È il primo medico ad essere consultato da una persona con disturbi non ben definiti ed è abituato a prendere decisioni su qualsiasi problema gli viene sottoposto, indipendentemente dal fatto che riguardi un organo o apparato, a prescindere dal tipo di problema che gli viene riferito sia esso di salute che sociale o di origine psicosomatica. Se ne deduce che il mmg si occupa di problemi di qualsiasi causa ed origine, non solo di malattie. Un malessere può essere per mesi l’unico sintomo e motivo di consultazione, senza che mai alla fine diventi malattia.
Fare il generalista significa quindi, essere capaci di decodificare ogni problema, ogni malessere, individuandone le cause ed anticipando la malattia senza attenderne l’evoluzione. L’ambito del lavoro spesso riguarda la percezione di un malessere, del disagio che provoca, obbligando la sua definizione come sintomo. La medicina generale è quindi sia la prima identificazione di un sintomo o problema che la prima identificazione di un malato quando è tale. Di fronte ad un sintomo o disturbo che dir si voglia, il medico di famiglia deve sospettare tutto il possibile fino a contraria dimostrazione. La gran parte delle malattie più gravi ha un esordio simile a tante malattie banali frequenti. Non possiamo non evidenziare che la maggior parte delle consultazioni è proprio dovuta a cause banali.
Assistere tutta la famiglia e tutte le età, giustifica la denominazione della medicina generale come medicina di famiglia; un medico generalista ricorda sempre che il malato non è mai solo, tanto che nel caso non abbia famiglia, si perviene a scelte terapeutiche e riabilitative diverse, che tengono conto di questa condizione. Una persona ammalata non entra in tale condizione da sola, in quanto tutto il resto della famiglia ne subisce le conseguenze. Le decisioni che saranno prese riguardano il contesto, i risultati derivano dal vissuto di salute e di malattia che si integra nella dinamica familiare, l’intero nucleo familiare reagisce dinamicamente alla malattia di un componente, con vari adattamenti di cui si dovrà tener conto.
Occorre conoscere la medicina generale per recuperare l’arte di curare la persona nella sua globalità, nel contesto in cui vive, anche quando il problema è solo un malessere mal definito. L’approccio dovrà essere integrato alla persona, valutando non solo gli aspetti clinici, ma anche dedicando attenzione agli aspetti relazionali, sociali, educativi ed etici sia in prevenzione che in diagnosi, cura e in fase riabilitativa. Conoscere l’incidenza delle malattie nella realtà in cui si vive è compito del medico di cure primarie che dovrà occuparsi sia della persona che della comunità, instaurando un rapporto fiduciario tale da essere il medico stesso farmaco per la persona sofferente.
L’approccio sarà olistico sia alla persona sana che malata, alla famiglia ed alla comunità. Si negozieranno le possibili soluzioni ai problemi con modalità di approccio personalizzate e con la capacità di integrarsi con le altre figure professionali nel territorio. Il processo decisionale caratteristico è quello del problem solving, con decodificazione dei bisogni, non solo malattie, ma anche malessere, disagio, bisogni vari. La negoziazione e le decisioni da prendere, la relazione col paziente, la comunicazione verbale e non verbale, il counselling, i problemi familiari, l’adolescenza, l’anziano, il malato terminale, le cure palliative, il disagio psichico, sono tutte caratteristiche plastiche della medicina generale che ha un dominio di saperi peculiari, con un approccio caratteristico sul piano del metodo.
La differenza metodologica dell’arte di essere medico generalista è evidente e gli obiettivi specifici si ispirano sostanzialmente al metodo clinico orientato per problemi. Le competenze professionali proprie hanno a che fare oltre che con presupposti teorici, anche con metodologie di lavoro pratiche, comuni nella quotidiana attività del mmg.