Maltrattato dal padre, lo obbligano a incontrarlo

Maltrattato dal padre, lo obbligano a incontrarlo

CATANIA – Il padre lo maltratta e abusa di lui, ma gli assistenti sociali pretendono che il bambino incontri il genitore. È l’agghiacciante vicenda che coinvolge il figlio di una coppia in fase di separazione: una mamma amorevole, che cerca di aiutarlo in ogni modo e un padre che, come evidenziato dai periti del tribunale, presenta “considerevoli tratti di personalità narcisistica, paranoide, ossessiva-compulsiva che meritano un’adeguata attenzione clinica”.

Il bambino, che oggi ha otto anni, ha manifestato negli anni i problemi psico-fisici che una situazione come la sua comporta e continua a mostrare un rifiuto assoluto della figura del padre, che, come lui stesso dichiara a gran voce, non vuole incontrare.

Le sue richieste, però non sono state prese in considerazione dalla neuropsichiatra infantile del Comune di Giarre, nè dall’assistente sociale del Comune di Riposto. Entrambe hanno letteralmente imposto al bambino di incontrare il padre nell’imminenza.

Eppure il tribunale per i minorenni era stato ben chiaro quando incaricò “una equipe composta da personale del Servizio sociale del Comune di Riposto, del S.N.P.I. dell’ASP – Distretto di Giarre e del Consultorio familiare dell’ASP di Giarre, di individuare le opportune cautele da adottare per il benessere del bambino per avviare e mantenere gli incontri autorizzati con il padre”.

Purtroppo, invece, gli stessi incontri con gli operatori e lo stress accumulato a causa della situazione da loro stessi creata hanno portato a un peggioramento delle condizioni psico-fisiche del bambino, con conseguenti epistassi, calo dell’alimentazione, enuresi notturna, disturbi del sonno, comportamenti aggressivi e autolesionistici.

Gli assistenti sociali, non contenti, hanno letteralmente minacciato la madre, che si opponeva al provvedimento, di collocare il piccolo in una casa famiglia, nonostante i periti nominati dal tribunale abbiano  proposto di  “mantenere al momento il collocamento del minore presso la madre perché un cambiamento brusco e repentino del collocamento potrebbe causare un ulteriore trauma all’interno della già delicata emotività del minore”.

È questo il risultato di una interpretazione sbagliata di un provvedimento tanto importante e delicato, che dovrebbe porre al primo posto la serenità di un bambino e, invece, ne lede i diritti e la salute stessa.

Proprio per questo motivo, la mamma del bambino, difesa dagli avv.ti Giuseppe Lipera  e Giacomo Pennisi, ha avanzato al presidente del tribunale per i minorenni di Catania istanza di immediata revoca o di immediata sospensione del provvedimento, evidenziando l’assoluta inadeguatezza dei servizi sociali incaricati e del servizio di neuropsichiatria infantile e richiedendone la surroga.