Brucellosi: conoscere per evitare il contagio

Brucellosi: conoscere per evitare il contagio

MESSINA – I casi di brucellosi nel Messinese hanno fatto nuovamente luce sul problema dei controlli del bestiame e delle norme igienico sanitarie da seguire per evitare il contagio.

Dalle segnalazioni nel Messinese sembra che l’epidemia sia partita da alcune sagre con degustazioni gratuite dove un operatore avrebbe prodotto ricotta in loco con latte da lui stesso acquistato ma sembra anche probabile la presenza di più focolai infettivi. 

Varia è anche la gamma dei possibili alimenti portatori del bacillo della Brucella, secondo quanto riferito dai pazienti: formaggi freschi, come primo sale o pepato fresco, latte non pastorizzato, ricotta. Si tratta sempre di prodotti senza etichetta, “tracciabilità di filiera”.

L’incubazione della malattia è molto lunga e può durare anche fino a quattro settimane.

La gravità della malattia dipende dalle condizioni generali del paziente, dalla carica infettante e dalla via di acquisizione dell’infezione: per esempio i farmaci antiacidi riducono l’acidità gastrica e facilitano il passaggio delle brucelle attraverso il sistema digerente.

Le brucelle sono patogeni intracellulari obbligati: sono in grado di sopravvivere all’interno delle cellule fagocitiche dell’ospite, evitando di essere uccise. Le brucelle con il circolo sanguigno raggiungono i linfonodi e, da lì, si disseminano a tutti gli organi del sistema monocito-macrofagico: ad altri linfonodi, al midollo osseo, al fegato e alla milza.

Ovini, caprini, bovini e suini eliminano le brucelle con il latte, le urine, le feci e le secrezioni vaginali. Spesso le infezioni provocano l’aborto dell’animale.

Nell’uomo si manifesta con una sintomatologia varia e poco specifica, simile a quella dell’influenza, quindi febbre, mal di testa, mal di schiena e debolezza. Ma possono manifestarsi anche pericolose infezioni al sistema nervoso centrale e in alcuni casi si hanno cronicizzazioni, caratterizzate da febbri ricorrenti, stati di affaticamento, dolori alle articolazioni.

La malattia si manifesta improvvisamente dopo 2-4 settimane dall’infezione. Il segno principale della malattia è la febbre, che, all’inizio è irregolare, remittente o intermittente (con sbalzi giornalieri, fino a 38-39 °C), e dopo qualche tempo, nei casi non trattati, diventa tipicamente “ondulante”, salendo e scendendo durante la settimana. Un altro segno specifico della malattia, ma poco affidabile per la diagnosi, è la tipica sudorazione, con odore di paglia bagnata o di stalla e una sensazione di cattivo sapore in bocca. Il malessere del paziente è spesso sproporzionatamente maggiore dei segni clinici obiettivi. 

Ne parliamo con Antonino Salina, dipartimento di prevenzione veterinaria della provincia di Catania.

Per non contrarre l’infezione che può degenerare in malattia bisogna evitare azioni di rischio: il batterio lo troviamo ovunque, sul terreno, sulle verdure, ma vive bene in territori caldo-umidi quindi da settembre a novembre e da marzo a giugno. Arriva attraverso escreti (urine-latte) e secreti (placenta, aborti, secrezioni vaginali). Questi vengono raccolti dai rapaci che, pur non contraendo la malattia, la propagano“.

L’uomo può contrarre tramite contatto diretto con capi malati oppure attraverso l’alimentazione con prodotti provenienti da animali infetti. Solo il latte e derivati possono determinare contagio. La carne no, perché attraverso i processi di acidificazione post mortem, il batterio viene distrutto“. 

Il latte è uno dei migliori terreni di coltura e nella temperatura che oscilla da +10 a +50. Nell’attimo in cui il latte viene utilizzato per la vendita diretta deve essere pastorizzato (+65-70 °per 10-20 minuti). La brucella vive fino a 58 gradi”.

“Anche il latte che va alla trasformazione dev’essere pastorizzato. La temperatura della trasformazione del latte in formaggio è di circa 40°, mentre la ricotta è a circa 80°. Quindi chi mangia formaggio fresco di provenienza sconosciuta può contrarre l’infezione”.

Bisogna comprare solo da laboratori autorizzati e quindi il consiglio è di leggere attentamente l’etichetta.