Dissesto idrogeologico: cos’è e come si può scongiurare?

Dissesto idrogeologico: cos’è e come si può scongiurare?

I dati sono particolarmente allarmanti: su 390 comuni, ben 277 ricadono in aree soggette a rischio idrogeologico. Da Palermo a Messina, da Trapani alla costa jonica, le urgenze si fanno sempre più pressanti.

A confermarlo sono gli ultimi episodi di maltempo che hanno letteralmente messo in ginocchio intere città, in balia di veri e propri fiumi in piena.

La Sicilia, come d’altra parte le altre Regioni d’Italia, annovera una lunga serie di catastrofi legate ai fenomeni di natura idrogeologica.

Nei prospetti che seguono viene presentato un primo censimento degli eventi rilevanti di cui si ha notizia dal 1400 al 2000 con un dettaglio riferito al periodo 1900-2015;

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Ma quali sono le principali cause del dissesto?

In Sicilia si riscontrano moltissime anomalie idrauliche soprattutto in corrispondenza degli agglomerati urbani, spesso di quelli costieri, laddove sono stati disattesi i più elementari criteri volti al rispetto del deflusso naturale delle acque superficiali. Semplificando, le cause risiedono principalmente in: Interferenze tra corsi d’acqua e viabilità o ostruzioni significative degli attraversamenti a causa di vegetazione infestante, sedimenti o detriti; trasformazioni, anche radicali, delle geometrie dei corsi d’acqua (restringimenti, deviazioni, tombinature, ecc), o assenza di continuità idraulica monte-valle (torrenti che sboccano su strade o si perdono nelle campagne), o strade che si sviluppano lungo i corsi d’acqua; interferenze tra corsi d’acqua ed edificato, sbarramenti dei tracciati dei corsi d’acqua a seguito di realizzazione di fabbricati o torrenti trasformati in strade in ambito urbano e/o extraurbano (cosiddetti alveistrada).

Come si scongiura il rischio del dissesto idrogeologico?

Con il PAI (Piano per l’assetto idrogeologico) ogni Regione mette in campo “strumenti conoscitivi, normativi e tecnico-operativi mediante i quali sono pianificate e programmate le azioni, gli interventi e le norme d’uso riguardanti la difesa dal rischio idrogeologico del territorio”.

Il Piano per l’Assetto Idrogeologico è, dunque, uno strumento chiave che svolge sostanzialmente 3 funzioni: una funzione conoscitiva, che comprende lo studio dell’ambiente fisico e del sistema antropico, nonché della ricognizione delle previsioni degli strumenti urbanistici e dei vincoli idrogeologici e paesaggistici; la funzione normativa e prescrittiva, destinata alle attività connesse alla tutela del territorio e delle acque fino alla valutazione della pericolosità e del rischio idrogeologico; la funzione programmatica, che fornisce le possibili metodologie d’intervento finalizzate alla mitigazione del rischio, determina l’impegno finanziario che occorre e la distribuzione temporale degli interventi.

In poche parole, servono buon senso, prevenzione e responsabilità.