La nostra società si sta evolvendo a dismisura. Il nuovo millennio ha portato con sé numerose innovazioni, dallo sviluppo dei computer e degli smartphone fino alle nuove tecnologie in ambito medico, nella ricerca e nella vita quotidiana. Oggi, ci troviamo di fronte alla massima espressione del “trionfo” della tecnologia: il protoclone, un androide con sembianze prettamente umane, costruito con oltre 200 ossa e tessuti nervosi artificiali.
Ma di cosa stiamo parlando esattamente? Scopriamolo insieme.
Il Protoclone: un’innovazione nella robotica umanoide
Sviluppato dalla startup polacca Clone Robotics, il Protoclone rappresenta un’importante innovazione nel settore della robotica umanoide. Progettato per replicare con estrema precisione la struttura e i movimenti del corpo umano, questo androide muscoloscheletrico bipede apre nuove prospettive nel rapporto tra uomini e macchine.
Questo robot è costruito con una struttura scheletrica composta da 206 ossa sintetiche stampate in 3D, che riproducono fedelmente l’anatomia umana. A questa base si aggiungono oltre mille fibre muscolari artificiali, chiamate “myofibers”, che si contraggono attraverso la pressione interna, permettendo movimenti fluidi e realistici.
Per garantire un funzionamento efficiente, il protoclone è dotato di un sistema di raffreddamento ispirato alla sudorazione umana. Piccoli canali interni trasportano acqua lungo la struttura del robot, dissipando il calore accumulato durante l’attivazione muscolare. Questo meccanismo permette agli attuatori di lavorare a piena potenza senza il rischio di surriscaldamento, aumentando la durata delle prestazioni.
Sensori e sistema di controllo
Il protoclone integra una rete di oltre 500 sensori che monitorano costantemente ogni movimento. Grazie a questo sistema di feedback in tempo reale, il robot è in grado di regolare i propri gesti in base all’ambiente circostante.
Oltre ai sensori tattili distribuiti sulla superficie del corpo, l’androide è equipaggiato con un sistema di telecamere che gli permette di acquisire informazioni visive. Questa combinazione di tecnologie lo rende capace di interagire con il mondo esterno in modo più naturale e adattivo.
Possibili applicazioni
Clone Robotics immagina un futuro in cui il protoclone possa essere utilizzato in diversi ambiti, sia domestici che professionali. Il suo design avanzato gli consente di svolgere mansioni come lavare i piatti, fare il bucato, cucinare e gestire altre attività quotidiane, diventando un assistente domestico all’avanguardia.
In ambito lavorativo, il robot potrebbe essere impiegato in settori che richiedono movimenti precisi e ripetitivi, come l’assemblaggio industriale o l’assistenza a persone con disabilità. La sua capacità di replicare movimenti umani complessi potrebbe renderlo utile anche in ambito medico, per simulazioni chirurgiche o terapie riabilitative.
Reazioni del pubblico
La presentazione del protoclone ha suscitato reazioni contrastanti. Un video diffuso sulla piattaforma X (ex Twitter) ha raggiunto oltre 34 milioni di visualizzazioni, scatenando un ampio dibattito.
Molti utenti hanno espresso entusiasmo per il livello di realismo raggiunto dal robot, mentre altri hanno manifestato inquietudine, paragonandolo a scenari di fantascienza distopica. L’aspetto e i movimenti del protoclone, sebbene impressionanti dal punto di vista tecnologico, evocano in alcuni il cosiddetto uncanny valley, ovvero quella sensazione di disagio che si prova di fronte a repliche artificiali troppo simili agli esseri umani.
Confronto con altri robot umanoidi
Rispetto ad altri robot umanoidi, il protoclone si distingue per la sua struttura ispirata al corpo umano e per l’utilizzo di attuatori pneumatici simili a muscoli veri. Mentre modelli come l’Optimus di Tesla o l’Atlas di Boston Dynamics si basano su motori elettrici, il protoclone utilizza fibre muscolari artificiali che garantiscono movimenti più armoniosi.
Tuttavia, al momento il protoclone è stato mostrato solo in condizioni di supporto statico e non è ancora in grado di camminare autonomamente. Per risolvere questo limite, Clone Robotics sta sviluppando nuovi sistemi idraulici che in futuro potrebbero consentire al robot di muoversi in modo indipendente.
Implicazioni etiche e sociali
L’avanzamento della robotica umanoide pone questioni importanti dal punto di vista etico e sociale. La crescente somiglianza tra robot ed esseri umani potrebbe influenzare la percezione dell’identità e delle relazioni sociali, oltre a sollevare preoccupazioni sull’impatto occupazionale.
Vox populi, cosa ne pensano i cittadini catanesi
Diverse persone hanno espresso il loro punto di vista ai microfoni di NewSicilia. Ad esempio, Ruggero ha dichiarato:
“Io penso che, con le ultime innovazioni tecnologiche, ci stiamo avvicinando sempre di più a ciò che un tempo era considerato pura fantascienza. Basti pensare al recente sviluppo dei prototipi androidi e alle collaborazioni con aziende come Tesla. Anche il celebre film ‘Ritorno al futuro‘ immaginava, per il 2015, l’introduzione degli hoverboard fluttuanti, e oggi molte di quelle visioni si stanno concretizzando. Tuttavia, la narrativa cinematografica ha spesso presentato questi sviluppi come un preludio a conseguenze negative, con macchine e intelligenze artificiali destinate a sostituire l’uomo. Certo, in alcuni settori, specialmente quelli caratterizzati da mansioni ripetitive e alienanti, gli androidi potrebbero effettivamente rivelarsi utili, liberando le persone per impieghi più creativi e stimolanti. E forse è proprio questa la direzione verso cui dovremmo tendere.”
Da questa prospettiva, Karl Marx avrebbe probabilmente accolto con favore tali progressi. Infatti, nel suo pensiero, l’automazione potrebbe rappresentare un’opportunità per superare definitivamente l’alienazione del lavoratore, costretto a svolgere mansioni meccaniche che lo riducono, secondo Marx, a un mero automa.
Non tutti, però, condividono questa visione. Noemi e Francesco si mostrano più scettici:
“L’evoluzione tecnologica ha certamente i suoi lati positivi, ma non possiamo ignorare i rischi. Se da un lato alcune mansioni potrebbero essere automatizzate senza grossi problemi, dall’altro si rischia di compromettere il valore del lavoro umano e dei rapporti interpersonali. Il contatto umano resta fondamentale in molte professioni. Se affidiamo troppo alle macchine, perderemo progressivamente il senso della relazione diretta tra le persone. Oltre tutto, questo implicherebbe fare ‘tabula rasa‘ delle proprie capacità di svolgere azioni di ogni giorno“.
Alessia, invece, vede nel protoclone una grande opportunità, specialmente in ambito medico:
“Per me rappresenta un faro di speranza per la ricerca medico-scientifica. Non solo potrebbe supportare i chirurghi nelle operazioni più lunghe e complesse, ma potrebbe anche aprire la strada a innovazioni ancora più avanzate. Certo, esistono già robot in ambito chirurgico, ma credo che il futuro ci riservi progressi ancora più straordinari.”
Ebbene, è fondamentale che lo sviluppo di queste tecnologie sia accompagnato da una riflessione etica approfondita.
Fonte foto Everyeye.it