Il venerdì nero di Bianco tra rimproveri ad assessori e dramma sulla pista ciclabile

Il venerdì nero di Bianco tra rimproveri ad assessori e dramma sulla pista ciclabile

CATANIA – La cazziata sarebbe stata di quelle toste. Enzo Bianco su tutte le furie, perché la tensione è palpabile, il sindaco di Catania sorride pubblicamente, ma in privato è altra storia. Probabilmente vorrebbe porre fine all’incredibile serie di flop, cadute di stile, gaffe e chi più ne ha più ne metta, ma… Ma ecco Luigi Bosco e Saro D’Agata a rapporto d’urgenza. È accaduto venerdì mattina, quando l’assessore alle Infrastrutture e l’assessore alla Mobilità sono stati convocati dal furibondo Bianco.

Il sindaco avrebbe scoperto che ai due assessori sarebbe sfuggito un progetto che sta a cuore all’Anci, l’Associazione Nazionale dei Comuni Italiani. Lo avrebbe scoperto giovedì pomeriggio, a Roma, in Campidoglio, dove ha fatto l’intervento conclusivo al Consiglio Nazionale dell’Anci, organo del quale è presidente.

Si tratterebbe di una linea aerea leggera per il trasporto pubblico della quale Bosco e D’Agata non avrebbero nemmeno idea di cosa si trattasse. Tant’è che avrebbero incassato senza fiatare, costernati, prontissimi a rimediare celermente.

Così, adesso, si dovrebbe reperire in fretta qualcosa come non meno di 50 milioni di euro per realizzare una linea esterna, una metropolitana leggera, che colleghi da un capo all’altro Catania. Cioè, dall’oggi al domani bisognerebbe mettere mano ad un progetto che mica si realizza in un batter d’occhio, che non può essere inserito come se fosse uno sfizio improvviso nel Piano Generale del Traffico o nella Brt 2, il Bus Rapid Transit, quello che dovrebbe velocizzare il trasporto pubblico urbano, favorendo l’abbassamento dei livelli di inquinamento provocato dagli idrocarburi.

Fonti qualificate, oltre a confermarci la notizia delle mega stiracchiata di orecchie agli assessori, oltre a confermarci un Bianco paonazzo e con le vene del collo a rischio implosione, ci ha rivelato pure che il progetto sì, dovrà essere buttato giù, perché il sindaco non vuole sentire ragioni, ma che non ci sono le risorse per renderlo concreto. Per essere ancora più chiari: “Il Comune non ha la capacità per gestire un’opera del genere. Non abbiamo un euro da potere investire”. L’unica soluzione possibile sarebbe l’intervento dei privati. Un project financing e non se ne parla più. Ma non è facile trovare gli sponsor, convincere a investire in qualcosa che attualmente nemmeno chi dovrebbe avere le idee chiare su quel che dovrebbe proporre sa di cosa si tratti esattamente, di dove e come dovrà prendere forma.

È una vicenda che fa il paio con molte altre. È una vicenda che la dice lunga su come vadano realmente le cose a Catania. C’è un sindaco chiuso nella sua stanza, assorbito dai suoi interessi e una Giunta simile ad un drappello senza guida, che marcia disordinato, che si smarrisce e viene richiamato all’ordine da un maestrino distratto, in tutt’altre faccende affaccendato, e non da un leader che si lancia alla carica in testa con determinazione alla conquista di obiettivi condivisi, dando l’esempio, dopo avere tratteggiato una strategia vincente.

Un venerdì nero, quello di Bianco. Nemmeno il tempo di sbollire l’arrabbiatura, che giunge la notizia del sangue di un centauro sull’azzurro della pista ciclabile. E tutto si intreccia in un beffardo, drammatico gioco del destino, perché l’incidente che ha provocato un serio trauma cranico e addominale al motociclista tradito dal cordolo non visibile della corsia riservata ai ciclisti, inaugurata nonostante ancora non sia stata completata e adeguatamente testata, riguarda sempre il nodo della mobilità, dell’ammodernamento di una città che sembra pressata in un tunnel senza via di uscita. Una città dove si cazziano gli assessori che ti fanno cadere dalle nuvole alla riunione dell’Anci; assessori non apparsi dal nulla, ma scelti, voluti. E poi si resta in silenzio quando si apprende che un cittadino è in prognosi riservata perché, forse (ma basterebbe l’ipotesi per scuotere dalla testa ai piedi), vittima di qualcosa che andava valutato, verificato, coscienziosamente, adeguatamente. Come se non fosse più affar di chi credeva di pedalare gagliardo e invece sta fermo, lontano, arroccato, in attesa della prossima festa privata, della prossima autocelebrazione, fra signorsì e imbonitori, questuanti e saltimbanchi. Come in un quadro di Bruegel, il Vecchio.

Alessandro Sofia