Scandalo Camera di Commercio Sicilia orientale: “Chiediamo trasparenza e imparzialità”

Scandalo Camera di Commercio Sicilia orientale: “Chiediamo trasparenza e imparzialità”

CATANIA – “Avremmo voluto più trasparenza e imparzialità. Ci è stato negato l’accesso agli atti, ma adesso abbiamo i documenti che ci servivano e abbiamo scoperto cose molto gravi”. Sbatte i pugni sul tavolo Domenico Bonaccorsi di Beburdone, presidente di Confindustria Catania.

Dietro la costituzione della Camera di Commercio di Catania, Ragusa e Siracusa della Sicilia orientale ci sarebbero, infatti, delle anomalie. Fatto emerso da alcuni dati raccolti da Confindustria e da trenta associazioni di categoria che chiedono chiarezza sulla formazione della super Camera.

Come evidenzia Enzo Taverniti, presidente di Confindustria di Siracusa, “è incredibile e inspiegabile che per vedere gli atti per l’assegnazione dei seggi siamo dovuti ricorrere alle vie legali. E, poi, appena li visioniamo, ci rendiamo conto che ci sono stati registrati ben 20 mila addetti in meno di quelli effettivi, mentre ad altri enti ne sono stati tagliati appena 3 mila. E, in alcuni casi, dove c’è maggiore competizione, sono addirittura aumentati!”.

E che dire delle imprese dichiarate? “Dal 2010 ad oggi – spiega Taverniti – il numero di aziende si è ridotto da 82.365 a 80.131. Ma non si capisce come, solo a Catania, ne risultino registrate 8.877 in più. E, cosa ancora più strana, il 57% fa capo a Confcommercio e il 31% alle famigerate associazioni FAPI ed Euromed. Se dobbiamo perdere è perché abbiamo meno associati, non perché qualcuno fa il furbo”.

Si potrebbe, dunque, gridare allo scandalo, soprattutto tenendo conto dei metodi di controllo, che risultano poco chiari, complice la mancanza di un preciso regolamento: “Il commissario non può chiederci – tuona Giuseppe Gianinoto, presidente della Confederazione Nazionale Artigiani – di presentare le verifiche al 100% in 5 giorni compreso il sabato e la domenica, mentre ne ha concessi molti di più per effettuare dei controlli in percentuali inferiori”.

Inoltre, sullo sfondo, compare lo scenario della falsificazione. Oltre 50 aziende, infatti, risultano appartenenti ad altri enti senza averne fatto richiesta. Mentre in altre circostanze sono stati riscontrati dei duplicati. Possibile che un’azienda si iscriva in 2, 3 o 4 elenchi di associazioni diverse? Come evidenziato da Confindustria, “è come se un cittadino potesse esprimere più volte il proprio voto alle elezioni”.