L’innovativa terapia del San Marco su una bimba affetta da malattia neurodegenerativa debilitante

L’innovativa terapia del San Marco su una bimba affetta da malattia neurodegenerativa debilitante

CATANIA – Un avanzato trattamento di terapia genica ha restituito speranza ad una bambina siciliana di soli 20 mesi, affetta da una rara malattia neurometabolica, il deficit di DOPA-decarbossilasi (AADCD, un enzima che regola il metabolismo dei neurotrasmettitori dopamina e serotonina), che comprometteva le sue capacità motorie, di apprendimento ed anche vitali.

L’avanzato trattamento di terapia genica

L’intervento, svlto nel moderno blocco operatorio del presidio “San Marco“, è stato realizzato dall’équipe multidisciplinare di neurochirurghi, anestesisti rianimatori pediatrici, neuroradiologi e del gruppo della pediatria del presidio “Rodolico“, centro di malattie rare che ha in cura la bambina.

L’eccezionale intervento, il primo di questo tipo eseguito con l’ausilio di una combinazione tra robotica, tac intraoperatoria e neuronavigazione, è stato illustrato nel corso di una conferenza stampa dall’assessore regionale alla Salute, Daniela Faraoni, dal direttore del Dipartimento Pianificazione Strategica dell’assessorato alla Salute, Salvatore Iacolino, dal direttore generale dell’Azienda Ospedaliero Universitaria Policlinico “G. Rodolico – San Marco”, Gaetano Sirna, insieme al direttore sanitario Antonio Lazzara e i medici coinvolti nell’intervento.

 

Le parole di Daniela Faraoni

Abbiamo voluto attendere gli esiti della terapia – spiega Daniela Faraoni, assessore regionale alla Salute – e oggi possiamo finalmente raccontare una storia che ci rende felici e orgogliosi. Da un lato perché si è riusciti a regalare la speranza di una vita dignitosa a una bambina le cui condizioni sembravano disperate, dall’altro perché il sistema sanitario regionale, in primis il Policlinico “Rodolico-San Marco” di Catania, ha dato una prova di assoluta eccellenza, competenza, cooperazione e capacità innovativa sia dal punto di vista medico sia da quello tecnologico e dell’applicazione della ricerca biomedica“.

Un successo – prosegue – frutto di un lavoro di grande sinergia con tutti i soggetti coinvolti, che ringrazio per l’impegno e la professionalità dimostrati. La Regione, tramite la Presidenza e l’assessorato della Salute, ha fatto la sua parte, attraverso il rapporto con il Ministero della Salute e l’Agenzia italiana del farmaco, per potere applicare questa innovativa terapia genica. Un “modello” di intervento che abbiamo perseguito quando ci è stato presentato il caso clinico e la possibilità di utilizzare questa metodologia innovativa“.

Avere qui in Sicilia, a Catania, uno dei due centri italiani abilitati alla sua somministrazione è motivo di sprone ad andare avanti per rendere sempre migliore tutta la sanità territoriale al servizio dei cittadini dell’intera Sicilia“. – Conclude Faraoni.

 

Quanto dichiarato da Gaetano Sirna

È una giornata particolare per la nostra azienda – ha evidenziato il direttore generale Gaetano Sirnaperché abbiamo messo in evidenza come anche in Sicilia ci siano professionalità e tecnologie idonee a realizzare interventi complessi, e questo ci dà tanta soddisfazione. Significa che l’impegno che abbiamo svolto negli ultimi quattro anni è andato nella direzione corretta, abbiamo percorso la giusta via che ha condotto i professionisti di questa azienda a eseguire interventi di alto livello. L’intervento su questa bambina è dunque il corollario di un’attività che ha fatto sì che l’azienda raggiungesse questo tipo di standard e di risultati“.

A spiegare tecnicamente com’è avvenuta la somministrazione della terapia, sono stati il direttore dell’UOC di Pediatria del Policlinico “Rodolico”, Martino Ruggieri e il direttore dell’UOC di Neurochirurgia, Giuseppe Barbagallo.

La spiegazione di Martino Ruggieri

La bimba di 19 mesi che ha avuto somministrata la terapia genica particolare – ha riferito il professore Ruggieriha un deficit di un enzima la dopa decarbossilasi, che regola il metabolismo di dopamina e serotonina, che sono i principali neurotrasmettitori dei segnali nel nostro organismo e soprattutto del cervello, mancando i quali la bambina ha avuto un quadro motorio, di sviluppo di apprendimento e di intelligenza molto rallentato. All’età di 19 mesi si è trovata a non eseguire alcun movimento, a non interagire socialmente, a non parlare“.

“Con la terapia noi abbiamo fornito alla bambina la copia esatta del gene mancante attraverso l’inserimento di miliardi di copie di adenovirus inattivato che sono serviti a convogliare quel gene all’interno delle cellule nervose, con un impatto sul recupero delle funzioni neurologiche compromesse dalla malattia sino ad oggi estremamente positivo. La bambina oggi è seguita nel suo territorio, pratica logopedia e altre attività che la aiutano a effettuare quei movimenti che lei non conosceva“.

 

L’approfondimento di Giuseppe Barbagallo

La peculiarità del nostro intervento su questa paziente, la più piccola trattata ad oggi – ha spiegato il professore Barbagalloè quella di essere stata effettuata utilizzando non la tecnica tradizionale stereotassica ma la nuova tecnica combinata tra neuronavigazione unita a TAC intraoperatoria e braccio robotico, cioè la tecnologia robotica applicata alla neurochirurgia. Abbiamo proposto una metodologia differente che si utilizza oggi per le biopsie e per la cura di alcuni tumori cerebrali, ma anche per determinati interventi di stimolazione cerebrale, quali quelli che si effettuano per la malattia di Parkinson. Insomma utilizzando questa procedura, basata sulla integrazione di tutte queste apparecchiature, abbiamo ottenuto quanto di più moderno oggi la tecnologia offre in ambito neurochirurgico“.

 

L’intervento

Il delicatissimo intervento è stato dunque eseguito con estrema accuratezza e precisione millimetrica. Grazie alla neuronavigazione con braccio robotico della quale è dotata la Neurochirurgia universitaria dell’ospedale San Marco, si sono potuti individuare, nella testa della bambina, i quattro punti profondi all’interno del cervello, dov’è avvenuta l’infusione del farmaco preparato con grande attenzione e meticolosità dai professionisti dell’UOC di Farmacia del San Marco. Il piano di navigazione utilizzato è stato elaborato da moderni neuronavigatori che, sfruttando la fusione in tempo reale delle immagini di Risonanza Magnetica preparatoria e Tac intraoperatoria, hanno guidato il neurochirurgo con assoluta precisione.

 

La diagnosi

La malattia era stata diagnosticata attraverso lo Screening Neonatale Esteso (SNE) regionale alla nascita, effettuato all’Ospedale dei Bambini “G. Di Cristina” di Palermo, uno dei due centri di riferimento per lo SNE in Sicilia.

La collaborazione tra il Centro dello SNE dell’Università di Palermo ed un team multidisciplinare di specialisti della Clinica Pediatrica dell’Università di Catania, ha consentito di studiare in maniera approfondita il caso, acclarando l’idoneità della bambina nel ricevere l’innovativa terapia genica, l’unica in grado di cambiare il corso naturale della sua malattia.

Nel luglio 2023 la piccola è stata presa in carico dalla Clinica Pediatrica Universitaria del Policlinico “Rodolico” dell’AOUP etnea, la struttura con una grande esperienza in tema di malattie neurometaboliche rare e che per la prima volta al mondo ha trattato un caso di questo tipo sin dalla nascita della paziente, mediante l’individuazione dello Screening Neonatale Esteso.

I risultati dell’avanzato trattamento di terapia genica

Dopo una cura propedeutica di un anno e mezzo, nel dicembre del 2024, è stato possibile procedere con la somministrazione della terapia genica rivoluzionaria, che mira a correggere direttamente nel cervello la mutazione genetica alla base della patologia.

La piccola, ha quindi potuto fare rientro a casa molto presto, tra le braccia della sua famiglia, che l’attendeva per darle amore e aiutarla ad affrontare i prossimi, nonché decisivi,  mesi della sua crescita finalmente normale.

I primi risultati sono stati da subito straordinari. Infatti, a due mesi dal trattamento, la bambina ha mostrato segni significativi di miglioramento delle sue capacità motorie, passando da un immobilismo pressoché totale ad un risveglio muscolare che le permette movimenti graduali sempre più decisi e sofisticati, dapprima solo con gli occhi, adesso anche con la testa, con le gambe e le braccia. Il pionieristico intervento offre una nuova prospettiva per la cura delle malattie rare, unendo scienza, innovazione e speranza.

La malattia rara

Il caso della piccola Aurora (nome di fantasia) rappresenta uno straordinario successo di squadra che ha coinvolto decine di professionisti per salvarle la vita. Questa bimba, alla nascita, sembrava destinata a un futuro segnato da un rapido e irreversibile deterioramento neurologico, a causa di una rara malattia neurometabolica, il deficit di DOPA-decarbossilasi.

La malattia rara (in inglese AADCD, che colpisce solo un paio di centinaia di persone al mondo) è caratterizzata dal deficit o mancanza di una proteina (un enzima) che trasforma gli aminoacidi contenuti all’interno del corpo in altre sostanze, dette neurotrasmettitori, indispensabili per il normale funzionamento del nostro organismo e del nostro sistema nervoso: ad esempio, la dopamina, serotonina, adrenalina e noradrenalina).

La patologia è in grado di compromettere, gravemente, le capacità motorie, di apprendimento ed intellettive e, con il tempo, anche le capacità vitali delle persone che ne sono affette. La diagnosi di Aurora è stata eseguita alla nascita attraverso lo Screening Neonatale Esteso (SNE) regionale, dall’Ospedale dei Bambini “G. Di Cristina” di Palermo che, insieme a quello di Catania, è uno dei due centri di riferimento per questo tipo di screening in Sicilia.

Nonostante la situazione sembrasse disperata, la collaborazione tra il Centro dello SNE dell’Università di Palermo ed un team multidisciplinare di specialisti della Clinica Pediatrica dell’Università di Catania, ha permesso di studiare a fondo il caso attraverso test clinici, di laboratorio e genetici, arrivando a confermare che Aurora era idonea per l’avanzato trattamento di terapia genica, l’unica in grado di cambiare il corso naturale della sua malattia.

L’excursus, dal 2023 ad oggi

Nel luglio 2023 la bambina è stata presa in carico dalla Clinica Pediatrica Universitaria del Policlinico “Rodolico” dell’AOUP etnea, una struttura con grande esperienza nelle malattie neurometaboliche rare e che per la prima volta al mondo ha trattato un caso di questo tipo sin dalla nascita della paziente. Qui la bimba ha iniziato una prima cura preparatoria durata oltre un anno e mezzo.

Nel dicembre 2024 al San Marco, il trattamento è entrato nella fase decisiva. La somministrazione intracerebrale della rivoluzionaria terapia genica attraverso un intervento di neurochirurgia per il quale i professionisti hanno avuto modo di prepararsi con un lungo e minuzioso lavoro, in questi mesi, anche seguendo interventi nel centro di Londra.

L’operazione ha visto coinvolta una squadra multidisciplinare di neurochirurghi, anestesisti rianimatori pediatrici e neuroradiologi del San Marco, insieme al gruppo di pediatri del Policlinico “Rodolico”, con l’assistenza del personale infermieristico che ha lavorato per circa dieci ore gestendo al meglio l’attività operatoria.