Angelo Villari, l’assessore asociale

Angelo Villari, l’assessore asociale

CATANIA – Per capire il valore dato all’assessorato affidato ad Angelo Villari basterebbe dare un’occhiata al sito istituzionale del Comune di Catania. Villari è l’unico componente della Giunta senza una scheda personale. Inutile cliccare sul suo nome. Per gli altri assessori si apre una scheda ricca di informazioni anagrafiche e professionali. Per Villari, niente.

Foto1Il cittadino non viene informato, non gli è permesso di sapere chi sia il paladino al quale il sindaco Vincenzo, detto Enzo, Bianco ha affidato l’organo più delicato, più importante, quello che qualsiasi amministrazione dovrebbe avere più di tutti a cuore, quello che non dovrebbe fare dormire la notte, quello che dovrebbe togliere l’appetito, quello che dovrebbe concedere di potersi guardarsi allo specchio senza vergognarsi, imbarazzarsi, qualora si fosse capaci di onesta autocritica. Stiamo riferendoci all’assessorato che è stato denominato “Armonia Sociale e Welfare”. Con delega alle “Azioni per la casa e la famiglia disabilità”. Stiamo riportando testualmente così come è stato scritto sempre sul sito istituzionale. Sono dettagli insignificanti o inutili pignolerie? Ognuno è libero di pensarla come vuole. Per noi, invece, raccontano molto, moltissimo.

Notiamo una reboante “Armonia Sociale” con le maiuscole, così come il “Welfare”, cioé quel sistema che dovrebbe garantire ai cittadini la fruizione dei servizi sociali ritenuti indispensabili. Insomma, due definizioni per lo stesso concetto. Evidentemente fa più figo, così come si usa dire oggi. Eppoi le “Azioni per la casa” con una bella maiuscola che sa di determinazione. Ma ecco “famiglia disabilità”. A parte l’assenza della virgola che rende il significato un esercizio linguistico, quelle minuscole perché? Forse perché al Comune di Catania delle famiglie e dei disabili non gliene può fregar di meno? Sì, deve essere così, un’ammissione da sapere leggere. L’abbiamo letta.

Confortati da quel che finora ha fatto Angelo Villari per la pancia dei catanesi, per la loro sofferenza, per la loro sopravvivenza: niente. Niente di niente. Zero. Più inutile della definizione “Armonia Sociale” e della cliccata sul suo nome. Prima l’esordio con una gaffe da primato siderale: copia e incolla del regolamento unico su tutti i servizi sociali del Comune di Bologna spacciato per sua genialata al Consiglio Comunale. Ma Catania non è Bologna e l’amministrazione lo ritira precipitosamente affermando di dovere apportare delle modifiche. Il regolamento non è stato più sottoposto al giudizio dei consiglieri. Come se non fosse mai esistito. Perché Villari non esiste. Non ha idea di cosa fare.

Certo, quando è stato presentato ufficialmente da Bianco due anni fa, è stato sincero, affermando “Sono come uno scolaro al primo giorno di scuola” e affrontando subito uno dei nodi più ingarbugliati: “Gli asili nido erano stati praticamente chiusi dalla Giunta precedente. Prenderò contezza dei problemi continuando il lavoro di chi mi ha preceduto (Trojano, nda). Lasciatemi il tempo di capire tutto”. E dire che, lo diciamo ai cittadini che il Comune non si è premurato di informare, è l’ex segretario generale della Cgil di Catania. Un ex segretario, attivo, attivissimo, disponibile, disponibilissimo, sempre in prima fila nei cortei, che non ha mai mancato occasione per dire la sua davanti alle telecamere o per rilasciare dichiarazioni alla carta stampata e digitale, sempre indignato, ipercritico nei confronti delle passate Giunte. Insomma, il massimo dirigente catanese della più grande sigla sindacale che si presenta dichiarando di dovere studiare e capire vicende fino a poco tempo prima pane quotidiano di qualsiasi rappresentante dei lavoratori e dei cittadini in difficoltà un campanello d’allarme lo aveva fatto urlare. Di quei campanelli che si spengono nel riso amaro dell’assuefazione, del così vanno le cose a Catania. Ti prendono in giro e devi dire bravo, forza, grazie. Così il sindacalista catanese che da assessore scopre che deve studiare le vicende catanesi non si raccapezza.

E dopo la gaffe da guinness lascia le cose come stanno, come le avevano realizzate i predecessori criticati. Il modello della esternalizzazione della gestione di servizi sociali alle cooperative amplificato dall’ex assessore dell’amministrazione Stancanelli, Carlo Pennisi, viene abbracciato. Un modello gestito da Pennisi con maggiore oculatezza rispetto al passato, nonostante le critiche di un Villari che poi, però, lascia tutto al suo posto. Anzi, no: entra a fare parte di quell’ingranaggio sgangherato messo insieme da Bianco incapace di proteggere la dignità dei lavoratori delle cooperative e di garantire, quindi, i servizi ai cittadini più bisognosi. Quelli che hanno proiettato la Sicilia al primo posto della deprimente classifica dell’Ipe, l’Indice di povertà educativa redatto dall’Istat. Perché non si investe sugli asili nido, in strutture per proteggere ed educare i bambini, aiutare i genitori a farli crescere.

La situazione a Catania è disastrosa. Da un lato i cittadini abbondonati al loro destino, dall’altro gli impiegati delle coop che non ricevono da mesi gli stipendi, nel mezzo chi dovrebbe pagare gli stipendi che addossa le colpe al Comune moroso. Ma è un gioco al rimpallo. Guardate il documento. È l’articolo 10 del capitolato d’appalto per l’assegnazione del servizio ausiliario negli asili nido comunali.

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Rivela che i lavoratori devono essere pagati. Cascasse il mondo. Non importa se il Comune è moroso. Chi gestisce una cooperativa, poiché è da anni che si va avanti così in nome della crisi, se accetta di rischiare di entrare in rapporti con l’amministrazione pubblica, deve garantire il fine mese a chi ha lavorato. Lo dice l’articolo 10. E se non paga gli stipendi scattano sanzioni, fino alla revoca dell’appalto. Ma si gioca al rimpallo. Il Comune non obbliga a pagare con gli strumenti a disposizione, chi gestisce la cooperativa non denuncia per non rischiare di inimicarsi l’amministrazione e continua a mettere il piatto a tavola grazie, per esempio, a fidi bancari. Chi ne paga le spese? Il lavoratore. E il cittadino. Il tutto con tanto di spreco di fondi Pac stanziati da Roma.

Certo, Villari starà ancora studiando. Prossimamente farà sua l’idea di Pennisi di ricorrere ai voucher, da erogare a chi ne ha diritto per poi spenderli in strutture legate al Comune. Intanto Catania resta la città negata ai bambini, agli anziani, ai disabili. È una trappola per chi non è sorretto dalla stampella dell’istruzione e dal dono della salute o della totale efficienza fisica. L’emergenza casa è un dramma ormai radicato a Catania. Sono centinaia le famiglie costrette a dormire in macchina o in condizioni disumane. E di “Azioni per la casa” non si ha traccia. Parole molte. Ma fatti nessuno. Perché Villari non le sapeva certe cose. Facciamolo studiare. E che diamine.

Alessandro Sofia