1° Maggio tra vertenze e cattiva gestione: la festa di quali lavoratori?

1° Maggio tra vertenze e cattiva gestione: la festa di quali lavoratori?

CATANIA – Domani 1 maggio sarà la festa dei lavoratori. Ma quali? Dati alla mano, infatti, quasi la metà dei siciliani si trova senza lavoro.

Per essere più precisi, nel 2015 circa il 40% dei siciliani ha dichiarato di non lavorare. A prendersi lo scettro delle città con meno occupazione sono le province dell’entroterra, come Enna (25%) e Caltanissetta (23,7%). Una situazione legata anche all’età media dei residenti e alla fuga della maggior parte dei giovani in cerca di fortuna verso centri urbani più gettonati.

Una fortuna non tanto facile da trovare, dato che anche le altre città non sono messe meglio. Anche Palermo, Siracusa, Trapani, Messina, Ragusa e Agrigento fanno registrare valori di disoccupazione oltre il 20%. Mentre Catania si attesta intorno al 19%. Numeri alti, che danno un quadro generale della difficile situazione occupazionale nell’Isola, nonostante le innumerevoli iniziative.

Ricorderanno tutti il Piano Giovani e la Garanzia Giovani. Il primo rivelatosi un vero e proprio buco nell’acqua. Il secondo, invece, andato in porto tra difficoltà, polemiche e dubbi di vario genere. E ancora, che dire della gestione a dir poco discutibile di alcuni casi da parte dei dirigenti e dell’amministrazione?

Non ultimo quello legato al Teatro Stabile, trasformato da fiore all’occhiello della città di Catania a pessimo esempio di gestione economica e non solo. Per non parlare della situazione Almaviva. Oltre 1.600 dipendenti che rischiano il posto a Palermo e molti altri in Italia. Solo colpa dell’azienda o anche di alcune leggi che favoriscono le commissioni al ribasso mettendo in crisi i call center?

Appena un anno fa, Rosaria Rotolo della Cisl aveva ribadito ai nostri microfoni che “gli ultimi dati rappresentano un mezzogiorno arretrato, con una crisi che coinvolge tutte le regioni del Sud. Se non si metteranno in campo interventi determinanti, a restare gravemente compromessa sarà l’economia dell’intero paese”.

E oggi cosa è cambiato?