Come orientarsi nel sistema delle pensioni contributive

Come orientarsi nel sistema delle pensioni contributive

CATANIASolo ieri abbiamo parlato della storia di Giacomo che, come molti altri in Italia, ha la “fortuna” di ricevere una piccola pensione definita “contributiva”. 

Il nuovo calcolo delle pensioni comincia a cambiare già nel 1995 con la legge n. 335, chiamata anche “Riforma Dini”, quando non si parla più solo di sistema retributivo ma anche di sistema contributivo e misto

Questi nuovi cambiamenti, che in pochi conoscono, sono nati proprio per sopperire alle falle presenti nel sistema pensionistico italiano e sopratutto in vista di una netta diminuzione del lavoro, decisamente marcata in questi ultimi anni.

Ma il sistema di pensione contributiva in cosa consiste?

Come prima cosa questa viene assegnata solo dopo un calcolo dei contributi versati nell’arco della propria carriera lavorativa e può essere richiesta secondo alcuni parametri ben precisi:

– chi ha almeno diciotto anni di contributi riceverà un assegno, per il periodo antecedente al 2011, calcolato con sistema retributivo, mentre per il periodo successivo ci si affiderà al sistema contributivo;

–  chi ha meno di diciotto anni di contributi riceverà un assegno risultante dal calcolo retributivo; 

chi non ha contributi fino al 1995 avrà un assegno calcolato con sistema contributivo. 

Una volta provveduto all’assegnazione di questo tipo di contributo non ci troviamo davanti alla classica pensione che si riceve una volta concluso il percorso lavorativo oppure davanti alla pensione sociale, che si può ricevere dopo i sessantacinque anni di età indipendentemente dal proprio lavoro. 

Il tipo di pensione di cui stiamo parlando, che viene erogata nei casi come quelli di Giacomo, viene concessa anni prima del pensionamento come una “forma d’eccezione”, cioè una sorta di “libretto di risparmio”.

Una volta che si richiede di accedere a questo libretto di risparmio si nota subito che i contributi vengono calcolati in modo differente in base alla posizione lavorativa, infatti:

– per i lavoratori dipendenti l’assegno sarà pari al 33% del proprio stipendio;

– per i lavoratori autonomi, come artigiani e commercianti, l’assegno sarà pari al 21,75% del proprio reddito, ma questa misura salirà fino al 24% entro il 2018;

– per i collaboratori, ad esempio coloro che sono in possesso di un contratto Co.Co.Pro., l’assegno ammonta al 27%, ma questa misura salirà fino al 33% entro il 2018. 

In ogni percentuale sono compresi i tassi di capitalizzazione pubblicati annualmente dall‘Istat. 

In ogni caso però i contributi possono essere calcolati entro un certo importo di reddito o retribuzione che nel 2013 è stato fissato a 99.034 euro, che tecnicamente viene chiamato “tetto contributivo pensionabile”. 

Questo ci riporta al caso di Giacomo. Come ci raccontava nell’intervista, il calcolo dei suoi contributi gli ha permesso di ottenere una pensione di cinquecento euro al mese per tre anni; adesso provvederà a richiedere la conferma del contributo per la stessa durata temporale e solo alla fine la pensione si trasformerà in pensione definitiva. Ma questo contributo monetario può subire dei mutamenti? 

Purtroppo si, è soggetto a mutamenti dovuti proprio alle variazioni annuali Istat, che verranno direttamente comunicate all‘Inps che, a sua volta, provvederà a darne comunicazione al destinatario del contributo. 

Chiunque fosse interessato ad avviare la procedura per la richiesta della pensione contributiva può farlo tramite gli sportelli C.A.F. Questi, provvederanno al calcolo dei contributi tramite un accesso speciale ai sistemi Inps.

I C.A.F. potranno quindi guidarvi in tutte le fasi di questo iter burocratico.