Allarme brucellosi, attenzione al latte crudo. Coldiretti: “Accelerare i tempi”

Allarme brucellosi, attenzione al latte crudo. Coldiretti: “Accelerare i tempi”

MESSINA- La brucellosi torna a far paura in Sicilia. Sale infatti a 35 il numero di persone infette dalla brucellosi, ultimo caso, una ragazzina di 14 anni. La più grave epidemia degli ultimi trent’anni.

La brucellosi è una malattia infettiva provocata dai batteri del genere Brucella.

Ha molti sinonimi, derivati dalle regioni geografiche in cui la malattia è più diffusa: febbre maltese, febbre mediterranea, febbre di Cipro, febbre di Gibilterra. Presenta un carattere discontinuo della febbre: febbre ondulante, tifo intermittente.

Colpisce principalmente gli animali, causando mastite bovina e aborto, ma può colpire accidentalmente l’uomo, causando una forma morbosa che può assumere caratteristiche cliniche variabili, simulando il quadro di molte altre malattie febbrili.

È cosmopolita ma ha una maggiore prevalenza nel bacino del Mediterraneo, nella penisola araba, nel subcontinente indiano e in America Centrale.

La brucellosi è una zoonosi: tutte le infezioni nell’uomo sono conseguenti al diretto contatto con animali infetti, con loro secrezioni attraverso soluzioni di continuità di pelle o attraverso le mucose, o all’ingestione di latte e latticini contaminati, non pastorizzati.

In Sicilia dal 2013 esisteva un task force per contrastare la brucellosi ma è stata revocata lo scorso dicembre.

Non serve una task force – afferma Alessandro Chiarelli, presidente regionale di Coldirettima azioni programmate, coordinate e in sinergia tra pubblico e privato. Il pubblico ha il dovere di controllare ma il privato ha quello di seguire tutte le norme di prevenzione e segnalazione dei casi di infezione. È assolutamente necessario riuscire a fare un censimento di tutto il patrimonio ovino e bovino siciliano, con l’applicazione del microchip dopo la nascita in modo da poter seguire sempre e per tutta la vita del capo il suo stato di salute“.

Bisogna anche evitare di fare di tutta l’erba un fascio – continua -. Si tratta comunque di casi sporadici ma che vanno eliminati in modo deciso. Non può l’imprudenza o la disonestà di pochi macchiare il lavoro di migliaia di aziende che lavorano seriamente nel rispetto di tutte le norme“.

È necessario che si accelerino i tempi di intervento: quando viene individuato un capo infetto bisogna isolarlo immediatamente e abbatterlo subito, non possono passare giorni e giorni perché si corre il reale pericolo di un contagio di tutto il bestiame. Il monitoraggio delle aree più interne, dove vivono animali allo stato brado o, peggio, di allevamenti non dichiarati, deve essere capillare. È in ballo la salute della collettività, non è possibile abbassare la guardia“.