Crocetta contro Digiacomo: accuse, scintille e veleni

Crocetta contro Digiacomo: accuse, scintille e veleni

PALERMO – C’è chi gioca di sciabola, scagliando fendenti in maniera rozza ma efficace, c’è chi gioca di fioretto, andando a colpire chirurgicamente l’avversario. Sciabola e fioretto oggi si sono scontrati in un duello senza esclusioni di colpi, apice di un malessere che covava e ardeva sotto la brace da diverso tempo ed esploso in tutta la sua virulenza nelle ultime ore.

La sciabola l’ha sguainata Rosario Crocetta. Da attore consumato dei palcoscenici della legalità e dell’antimafia il governatore, nel corso della conferenza stampa di presentazione del nuovo ddl per la formazione, ha sfoderato un attacco dei suoi contro l’onorevole Giuseppe Digiacomo, presidente della commissione Sanità.

“A proposito di Digiacomo – ha detto – ecco chi è. Lui è quello che mi ha presentato un elenco di raccomandazioni. Non ho mai visto in vita mia una cosa del genere!”. E così il presidente ha mostrato ai cronisti un foglio con una serie di nominativi e in calce la firma di Digiacomo.

Secondo Crocetta l’elenco sarebbe stato stilato dal deputato regionale per segnalargli delle raccomandazioni in provincia di Ragusa: si tratta di un elenco di autisti – soccorritori della Seus.

L’ANTEFATTO. Cosa ha portato a questo livello, così alto, di scontro? Innanzitutto l’area di appartenenza (cuperliana) di Digiacomo. È quella che ha rotto con il presidente della Regione e che, ufficialmente, ha ritirato il sostegno al governo. In più, tra i due, è in corso una querelle sulle nomine dei manager della sanità.

Il casus belli è la revoca delle nomine di Paolo Cantaro e Angelo Pellicanò all’Asp di Catania. Per il presidente Digiacomo i due sono stati fatti fuori e ha parlato di “indebite pressioni” per l’annullamento degli incarichi conferiti.

Secondo un decreto del governo Renzi non possono essere attribuiti incarichi manageriali a pensionati. Vi rientrano dunque Cantaro e Pellicanò, anche se la nomina è avvenuta un giorno prima dell’uscita del decreto, il 24 giugno.

Il governo Crocetta ha chiesto parere prima all’ufficio legale che aveva dato il via libera e poi all’avvocatura dello Stato che invece, per due volte,  ha contraddetto l’ufficio legale. Così Crocetta e l’assessore Borsellino spingono per la revoca,

La reazione di Digiacomo è stata pesante: “Vi sono state pressioni indebite per orientare i pareri riguardo alla nomina a direttore generale del Policlinico di Catania e del Cannizzaro e per fare fuori Cantaro e Pellicanò”.

“È una cosa che sappiamo bene io e altre persone. Sarebbero questi – ha sottolineato il deputato Pd – i comportamenti dei cosiddetti moralizzatori della Sicilia?”.

La procura etnea ha aperto un’inchiesta conoscitiva sul caso su input di un’associazione di consumatori.

IL FOGLIO. Così torniamo a bomba sul foglio sbandierato da Crocetta che ricorda il libro mastro di Raffaele Lombardo in formato excel, dove si trovavano nomi e favori. “Vedete chi è Digiacomo – ha affondato il presidente – Sono convinti che tutti siano come loro ma non è così. Quando ha attaccato il governo sui manager della sanità a Catania era per vendicarsi del fatto che delle sue raccomandazioni non avevamo tenuto conto”.

Touchè? Neanche per idea. Il presidente della commissione sanità ha immediatamente convocato una conferenza stampa. Clima incandescente con Digiacomo al vetriolo: “Ormai siamo al diktat: nessuno tocchi Saro”.

Riguardo al famoso foglio mostrato da Crocetta Digiacomo afferma: “E queste sarebbero raccomandazioni? Non vi nascondo un certo imbarazzo, perché il martellamento del presidente della Regione e dei suoi collaboratori, teso a delegittimarmi, è ormai insopportabile”. Per il deputato si tratta di “spostamenti del personale autista-soccorritore in modo tale che diversi lavoratori possano lavorare vicino alla propria residenza o luogo di lavoro scelto rispettando la graduatoria regolando così le postazioni al numero degli addetti con i criteri dell’assessorato”.

Aggiunge il deputato del Pd: “Io non ho consegnato questa nota a Crocetta. Ho anche detto che questi interventi dovevano rispettare la graduatoria e i procedimenti propri dell’assessorato. Ora io penso che in Sicilia abbiamo bisogno di tutto piuttosto che di questa specie di diktat secondo cui chi tocca Saro muore. La Sicilia di tutto può farsi carico, tranne che del senso del ridicolo”.

“Noi stiamo andando verso il ridicolo – ha proseguito – ovviamente i miei legali stanno verificando cosa fare, anche a tutela delle persone coinvolte. Sto verificando se c’è un reato di calunnia. Poi, per carità, se il presidente della Regione vorrà chiedere scusa a me e a queste persone, la chiudiamo qui”.

Sulla questione delle nomine Digiacomo ha chiarito: “Crocetta dichiara oggi di essere angosciato per il timore di un abuso d’ufficio sulla revoca di Cantaro e Pellicanò. In un intervento di ieri io ho sottolineato che la giunta si stesse spingendo un po’ più un là. Sui manager, io ribadisco: rimango sconcertato. Francamente mi sarei astenuto, se fossi stato l’avvocato dello Stato, nel profondere più di un parere nel quale è possibile immaginare una controversia”.

Infine Digiacomo con il fioretto punge Crocetta: “Faccia paura a casa sua. A me non fa paura”.

Foto Flickr Prisco cc license