L’avvocato Marcatajo come Saul Goodman di Breaking Bad…quando i colletti bianchi sposano la malavita

L’avvocato Marcatajo come Saul Goodman di Breaking Bad…quando i colletti bianchi sposano la malavita

PALERMO – Entrambi avvocati, entrambi con le mani in pasta nei circuiti malavitosi.

Gli appassionati della nota serie Breaking Bad non avranno alcuna difficoltà ad associare la figura di Marcello Marcatajo a quella, del tutto singolare, di Saul Goodman.

L’avvocato Marcantajo è la figura principale del blitz di questa mattina della guardia di Finanza di Palermo. Lui, uno dei colletti bianchi, forse il principale, finiti in manette con l’accusa  di associazione mafiosa, intestazione fittizia di beni, riciclaggio e reimpiego di capitali illeciti, con l’aggravante di aver agevolato “Cosa Nostra”.

Due profili quasi combacianti, invischiati in affari sporchi. Vittime o tessere di un mosaico criminoso di enorme peso specifico: riciclaggio e gestione di denaro, assistenza per l’acquisto di immobili e attività, pianificazioni di omicidi e tanto altro.

Da una parte un personaggio di una serie tv, un eccentrico legale che dietro l’accattivante slogan “Better call Saul” (“ti conviene chiamare Saul”) e un sorriso smagliante, riesce a nascondere le peggiori malefatte; dall’altra, nessuno slogan, nessun sorriso rassicurante, soltanto la cruda realtà: Marcello Marcatajo, 69 anni, non è un personaggio, il suo ruolo non è il frutto del genio di un regista americano.  Lui è vero, un traffichino in carne e ossa, coinvolto negli affari delle famiglie Galatolo e Graziano, a quanto sostengono gli investigatori.

Ne gestirebbe la situazione economica, si rapporterebbe con le banche e gli istituti di credito… ma è un insospettabile.

L’avvocato Marcatajo aveva anche un trascorso da professore universitario ed è un noto legale civilista palermitano che si sarebbe prestato consapevolmente al servizio di Cosa nostra dandone atto lui stesso nelle intercettazioni.

Lo avrebbe fatto da diversi anni, dall’inizio del 2000 per l’esattezza. Sarebbe stato sempre lui a fungere da salvadanaio e consulente economico finanziario dei Graziano e Galatolo, assumendosi una responsabilità non solo morale, di tutto ciò che avveniva con i soldi della mafia. E forse ne era anche la testa pensante, consentendo alla malavita di accumulare soldi. Prova ne è che dopo aver raccolto una grossa somma di denaro l’ha ceduta a Vito Galatolo per acquistare l’esplosivo destinato all’attentato pensato per il pm Di Matteo.

Insomma due vite parallele con una sola differenza: una genialmente finta e l’altra tristemente vera.