Rimborsi sisma ’90, i deputati dem fanno le barricate: “Tradite le aspettative dei contribuenti”

Rimborsi sisma ’90, i deputati dem fanno le barricate: “Tradite le aspettative dei contribuenti”

SICILIA – Il rimborso destinato ai cittadini di Catania, Siracusa e Ragusa colpiti dal sisma nell’ormai lontano 1990 tarda ancora ad arrivare; i deputati del PD Giuseppe Berretta, Venera Padua e Giuseppe Zappulla contestano quindi l’operato dell’agenzia delle entrate.

I tre parlamentari siciliani hanno in queste ore fatto notare come, per l’ennesima volta, siano state tradite tutte le aspettative dei cittadini: “Ormai è trascorso quasi un anno dall’approvazione della Legge di stabilità 2015 in cui era stata avallata la norma  che avrebbe potuto e dovuto porre fine alla storia infinita della restituzione delle imposte pagate in eccesso dai cittadini delle province di Catania, Siracusa e Ragusa colpiti dal sisma del dicembre del 1990. Una norma che però, purtroppo, non ha avuto piena applicazione, tradendo così le legittime aspettative di contribuenti che attendono da alcuni lustri la restituzione di quanto indebitamente versato“.

Le proteste sono motivate dalla recente decisione operata dall’Agenzia delle Entrate di bloccare il risarcimento promesso agli abitanti di Catania, Ragusa e Siracusa. In sostanza il rimborso sarebbe spettato a tutti coloro i quali, oltre ad aver versato nelle casse dello stato una somma superiore al dovuto, avessero presentato istanza entro i primi mesi del 2010. Ricordano ancora Giuseppe Berretta, Venera Padua e Giuseppe Zappulla: “La norma approvata nella Legge di stabilità 2015 prevedeva in particolare il diritto alla restituzione di quanto versato in eccesso, purché si fosse presentata istanza entro il 28 febbraio 2010, anche se il nostro emendamento  avrebbe fissato la scadenza al 2012. A tal fine era stata stanziata la prima somma complessiva di 90 milioni di euro, rinviando ad un decreto del Ministero dell’Economia e Finanze la specificazione dei criteri di assegnazione delle somme”. Nonostante le nostre pressioni e i molteplici incontri in sede tecnica e politica, il decreto non è stato adottato dal MEF e l’Agenzia delle Entrate remora l’esame delle pratiche di rimborso, costringendo i contribuenti a proseguire il contenzioso, con gravi ripercussioni sul corretto funzionamento degli uffici e delle Commissioni Tributarie competenti, letteralmente sommerse dalle cause in materia di sisma ‘90“.

Il contenzioso, di questo ormai si tratta, è giunto quindi alla Cassazione la quale ha avallato le richieste formulate dai tre parlamentari siciliani: “Abbiamo sempre creduto di avere ragione nel sostenere questa battaglia a favore dei contribuenti siciliani e anche la Cassazione, da ultimo con l’ordinanza 18179, depositata il 16 settembre 2015, ha statuito che i contribuenti delle tre province, che hanno versato imposte per il triennio 1990-1992 per un importo superiore al 10 per cento, hanno diritto al rimborso di quanto indebitamente versato. La Corte ha quindi ritenuto correttamente che la norma introdotta con la Finanziaria 2015, avente carattere innovativo ed efficacia retroattiva, ha definitivamente risolto i contrasti applicativi ed interpretativi delle norme precedentemente emanate dal legislatore, sostenendo cioè che il rimborso spetta sia alle imprese che ai lavoratori dipendenti che ne hanno diritto“. 

Giuseppe Berretta, Venera Padua e Giuseppe Zappulla hanno comunque deciso di perorare la causa del rimborso e, ormai alle strette, hanno scelto di rivolgere un appello all’attuale ministro dell’economia: “Rivolgiamo un ultimo appello al Ministero dell’Economia perché intervenga sull’Agenzia delle Entrate: sarebbe l’ultima occasione per rendere giustizia a tanti cittadini siciliani che si sentono letteralmente traditi dal fisco. Se il MEF, invece,  riterrà di non accogliere il nostro invito si assumerà la gravissima responsabilità di ledere un diritto sancito dalle norme e da tantissime sentenze e di non riconoscere questo diritto proprio ai contribuenti fedeli, che hanno versato l’intero ammontare dei tributi dovuti. Se si proseguirà mantenendo questa interpretazione, a nostro avviso palesemente illegittima e con fondati rilievi di incostituzionalità, il Ministero dovrà assumersi la responsabilità di contribuire a promuovere contenziosi legali di massa con inevitabili aggravi nei confronti delle casse dello Stato. Siamo convinti che i contribuenti, lavoratori e imprese, delle tre province colpite debbano ottenere i giusti rimborsi pertanto non ci fermeremo e utilizzeremo tutti gli strumenti a nostra disposizione, anche legislativi, rilanciando il disegno di legge organico sulla materia già presentato nel 2013“. Agli occhi dei semplici cittadini però il contenzioso è ormai diventato quasi insolubile, un ulteriore appiglio per tutti coloro i quali affermano di non credere più nella politica.