolo anteriore e dal corpo striato, comporta un minore utilizzo di energia rispetto al multitasking e di fatto riduce la necessità di glucosio per un singolo organo, l’encefalo».

Alberto Molino