Favignana, dalla mattanza all’arte

Favignana, dalla mattanza all’arte

FAVIGNANA – Giardini curati ed alte grate aprono la visita all’ex stabilimento Florio di Favignana. Ristrutturato dalla Regione siciliana e trasformato in un’area museale che celebra l’attività principale della casata e dei pescatori dell’isola: la mattanza. Illustrata dalle guide del posto, è descritta come una cruenta pesca di tonni rossi incentrata su un fitto sistema di reti, calate negli abissi per ingabbiare i pesci pregiati.

Un viaggio dentro i canti popolari di generazioni vissute di mare, da fine ottocento ai nostri anni ‘80, fino a quando i gestori tentarono di salvare lo stabilimento, ormai entrato in crisi. Dalle migliaia di esemplari sui quali contavano i Florio nella loro produzione, azienda poi acquisita dai Parodi, il carico si ridusse a poche centinaia di tonni, a causa di correnti sfavorevoli, pescherecci che nello stretto di Gibilterra ostacolavano l’afflusso e grosse importazioni da altre zone.

Favignana - Stabilimento Florio (8)

 

Numeri insufficienti per comprare le reti necessarie all’imbastitura della tortuosa trappola marina e per sostenere il conseguente ciclo di taglio, cottura e confezionamento. A fronte di questi impedimenti, la mattanza di Favignana si può dire scomparsa. Operai e tonnaroti hanno dovuto reinventarsi, cercando con difficoltà altre fonti di introito, lasciando in maggioranza l’isola, impoverendo gravemente il tessuto economico.

D’estate, i pescatori rimasti accompagnano i curiosi in un breve giro della costa. Lungo il percorso, parlano di una roccia a forma di elefante e di coccodrillo, di un’altra detta la facciazza che vigila le grotte, concludendo l’excursus con amarezza, rievocando le stagioni sfortunate dei lavoratori di casa Florio, abbandonati dalla tonnara e senza un sostentamento continuo.

Favignana - Stabilimento Florio (6) Favignana - Stabilimento Florio (4)

L’ex industria ittica, adibita ormai a sede di spettacoli e mostre, risulta essere una fra le più importanti attrazioni di questo lembo di terra, famoso per la sua forma a farfalla e per il rito marittimo crudele quanto generoso, attuato per l’ultima volta nei primi anni duemila, davanti a folle di turisti acclamanti il mare “rosso”.

In queste settimane lo stabilimento ospita “Artisti di Sicilia”. Oltre duecento le opere esposte di alcuni fra gli autori siciliani più celebri dagli anni ’30 ad oggi: Iudice, Pirandello, Guttuso ed altri contemporanei. Una manifestazione a cura di Vittorio Sgarbi, aperta al pubblico fino al 12 ottobre, che accende il fascino dei vecchi magazzini della tonnara, in un binomio eccentrico di cultura e tradizione.