Catarella: “Commissario Montalbano ci sono degli esposti al telefono”

Catarella: “Commissario Montalbano ci sono degli esposti al telefono”

Patapumfete... Catarella, come al solito, sbatte la porta per entrare.

<<Avanti!>>

<<Domando perdonanza commissario, chiedono degli esposti>>.

<<Esposti? Catarella ma di che stai parlando, quali esposti?>>.

<<Dottore chiedono di parlare degli esposti, che faccio, ci vuole parlare? Ci passo la chiamata>>.

<<Catarè, ma che ti sei rincoglionito? ma si può sapere chi mi vuole parlare?>>

<<Degli esposti, a lei pirsonalmente, di pirsona vogliono>>.

<<Vabbè, passami la chiamata e non ti appresentare prima della fine della giornata>>.

La mattinata si presentava interessante per il commissario che già aveva i nervi a fior di pelle. Come sempre.

<<Pronto, Montalbano sono. Si può sapere con chi ho il piacere di parlare?>> fece con tono infastidito.

<<Commissario, il questore Carlo Degli Esposti. La chiamavo per la questione del trasferimento>>.

<<Ah ecco! mi pareva che Catarella delirasse. La ascolto>>.

<<Si, lei capisce bene, signor commissario, che non ci sono più i presupposti, le condizioni non sono più soddisfacenti, insomma ci sono posti migliori di Vigàta per omini come a lei>>.

<<Io la ringrazio per il tono garbato con il quale mi comunica che devo mettere le chiappe fuori da Vigàta, signor questore. Che vuole che le dica? Se non ci sono più i presupposti>> rispose usando la stessa cantilena dell’interlocutore. <<Mi dica quando e poi, se non le dispiace signor questore, gli omini come a me in genere hanno molto da fare>>.

<<Stiamo ancora valutando alcune possibilità, la terrò informato>>.

Generalmente le chiamate di prima mattina le scansava come la peste. Spesso, per non farsi sdunare, diceva di avere dei moduli da compilare, ma chi conosceva bene Salvo Montalbano, sapeva che il lavoro dietro la scrivania era per lui peggio dell’olio di fegato di merluzzo.

In quel momento entrò Mimì Augello.

<< Mimì chiamami Catarella. Digli di cataminarsi>>.

<<Eccomi, dottore commissario>>.

<<Ti avevo detto di non appresentarti prima della fine della giornata!>>

<<Ma commissario, il dottor Augello mi ha detto che c’era situazione e che dovevo venire da lei immidiatamè…immediamen…insomma per subito>>.

<<Allora ora mi spieghi a cosa diavolo stavi pensando quando sei venuto a passarmi la chiamata, e poi non ti appresenti fino alla fine della giornata>>.

<<Guardi commissario, l’ho impuntato pure in un pizzino>>.
Il pizzino recitava: ”Degli Esposti, chiedono di parlare”.

<<Commissario, il questore Degli Esposti, perché si parla di un questore mio caro Catarè, chiede, non chiedono Catarella, ma chiede, è singolare! chiede di parlare con lei. Glielo passo? Non sarebbe stato più comprensibile accussì?>>

<<Domando perdonanza dottore. Ah, prima di concedermi gli volevo comunicare che ha chiamato il parrino che si augura la sua pirsonale rimanenza qui a Vigata>>.

<<Sparisci immediatamente>>.

Mimì, che intanto se la stava ridendo come un picciriddro, si avvicinò alla scrivania e chiese in tono confidenziale: <<Che sei nervoso per il trasferimento? Talé che secondo me a niente finisce>>.

<<Ma no Mimì è che in questo periodo non si sta capendo più niente da queste parti. Prima qualcuno si spaccia per mio padre su internet. Che poi lui un sito neanche ce l’ha. Poi la storia del “numero chiuso alla Scala dei Turchi”… piuttosto come siamo messi con i controlli? C’è ancora il futti futti? Poi si scopre pure che è proprietà privata. Ora anche la storia del trasferimento…>>.

<<Non ti preoccupare Salvo, il sindaco sta interessando i piani alti, sembra che vogliano fare una raccolta fondi, qualcosa che ha a che fare con la tassa di soggiorno…>>.

<<Mimì, ma vogliono chi? ancora con sto plurale! Anche tu oggi stai dando di matto? Chi sono i piani alti?>>.

<<Il sindaco con i cittadini di Vigàta. Dice che anche sindaci della provincia parteciperanno. Addirittura si parlava di farti una specie di museo in un paese qui vicino. Comunque si è espresso pure il presidente>> rispose Mimì abbassando il tono della voce.

<<E che è? ti farsìa la voce? Ora non si può dire manco presidente? E comunque cosa avrebbe detto questo presidente?>> replicò con aria disinteressata facendo finta di cercare qualcosa nel cassetto.

<<Ha detto che che è “pronto al dialogo e al sostegno. Dice che non l’aveva ancora contattato nessuno e che probabilmente chi lo ha fatto avrà parlato con qualche burocrate del suo gabinetto. Poi ha concluso dicendo “il presidente della Regione sono io e sono disponibile”>>.

<<Mah! Sarà Mimì, ma io ormai non ci spero neanche più. Proprio prima che entrassi tu ho parlato con Degli Esposti, “la terrò informato”, mi ha detto. Staremo a vedere>>.

Poi scansò la sedia dalla scrivania, si alzò e senza fare un fiato prese la giacca e uscì sotto gli occhi dumanneri di Catarella che stava in guardiola.

Si armò di càlia e simenza, s’assittò sullo scoglio del molo di levante, e si diede ad una lettura appassionata di “Manoscritto trovato a Saragozza”.

Foto: pagina ufficiale Rai