Catania, celebrato il funerale di Salvatore La Fata. Assenti le istituzioni

Catania, celebrato il funerale di Salvatore La Fata. Assenti le istituzioni

CATANIA – Nessun rappresentante delle istituzioni. Nessuna corona di fiori. Nessun vigile urbano per chiudere la strada. Non si è presentato nessuno di alto retaggio istituzionale al funerale di Salvatore La Fata, l’operaio deceduto lo scorso 30 settembre dopo una lunga agonia a seguito del suo disperato gesto.

L’uomo si era cosparso di benzina e si era dato fuoco in piazza Risorgimento, dopo che alcuni vigili urbani avevano sequestrato la sua povera bancarella di frutta e verdura che gli consentiva di guadagnare qualche spicciolo dopo che aveva perso il lavoro di operaio edile.

Un corteo composto e silenzioso ha accompagnato la salma di Salvatore La Fata nella parrocchia del Sacro Cuore ai Cappuccini, in via Santa Maria della Catena. C’era un riserbo e un atroce dolore che però era trattenuto con la grazia di chi è umile e viene dal popolo. C’era un popolo con il volto solcato dalla fatica di vivere onestamente per guadagnare il pane da portare in famiglia.

la fata

A pochi chilometri di distanza un’altra Catania ha celebrato il vertice della Nato. Si è parlato di immigrazione e di disperazione nell’area del Mediterraneo. Ai disperati dei Cappuccini, di piazza Palestro, di via Plebiscito, di piazza Risorgimento nessun ministro e nessun sindaco è venuto a portare una parola di conforto.

Una città blindata e sorvegliata per due giorni con incredibili misure di sicurezza non ha saputo nemmeno chiudere la piccola via Santa Maria della Catena.

la fata

La funzione religiosa è stata celebrata dall’arcivescovo di Catania Salvatore Gristina che, con le parole dell’uomo di Chiesa, ha cercato di consolare l’immenso dolore dell’intera comunità.

“Il Signore – ha detto durante l’omelia l’arcivescovo – ha detto che gli stanchi e gli oppressi sarebbero andati con lui, noi siamo stanchi e oppressi ma cerchiamo di non chiuderci nella disperazione”.

sindacati la fata

Poi Gristina ha analizzato le cause della morte di La Fata: la mancanza di lavoro e di prospettive. “In questi ultimi tempi piangiamo molte morti legate alla crisi. Ci sono tanti giovani, tanti padri e tante madri che non riescono a trovare lavoro. Il mondo lavorativo è una valle di lacrime dove ci sono tanti piangenti”.

Monsignor Gristina si è soffermato sulla “responsabilità delle istituzioni, delle imprese e dei sindacati” ma ha anche detto che “nessuno ha la bacchetta magica quindi tutti abbiamo il dovere di costruire una società giusta”.

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Un cielo cupo e gonfio di pioggia ha accompagnato l’uscita dalla chiesa della bara di Salvatore La Fata. Le saracinesche abbassate delle attività commerciali indicavano il rispetto per un lutto avvertito da un’intera città. Presenti alle celebrazioni anche gli esponenti della triplice sindacale.

Il prossimo 6 ottobre il sindaco ha dichiarato il lutto cittadino. Qualcuno di vertice, a livello regionale e cittadino, avrebbe potuto far sentire la sua presenza anche durante l’ultimo saluto a un uomo ucciso dalla disperazione e dalla crisi.