Rubavano e riciclavano tonnellate di rame: impazza il business dell’oro rosso. IL VIDEO

Rubavano e riciclavano tonnellate di rame: impazza il business dell’oro rosso. IL VIDEO

CATANIA – Rubavano rame per spedirlo ad aziende di fusione dei metalli del Nord Italia. Per questo la polizia di Catania, dopo il maxi sequestro di ieri, ha tratto in arresto altre 5 persone, attuando la misura cautelare emessa lo scorso 28 dicembre dalla procura di Catania.

Le indagini dell’operazione “Copper”, che coprono l’arco temporale che va dal dicembre 2012 al maggio 2013, hanno consentito di ricostruire i passaggi per la ricettazione del rame. Dopo aver rubato l’oro rosso, i malviventi “ripulivano” la provenienza attraverso fatture e documenti di trasporto.

Il rame veniva riciclato utilizzando passaggi ben precisi: il ladro, infatti, portava il materiale all’azienda di raccolta metalli, che, dopo averlo mischiato con gli altri materiali ferrosi, lo inviava ad industrie per la fusione del metallo del nord.

Il fatto scatenante è avvenuto nel dicembre del 2012, quando la polizia, nel corso di alcuni controlli per contrastare i furti di rame, trovò un’auto piena di rame all’interno di una ditta per la raccolta di materiale ferroso. Dopo aver effettuato le dovute verifiche, risultò che il prezioso metallo era stato rubato alla Telecom di Priolo.

L’azienda era intestata a Giuseppe e Vincenzo Lo Miglio, di 59 e 43 anni, oggi condannati agli arresti domiciliari, che a loro volta avevano intavolato una collaborazione con un’altra ditta di Misterbianco. Quest’altra società era di proprietà di Vincenzo e Francesco Santagati, 58 e 66 anni, a cui sono stati contestati rispettivamente 9 e 4 episodi di ricettazione e sono stati posti domiciliari.

Oltre a loro, è stato fermato anche un uomo e a cui è stato posto l’obbligo di dimora nel comune di residenza. A lui, è stato contestato un solo episodio di ricettazione.

Nel corso delle indagini, in cui sono stati sequestrati oltre 6 tonnellate di rame e materiale ferroso rubato, è risultato che nel 2012 le persone arrestate avevano ottenuto un profitto di circa 250 mila euro.

Un vero e proprio business, che fa riempire le tasche a chi ruba, ma che crea molti disagi alla collettività, dalle aziende ai cittadini.