Quando un emoji disturba l’Occidente

Quando un emoji disturba l’Occidente

«Anche le donne musulmane meritano di essere rappresentate», è con queste parole che Rayouf Alhumedhi, una quindicenne di origini saudite, si è rivolta tramite un’email a Unicode Consortium, l’ente a livello internazionale con il compito di garantire un sistema universale per l’invio di caratteri speciali. Si tratta degli emoji, simboli pittografici divenuti popolari nel Paese del Sol Levante alla fine degli anni ’90 e oggi comunemente utilizzati in SMS, MMS, messaggi di posta elettronica e chat.

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«Faccio i complimenti a Unicode per la diversificazione degli emoji portata avanti in questi anni – ha scritto nella missiva – ma non ci si deve fermare adesso», partendo dal presupposto che così come per i gruppi multietnici (la ragazza si riferisce agli omini a cui è possibile cambiare il colore della pelle, ndr) e le coppie omosessuali, anche le donne di fede musulmana hanno il diritto di possedere e potere utilizzare una propria rappresentazione stilizzata.

Il caso di Rayouf, che trova il sostegno di Alexis Ohanian, il creatore di Reddit, non è l’unico. Già nel 2015, in Australia, era stata lanciata una petizione online rivolta, oltre che al boss di Unicode Consortium, Mark Davis, anche al CEO di Apple, Tim Cook. Per raggiungere l’obiettivo minimo di 2.500 firme, attualmente, ne mancano 350. Rayouf e la sua comunità chiedono, in breve, l’inserimento dell’emoji di una donna indossante l’hijab, il tipico velo islamico che nasconde i capelli, le orecchie e la nuca, ma lascia visibile il volto. Nondimeno, qualora tali richieste venissero accolte, prima della reale aggiunta dell’immaginetta potrebbero trascorrere anni. In media, ogni 365 giorni vengono inserite soltanto 60-70 emoji che, prima di approdare sulle tastiere degli utenti, devono ottenere un lasciapassare unanime dalle aziende leader nel settore: Apple, Google, Microsoft, Facebook, Twitter, ecc.

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Riusciranno, anche in questa occasione, i colossi dell’Occidente a mettersi d’accordo su una tematica tanto scottante quanto importante per il dialogo interreligioso? Aspettando il prossimo aggiornamento.

Alberto Molino