“Io ci metto la faccia”: gli studenti contro i posteggiatori abusivi

“Io ci metto la faccia”: gli studenti contro i posteggiatori abusivi

CATANIA – Ogni mattina a Catania un automobilista si sveglia e sa che dovrà correre più veloce del posteggiatore abusivo per lasciare la macchina.

Ogni mattina a Catania un posteggiatore si sveglia e sa che dovrà correre più veloce dell’automobilista per chiedergli il “caffè”.

Ogni mattina che tu sia automobilista o posteggiatore sai che anche se correrai più forte non potrai sottrarti a questa logica mafiosa ben radicata sul territorio.

In città tutto si amplifica e se accendiamo i riflettori sulla zona limitrofa al Monastero dei Benedettini si sfiora il surreale. 

Qualche giorno fa una studentessa dell’ateneo catanese, si è rifiutata di pagare il “pizzo” al posteggiatore e per tutta risposta l’uomo l’ha inseguita sin dentro il dipartimento insultandola, minacciandola e inveendo in tutti i modi. 

Così gli universitari catanesi e non solo, hanno deciso di dire “basta” a questa logica perversa, mettendoci la faccia.

L’input iniziale lo ha dato Laura Trovato, caricando un video su Facebook per dire “no” ai posteggiatori, non solo di Piazza Dante ma di tutte le zone della città.

È iniziato, così, un tam tam sui social a colpi di due Hashtag: #monasteroabusivo e #noncisto che ha avuto un grande seguito, tanto che oggi pomeriggio è stato organizzato un primo incontro, nel Giardino dei Novizi dei Benedettini, per parlare attivamente di questa piaga sociale e prendere una posizione netta sull’argomento.

Non si può continuare a pagare in silenzio una “tassa” alla malavita cittadina, alle “famiglie” dei quartieri, assecondando così la Mafia. 

Partecipo perché sono stanca di sottostare agli atteggiamenti di questi posteggiatori, estorsori, mafiosi” dice nel suo video Martina, studentessa di Psicologia.

Adesso si chiede chiarezza: sono mafiosi a tutti gli effetti ma hanno “i pantaloni corti” perché quelli coi “pantaloni lunghi” si occupano di ben altri crimini. Fatto sta che la loro natura non cambia.

Non è elemosina, come molti la interpretano. Questo è pizzo e basta. Anche perché dietro quella richiesta di denaro che spesso veste i panni del bisogno, si cela la pretesa… cosa ben diversa.

Ci sono le tariffe, da uno a cinque euro, e ci sono le minacce: “O paghi, o non troverai la macchina” e fra queste parole e quelle usate dai mafiosi promettendo “protezione” non c’è alcuna differenza.