Primo passo per il piano rifiuti: termovalorizzatori a Palermo e Catania

Primo passo per il piano rifiuti: termovalorizzatori a Palermo e Catania

PALERMO – Alla fine i termovalorizzatori saranno almeno sei, o meglio: per due impianti, a Palermo e Catania, si usa esplicitamente la dicitura “termovalorizzazione”, mentre per gli altri quattro più piccoli si parla di “tecnologie diverse dalla combustione”. 

Il piano che il dirigente generale del dipartimento Rifiuti Maurizio Pirillo ha sottoposto al ministro dell’Ambiente Gian Luca Galletti riceve un sostanziale via libera da Roma: Galletti, che all’incontro si è presentato con il direttore generale del ministero Mariano Grillo e con una folta schiera di altri dirigenti, ha aperto alla possibilità che gli impianti siano più di due, a patto che il totale dell’immondizia smaltita raggiunga invece le 700 mila tonnellate all’anno.

La tesi della Regione è molto semplice: le due città maggiori producono le più grandi quantità di rifiuti, quindi è naturale costruire gli impianti più importanti lì. Per questa ragione nasceranno due termovalorizzatori gemelli da 200 mila tonnellate, strutture cioè non troppo grandi che eviteranno la congestione del trasporto di immondizia.

Le altre 300 mila saranno distribuite in quattro piccoli impianti da 60-80 mila tonnellate all’anno: ne nascerà uno a Messina, uno fra Ragusa e Siracusa, un altro fra Enna e Caltanissetta e un altro ancora fra Agrigento e Trapani. Il nuovo piano, però, lascia la porta aperta alla possibilità che gli impianti siano di più, fino a un massimo di 18. Le strutture, come la Regione aveva già fatto sapere nei mesi scorsi, potranno essere realizzate solo nelle discariche pubbliche attive, in quelle dismesse e all’interno, o a ridosso, delle aree industriali.

Fra le altre tecnologie invece potrebbero rientrare i liquefattori, impianti che ricavano acqua per l’agricoltura, metano ed energia dall’immondizia. Il nodo, adesso, riguarda la raccolta differenziata perché i termovalorizzatori (o “tecnologie diverse”) da 700 mila tonnellate bastano solo se la raccolta differenziata è al 65 per cento, un dato dal quale la Sicilia è ben lontana: il ministero, dunque, ha chiesto alla Regione di far partire immediatamente delle diffide indirizzate ai Comuni più lenti. Nel mirino gli enti locali che non hanno rispettato l’obiettivo di far crescere la differenziata del 3 per cento da giugno ad agosto.