Morto l’ambulante che si è dato fuoco per disperazione in piazza Risorgimento

Morto l’ambulante che si è dato fuoco per disperazione in piazza Risorgimento

CATANIA – Non ce l’ha fatta a sopravvivere avendo ustioni sul settanta per cento del corpo e dopo undici giorni di agonia è morto Salvatore La Fata, l’ex operaio edile di 57 anni che il 19 settembre scorso si è dato fuoco in piazza Risorgimento a Catania. 

Un gesto estremo compiuto dopo che i vigili urbani gli avevano sequestrato tre cassette di olive, cipolle e fichi d’india che vendeva con la sua bancarella abusiva nel quartiere San Leone. L’uomo, lo ricordiamo, aveva raggiunto il rifornimento della zona e si era cosparso di benzina dandosi fuoco in mezzo alla strada.

Grande la rabbia dei familiari e del fratello Vincenzo che aveva parlato ai nostri microfoni. Salvatore era un ex operaio edile che aveva perso il lavoro ma doveva mantenere una famiglia.

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A causa delle ustioni riportate, l’ambulante aveva anche difficoltà a respirare e in un primo momento l’equipe medica dell’ospedale Santa Marta e Santa Venera di Acireale monitorava costantemente le sue funzioni vitali. L’uomo poi è stato trasportato al Cannizaro di Catania dove è morto questa mattina dopo le undici. Le sue condizioni erano apparse gravissime sin dal primo momento.

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Una morte terribile segno di una disperazione dilagante.

La famiglia, che si è affidata ad un legale, ha annunciato di sporgere denuncia nei confronti dei vigili urbani per istigazione al suicidio.

“Il lutto non basta, le frasi di circostanza suonano stonate. È una tragedia che colpisce tutte le nostre famiglie – affermano i segretari di Cgil, Cisl, Uil, Fillea, Filca e Fineal di Catania – e impone di mettere al centro di ogni dibattito azioni immediate per far ripartire il lavoro produttivo”.

E intanto ieri mattina un’altra manifestazione di disperazione si è avuta in via Pietro Carrera. Nel consorzio multi servizio “Elios” dove un ex dipendente ha minacciato di darsi fuoco. È dovuta intervenire la polizia per fermare l’uomo che era preda dell’angoscia per la mancata corresponsione di otto mensilità.