Lutto a Catania, è morto il grande regista Romano Bernardi

Lutto a Catania, è morto il grande regista Romano Bernardi

CATANIA – Addio a Romano Bernardi, stimato regista e figura di spicco nel panorama teatrale e televisivo italiano.

Si è spento all’età di 95 anni, lasciando un’eredità artistica che ha influenzato generazioni di attori e registi.

Una vita dedicata all’arte

Nato a Milano il 10 maggio 1929, Bernardi ha trascorso gran parte della sua vita a Catania, città che lo ha accolto e dove ha sviluppato gran parte della sua carriera.

La sua passione per il teatro e la televisione lo ha portato a dirigere numerose produzioni, contribuendo in modo significativo alla cultura italiana.

Ha realizzato numerosi spettacoli allo Stabile di Catania e per dieci anni è stato autore e regista di programmi di successo ad Antenna Sicilia, come “Noi Oggi“, talk show pomeridiano condotto dall’attrice – nonché sua compagna di vita – Alessandra Cacialli.

Ha firmato la regia anche di “Goal”, “Festival della canzone siciliana”, I siculissimi”, condotti da Pippo Baudo.

Sposò, quindi, perfettamente il progetto dell’editore Mario Ciancio, traferendosi proprio nella città etnea per lanciare Antenna Sicilia.

Negli ultimi anni ha lavorato anche al teatro Brancati.

L’impatto sulla comunità artistica

La notizia della sua scomparsa ha suscitato numerose reazioni sui social media. Colleghi, allievi e appassionati hanno espresso il loro cordoglio, condividendo ricordi e aneddoti legati alla sua figura.

Molti hanno sottolineato il suo ruolo di mentore e la sua dedizione nel formare nuove generazioni di artisti.

Una notizia tristissima, Romano Bernardi non c’è più. Ha contribuito a fare grande il Teatro catanese e ha diretto generazioni di attori collezionando successi, ma per me come per tutti coloro che lavoravano ad Antenna Sicilia è stato soprattutto il regista e l’autore praticamente di tutti i programmi, per tantissimi anni“, scrive Flaminia Belfiore.

Un vero Maestro, che con dolcezza paterna ci ha insegnato a stare davanti a una telecamera e a muoverci in uno studio tv. Quanti accenti chiusi e aperti mi correggeva senza mai perdere la pazienza, sempre sorridente! Insieme con Domenico Tempio ha ‘inventato’ il rotocalco pomeridiano, il salotto televisivo contenitore di rubriche, e decine di altri format che hanno fatto la storia di quegli anni gloriosi e irripetibili, uno per tutti il Festival della nuova canzone siciliana“, prosegue.

Gli devo moltissimo. Oggi lo piango e mi stringo alle meravigliose donne che gli sono state accanto, Alessandra Cacialli, Debora Bernardi e Veronica Bernardi“, conclude.

Il post di Francesca Ferro e la reazione della figlia

Francesca Ferro gli dedica un lunghissimo post, che riportiamo integralmente:

Il maestro di tutti. L’ultimo. Con chiunque si parli – giovani o meno giovani, attori affermati o talenti emergenti – tutti, in un modo o nell’altro, sono stati suoi allievi. Alcuni, un po’ figli. Direttamente o indirettamente, hanno avuto l’onore di seguirlo in sala prove, di essere parte attiva durante le sue magistrali lezioni di teatro. E per i più attenti, quelle lezioni erano più di semplici tecniche di recitazione: erano classi dove si insegnava la vita.

Il teatro lo è sempre stato per lui. Primo pensiero la mattina, ultimo pensiero la notte. L’artista che si pone quelle domande fondamentali, che lo interrogano sul senso di ogni parola, di ogni gesto, di ogni pausa. Un flusso emotivo che porta a vivere il momento. Romano non ha mai finto. Non è mai ricorso a scorciatoie, a trucchi o a facili espedienti, perché il Teatro o è verità o è nulla. Un continuo ricercatore appassionato, uno studioso della parola e un drammaturgo di rara sensibilità.

Negli anni Sessanta, ha arricchito il panorama teatrale catanese contribuendo alla riscoperta di testi contemporanei, proponendo opere che sfidavano le convenzioni dell’epoca e portavano in scena una nuova visione del teatro. Questo è sempre stato motivo di grande orgoglio per lui, un milanese a Catania che ha lasciato il segno, che qui ha voluto mettere radici, creare una famiglia. Una famiglia che non si è limitata all’amorevole moglie e alle care figlie, ma che abbraccia una comunità intera.

Una comunità che gli deve tanto. Non tocca certo a me o a noi, che lo abbiamo conosciuto nell’intimità della sua casa, parlare dei successi, dei premi, delle regie teatrali, quelle televisive. Ci penseranno i giornali nei freddi ma doverosi articoli di commemorazione.Noi immaginiamo, anzi siamo sicuri, che come i grandi che lo hanno preceduto in questa transizione, ad attenderlo ci sia un nuovo copione da mettere in scena. Una di quelle sfide da non dormirci la notte, da provare e riprovare a tavolino, in piedi, su una nuvola.

E ancora una pausa da riempire, un gesto da colmare, una battuta sospesa che sa di infinito, di vita eterna.Caro Romano, ti abbiamo amato e ammirato. L’onore di aver condiviso una piccola parte della tua lunga vita ci riscalda il cuore, anche se oggi, come recita il titolo di un tuo grande successo “La notti non fa friddu”, ci permettiamo una licenza poetica, perché queste notti faranno di sicuro “chiù friddu” senza di te“.

A questo post, la stessa figlia Debora Bernardi, ha risposto:

Grazie Francesca. Condivido questo post perché adesso il mio dolore non mi permette di farne uno io. Ciò che hai scritto ci commuove profondamente e io non avrei potuto fare di meglio. Grazie mia cara amica e sorella“.

Altri messaggi

Elisa Franco scrive: “Passione, rigore, Dante, ricola caramelle alle erbe aromatiche… un salvadanaio sulla scrivania…”la bocca sollevò dal fiero pasto”…verità che ti riportano con i piedi per terra… impegno…serietà… GRAZIE MAESTRO“.

Buon viaggio Maestro, ti dedico tutta la mia stima, che tu avevi anche per me, ci volevamo bene e lavorare con te è stato sempre un grande divertimento , con estrema professionalità. Sono molto addolorata l’affetto che avevo anzi che avevamo per te, era speciale.
Romano Bernardi ci rivedremo tanto è un passaggio obbligato per tutti“, aggiunge Rossana Bonafede.

Il ricordo di Marco Cavallaro

Dalla pagina dell’artista Marco Cavallaro:

E adesso da dove iniziare?
Maestro, si da questa parola: Maestro!
Perché lo sei stato, nel significato più intrinseco della parola stessa. Per almeno 4/5 generazioni di attori siciliani e tra questi ci sono anch’io.

Se oggi posso considerarmi un attore lo devo a te che mi hai dato basi solide e forti su cui poi ho cercato di costruire il possibile e anche l’impossibile.

Raccontare il tuo modo d’insegnare è quasi impossibile, andavi a scavare, ci tiravi le sedie se stavamo sullo stesso tono, il tuo incazzarti quando non ascoltavamo quello che dicevamo, all’importanza delle pause, alla metrica.

Hai creato il periodo d’oro del teatro catanese, firmando regie memorabili, portando a Catania la nuova drammaturgia, scoprendo attori che poi sono diventati simboli del teatro siciliano.

Eri un autore intelligente, e indirettamente la mia voglia di scrivere è nata da te, guardandoti e come una spugna ho assimilato e poi un giorno…puf ho iniziato a scrivere.

Ho il ricordo di quando in una lezione in Accademia, davanti agli altri miei colleghi durante un esercizio dicesti di me: “Vedete, lui ha una cosa che nessuna scuola potrà mai insegnarli, la presenza in scena, e la cosa bella è che neanche lui sa di averla”.
Mi hai voluto in alcuni tuoi spettacoli, hai fatto il tifo per me e mi hai detto “Bravo, hai fatto bene ad andartene da qui”, eri felice dei miei “successi” in giro per l’Italia e lo dicevi sempre chiudendo con il tuo piglio ironico “Niente oramai fanno successo solo le puttane di palcoscenico”.

La tua vita era teatro H24, pure in famiglia, una moglie straordinaria attrice, una figlia altrettanto brava come attrice a cui voglio bene da sempre. Un archivio teatrale a casa da fare invidia alla migliore biblioteca. Eri arte sempre.

Potrei parlare per ore caro Maestro e ogni tre parole ci sarebbe da dire solo Grazie, ho solo un rimprovero da farti, potevi aspettare altri 10 giorni prima di andartene via, sarei venuto a Catania con la mia commedia e così ti avrei salutato di persona.

Ma come tu mi hai sempre insegnato…meglio uscire un attimo prima che la gente si annoi.
Ciao Romano Bernardi, ti devo tanto, ti dobbiamo tanto, ultimo vero Maestro…ti lascio con una lacrima e con un sorriso e con la tua frase che per me è la più grande lezione che un attore possa avere: “Un attore non deve mai perdere fiato dal culo“.

Un’eredità che vive

Romano Bernardi lascia un’impronta indelebile nel mondo dello spettacolo italiano. La sua dedizione, il suo talento e la sua capacità di innovare continueranno a ispirare artisti e appassionati per le generazioni a venire.

La comunità artistica e il pubblico lo ricorderanno con affetto e gratitudine per il suo inestimabile contributo alla cultura italiana.